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In questi mesi ricchi di attività, con tanti corsi che si stanno tenendo in tutta Italia, la riunione di scambio con i giovani del Chubu in Giappone (il 26 ottobre, qui tutti i dettagli) e l’attività di novembre con al centro gli zadankai e gli incontri cuore a cuore, i giovani lanciano un’iniziativa volta a sostenere ogni persona e creare una meravigliosa unità, il cui titolo è:
Buongiorno con i giovani
Brevi letture da La nuova rivoluzione umana
Ogni giorno, dal lunedì al venerdì alle ore 07:00, sarà possibile collegarsi a un link per ascoltare in diretta la lettura di un breve brano de La nuova rivoluzione umana di circa cinque-dieci minuti, a cura di uno o una responsabile nazionale giovane.
Il link è il seguente:
https://www.sgi-italia.org/streaming/buongiorno-con-i-giovani
Il lancio di questa attività avverrà sullo stesso link domenica 19 ottobre alle ore 19:00 e avrà durata di circa trenta minuti. È stata scelta questa data poiché è nota come il Giorno d’Italia. Infatti, il 19 ottobre 1961 il maestro Ikeda arrivò in Italia per la prima volta.
Le brevi letture continueranno ogni mattina alle ore 07:00 dal lunedì al venerdì. Appuntamento sempre allo stesso link, per circa cinque-dieci minuti, fino a venerdì 28 novembre.
“Buongiorno con i giovani, brevi letture da La nuova rivoluzione umana” sarà quindi un appuntamento quotidiano per sostenere al meglio le attività che ci vedranno protagonisti e protagoniste in questi mesi, inclusi gli zadankai dal 10 al 23 novembre e gli incontri cuore a cuore che realizzeremo nella settimana successiva, dal 24 al 30 novembre.
Buona nuova rivoluzione umana a tutti e tutte!
Pubblicazione degli estratti de La nuova rivoluzione umana
MARTEDÌ 4 novembre (NRU, 12, 105-111)
Quando Shin’ichi era il responsabile della prima squadra del Gruppo giovani uomini, anche Akaishi aveva una responsabilità nella stessa formazione e contemporaneamente, nella struttura organizzativa, ricopriva l’incarico di responsabile di gruppo. Akaishi incontrava grandi difficoltà ad adempiere le responsabilità connesse a quel doppio incarico, portando contemporaneamente avanti il suo lavoro, e aveva iniziato a pensare che non era assolutamente in grado di gestire tutti quegli impegni.
Dopo aver riflettuto per un certo periodo, decise di lasciare il suo incarico nel Gruppo giovani uomini. Scrisse una lettera di dimissioni e dopo una riunione la consegnò a Shin’ichi.
Shin’ichi conosceva molto bene il carattere di Akaishi. Sapeva che era una persona sincera, ma che cedeva rapidamente alla sua debolezza e gettava la spugna prima di essersi sforzato al massimo. A meno che non superasse ora quell’ostacolo interiore, pensò Shin’ichi, avrebbe finito per condurre una vita di sconfitte senza avere mai realmente lottato. Vincitore è solo un’altra definizione per indicare chi è riuscito a superare la propria debolezza.
Shin’ichi guardò Akaishi dritto negli occhi e gli disse: «Dunque stai scappando!»
Akaishi non poté fare a meno di innervosirsi. Sentì che Shin’ichi aveva percepito acutamente la sua oscurità interiore.
Con un tono di leggero rimprovero Shin’ichi continuò: «Non c’è nulla di cui preoccuparsi. Basta che reciti Daimoku con tutto il tuo cuore e faccia assolutamente del tuo meglio in ogni impresa, senza arrenderti mai. Se farai così, vincerai sicuramente. Io ti sosterrò.»
Poi strappò la lettera di dimissioni di Akaishi: «Siamo d’accordo, allora?» disse, e sorrise calorosamente lasciando la stanza.
Shin’ichi capiva fin troppo bene i sentimenti e le preoccupazioni di Akaishi. Avrebbe potuto facilmente accettare le dimissioni di Akaishi e tranquillizzarlo dicendo: «Deve essere molto duro essere così impegnato con due responsabilità. Perché non ti prendi una pausa?» Ma se lo avesse fatto, avrebbe solo incoraggiato la debolezza intrinseca di Akaishi che lo spingeva a scappare alle prime difficoltà.
Noi cresciamo quando ci spingiamo oltre i nostri limiti, quando ci sfidiamo ad andare oltre ciò che pensiamo possibile. Così facendo, possiamo rompere il nostro guscio, diventare forti, espandere il nostro stato di vita e portare avanti la nostra rivoluzione umana. Questa è la via della pratica buddista.
Da queste considerazioni venne la decisione di Shin’ichi di spingere Akaishi ad andare avanti. Sulle prime, tuttavia, Akaishi rimase confuso. […] Avrebbe voluto parlare nuovamente con Shin’ichi, ma esitava. Temeva che se gli avesse esposto le sue perplessità, Shin’ichi lo avrebbe rimproverato nuovamente perché continuava a tentennare.
Ma alla fine raccolse il coraggio e si diresse verso la casa di Shin’ichi a Sanno, nel quartiere Ota di Tokyo. Gli aprì la porta la moglie di Shin’ichi, Mineko.
«Mi dispiace disturbare così tardi» si scusò Akaishi, «ma speravo di poter chiedere un consiglio al signor Yamamoto.» Dall’interno si udì la voce di Shin’ichi. «Ti stavo aspettando». […]
Yukio Akaishi chiese a Shin’ichi: «Tu hai numerose responsabilità e sei molto più impegnato di me. Come fai a essere sempre così calmo e padrone di te?»
«Sembro calmo e padrone di me?» chiese Shin’ichi di rimando. Akaishi annuì.
«Se appaio in questo modo, è perché mi impegno completamente in ciò che sto facendo. Sono in una posizione che mi richiede di essere concentrato in ogni istante. Devo assicurare che il signor Toda riesca a dare inizio a una corrente eterna di kosen-rufu finché è vivo. […]
«È per questo che non posso fallire. Vincere è il mio destino. Se si è fermamente determinati a vincere e si prega con tutto il cuore per ottenere questo risultato, allora il coraggio, la saggezza e la forza sgorgano dalle profondità del proprio essere.»
Akaishi annuiva pensieroso mentre ascoltava le parole di Shin’ichi.
«Se sei passivo e ti limiti a seguire le direttive, la tua vita sarà fiacca e stagnante. Resterai sempre schiavo delle circostanze. Ma se prendi l’iniziativa e affronti coraggiosamente ogni sfida che incontri, stai vivendo la vita di un campione. La tua condizione vitale si eleverà e sperimenterai una gioia senza limiti.
«Se passerai da un atteggiamento passivo a un atteggiamento attivo, benché le tue attività quotidiane rimangano le stesse, sentirai un’enorme differenza nel tuo impegno interiore e un senso di realizzazione personale. E naturalmente vedrai dei risultati. Fin quando parteciperai alle attività della Soka Gakkai, spero che tu lo faccia come un protagonista, agendo coraggiosamente nel modo che più ti si adatta.» […]
Shin’ichi propose poi di ascoltare un po’ di musica e mise un disco. L’allegra melodia dell’ouverture della Cavalleria leggera, di Franz von Suppé, riempì la stanza.
«Tira su il morale, non è vero?» disse Shin’ichi. «Per quanto intensi siano i nostri impegni, dobbiamo riuscire a rilassarci e ad ascoltare della musica di tanto in tanto. Praticare il Buddismo non significa isolarci da tutto il resto. In definitiva, kosen-rufu è un movimento per creare una cultura e un modo di vivere veramente umanistici.» […]
Akaishi fece la strada di ritorno col passo leggero e il cuore colmo di nuova determinazione. Si ritrovò a guardare in alto verso la luna e a cantare a mezza voce una canzone. Per la sua vita quello fu un importante punto di svolta.
LUNEDÌ 3 NOVEMBRE (NRU, 9, 139-143)
«Conto su ognuno di voi che oggi siete riuniti qui. Se continuerete a crescere e a svilupparvi di anno in anno, io mi sentirò sempre più tranquillo.
Se, tuttavia, a dispetto delle grandi speranze che ripongo in voi, non riuscirete a raccogliere la determinazione di dare i tocchi finali al nostro movimento e sarete incapaci di creare tra voi una salda unità, non vi biasimerò, ma lo riterrò il segno della mia mancanza di fortuna.
Continuerò a seguirvi e a sostenervi per i prossimi dieci, venti o trent’anni. Tenendomi al corrente di quanti di voi se ne andranno, di quanti resteranno, e di come vi state sviluppando, penserò al modo migliore per passarvi il testimone del nostro nobile scopo di kosen-rufu.
Qualunque cosa accada, per favore abbracciate il Gohonzon per tutta la vostra vita. Voglio che salvaguardiate e proteggiate la Soka Gakkai. Questo dovrebbe essere lo spirito fondamentale dello Hosukai. Credo che noi tutti siamo uniti dal legame di maestro e discepolo. Siete d’accordo?»
Un risonante «Sì!» echeggiò nella sala. Le voci degli studenti vibravano di forte convinzione. Tutti guardavano Shin’ichi con concentrazione, i volti eccitati, aspettando che lui continuasse.
«Oggi ho piantato i semi della crescita e dello sviluppo nelle vostre vite. Ma a meno che non abbiate una forte determinazione e non vi impegniate a realizzare la vostra grande missione, quel seme non fiorirà e non darà frutti. La cosa importante è quello che fate per kosen-rufu, e non per il vostro successo mondano o il vostro profitto personale. Spero che tutti voi persevererete con pazienza e lavorerete costantemente per completare la vostra missione. Siete con me?»
«Sì!»
«Per commemorare questo giorno» continuò, «vorrei regalare a un rappresentante dei due gruppi una copia del mio libro Lezioni su Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, che è stato pubblicato il 3 luglio. Ho scritto sul libro i loro nomi.» Poi chiamò i nomi di due rappresentanti dello Hosukai, un giovane uomo e una giovane donna.
L’annuncio fu una sorpresa, e i due rappresentanti ricevettero la copia del libro con un sorriso radioso. I loro amici applaudivano entusiasticamente.
Rivolgendosi a tutti, Shin’ichi disse: «Queste due persone rappresentano tutti voi. È importante che capiate che anche se sono loro che hanno ricevuto il libro, è come se lo avesse ricevuto ognuno di voi; spero che vi sentiate felici per loro. Se avete questo spirito, un giorno avrete la stessa fortuna. Questa è la legge di causa ed effetto e il regno della fede. Se siete invidiosi degli altri, farete solo del male a voi stessi.
Spero che leggerete molti libri in questo periodo della vostra vita. Oggi ho portato con me una copia di un libro che ho letto nella mia gioventù, Napoleone, di Yusuke Tsurumi. Vorrei che a turno ognuno di voi lo leggesse. In futuro, conto di farvi leggere altri classici della letteratura mondiale, come I tre moschettieri di Alexandre Dumas e Novantatré di Victor Hugo.»
Sul risguardo della copia di Napoleone che Shin’ichi consegnò a uno dei membri, aveva scritto: «Seguite la vostra strada individuale. Ci sono tanti libri che possono nutrire il vostro spirito nella lotta per kosen-rufu. 16 luglio.»
Quando ebbe finito di dire tutto quello che voleva dire, Shin’ichi accettò di rispondere alle domande degli studenti. Un ragazzo chiese delucidazioni sulla ricerca del lavoro, mentre un altro volle sapere cosa pensava Shin’ichi del futuro della Cina. Un altro ancora espresse il suo desiderio di lavorare per la pace e la felicità dei popoli africani.
Dopo diverse altre domande, Kimiko Kudo, una ragazza poliomielitica, espose le sue preoccupazioni: «Io vivo con mia madre, che è un’ostetrica, e in futuro conto di prendermi cura di lei. Per questo motivo, vorrei fare l’insegnante, ma con la mia invalidità ho molti dubbi di avere i requisiti fisici necessari. Per di più, non ho i mezzi per pagarmi l’università.
Se non posso insegnare nella scuola, spero di potermi guadagnare da vivere insegnando calligrafia, e sto studiando per questo, ma non so cosa dovrei fare e sono preoccupata di quel che succederà...»
La voce di Kimiko venne meno. Dietro le lenti degli occhiali, i suoi occhi erano bagnati di lacrime. Più pensava alla sua grande missione di realizzare kosen-rufu e più si sentiva schiacciata e incapace di trovare una via d’uscita dalla sua attuale situazione. Sembrava davvero angosciata.
Shin’ichi intervenne severamente: «La fede non è sentimentalismo. Piangere non risolverà nulla!»
La tensione pervase la sala e tutti ammutolirono. Shin’ichi guardò in viso Kimiko Kudo e disse con voce ferma: «Tu hai il Gohonzon! Non devi essere dominata dalle tue circostanze. A che serve addolorarti per la tua infermità? Per quanto tu possa commiserarti, non cambierà nulla. Tutti hanno qualche problema da affrontare. Non c’è una sola persona al mondo alla quale vada tutto bene. Essere un membro della Soka Gakkai vuol dire sfidare coraggiosamente qualunque situazione e qualunque circostanza, e diventare vincitori nella vita. Il punto non è cosa ti succederà, ma cosa tu hai intenzione di far succedere.
Se davvero desideri diventare un’insegnante, allora decidi di diventarlo, qualunque cosa accada. Se non hai i soldi per l’università, puoi lavorare part time per guadagnarli. O puoi lavorare di giorno e frequentare i corsi serali. «Dedicare la vita alla propria missione non è qualcosa di idealistico. Non è un gioco intellettuale. La fede è ottenere dei risultati nella situazione in cui ci si trova e trionfare sulla realtà. La luce della fede brilla in una persona che supera le difficoltà.
La tua missione è diventare la persona più forte, più luminosa e più pura di cuore di tutte, a prescindere dalle tue circostanze, e vivere una vita in cui potrai dichiarare di essere immensamente felice.»
Kimiko si mordeva le labbra e annuiva ripetutamente mentre ascoltava.
Shin’ichi continuò: «Va bene. Non essere sconfitta. Qualunque cosa accada, non lasciarti sconfiggere. Diventa forte e fai del tuo meglio!»
Le parole di Shin’ichi erano severe ma anche colme di bontà. Poi, rivolgendosi a tutti gli studenti, disse: «Voi siete compagni di fede, amici e alleati. Se uno di voi non può permettersi di andare all’università, voglio che gli altri abbiano lo spirito di contribuire per aiutarlo! Va bene?»
«Va bene!»
Shin’ichi sorrise a Kimiko: «Non sei sola. Hai i tuoi compagni di fede, non è così? Metti da parte questi sentimenti tristi e adotta un atteggiamento positivo e allegro!»
Kimiko non era l’unica tra i presenti che stava attraversando difficoltà. Molti altri avevano un solo genitore, e nessuno di loro era benestante. Di conseguenza, tutti loro condividevano in una certa misura i sentimenti di Kimiko. Shin’ichi lo aveva percepito, ed era per questo che aveva dato un consiglio così severo a Kimiko davanti a tutti.
venerdì 31 ottobre (NRU 8, 64-72)
Dopo aver dichiarato che il Buddismo di Nichiren è l’insegnamento supremo sia dal punto di vista documentario sia dal punto di vista teorico, affermò che i principali benefici che si ottengono praticandolo sono quelli che vengono chiamati “invisibili” per il modo in cui si manifestano. «Ci sono due tipi di benefici che otteniamo con le nostre preghiere» spiegò. «Quelli che sono immediatamente visibili e quelli che non possiamo vedere subito, definiti “invisibili”. Il beneficio invisibile è il cardine del Buddismo di Nichiren Daishonin, perché è quello che porta la vera felicità. «Ci sono casi in cui subito dopo avere iniziato a praticare una persona guarisce da una malattia, ma il vero beneficio non appare in questo modo. Né tantomeno il vero beneficio è qualcosa come ricevere una grossa eredità subito dopo essersi uniti alla Soka Gakkai. Se i reali benefici della fede piovessero dall’alto senza nessuno sforzo da parte nostra, diventeremmo pigri e viziati. «Allora cos’è il beneficio invisibile? Possiamo paragonarlo alla crescita di un albero. Se guardate un albero ogni giorno, non noterete alcun cambiamento. Ma se lo osservate dopo cinque, dieci o vent’anni, vi accorgerete che è diventato alto e robusto. Analogamente, se continuate a praticare questa fede per cinque, dieci o vent’anni, il vostro karma negativo sparirà e voi cambierete il vostro destino, accumulando fortuna e ottenendo fantastici benefici. Questo è ciò che significa beneficio invisibile, il vero beneficio del Buddismo del Daishonin.» Molti membri pensavano ai benefici solo nei termini dei benefici visibili e quello che disse Shin’ichi li sorprese. Il suo scopo, tuttavia, era di insegnare quale deve essere il corretto atteggiamento nella fede. «In altre parole» continuò, «beneficio invisibile significa manifestare, attraverso la pratica del Buddismo del Daishonin, una forza vitale e una saggezza illimitate, forgiare il carattere, compiere la propria rivoluzione umana e costruire una felicità indistruttibile. «Spero perciò che tutti voi viviate le vostre vite nella Soka Gakkai, lottando costantemente per diffondere gliinsegnamenti del Daishonin, per lucidare la vostra vita e sviluppare voi stessi, proprio come un albero affonda le sue radici in profondità nel terreno e con perseveranza cresce in altezza. Così facendo, dopo dieci, venti o trent’anni scoprirete di aver raggiunto uno stato di felicità che non avreste mai immaginato. (pagg. 64-65)
Gli altri non possono renderci felici, né possono farlo la scienza o il governo. Gli unici mezzi per ottenere la vera felicità sono una forte determinazione e una nobile dedizione alla fede. Concludo il mio discorso esprimendo la speranza che tutti voi, come campioni della fede che marciano all’avanguardia dei tempi, spianerete la strada verso una vita di suprema felicità. (pag. 66)
Il Buddismo insegna che la mente abbraccia l’intero universo. Quando trasformiamo lo stato più profondo della nostra mente, il nostro intero essere cambia e questo cambiamento influenza anche il mondo in cui viviamo. Ciò corrisponde al principio di non dualità della vita e del suo ambiente e alla dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita. Il che significa che se un crescente numero di persone inizia a recitare daimoku con una preghiera determinata, anche la più difficile delle situazioni si risolverà. «Ogni cosa comincia da una forte determinazione. Questa determinazione ci ispirerà, ad esempio, a trovare il modo di proteggere la nostra casa o a individuare quale tipo di coltivazione ha più probabilità di resistere ai tifoni. La nostra determinazione può anche arrivare a far muovere il governo. Il nostro compito, la nostra missione è fare del posto in cui viviamo la Terra della luce eternamente tranquilla, un regno di felicità e di pace. (pagg. 68-69)
Il Buddismo insegna che noi siamo apparsi nell’Ultimo Giorno della Legge per propagare il Buddismo del Daishonin come Bodhisattva della terra. Ciò significa che tutti voi siete nati qui, nelle isole Amami, volontariamente. Perfettamente consapevoli che questo luogo è costantemente devastato dai tifoni, infestato dai serpenti velenosi e disastrato economicamente, avete accettato questo fardello karmico e siete apparsi qui come Bodhisattva della terra, facendo voto di realizzare kosen-rufu. «Se vi lamentate che queste circostanze sono più pesanti di quelle che vi aspettavate, non state ancora manifestando la vera essenza della vostra missione. In questo caso sarete incapaci di far scaturire il potere e la saggezza innati, e non riuscirete quindi ad aprirvi un varco verso la risoluzione dei vostri problemi. Solo quando raggiungerete la ferma consapevolezza della vostra missione di realizzare kose-rufu, sarete dei veri Bodhisattva della terra. Allora, mentre lotterete per compiere la vostra missione, il vostro io eterno assumerà il controllo e dalla vostra vita sgorgheranno una forza e una saggezza illimitate, che vi metteranno in grado di superare qualunque ostacolo.» I responsabili della Divisione uomini ascoltavano attentamente le parole di Shin’ichi. Guardando apertamente ognuno di loro, questi continuò: «Oggi vorrei parlare di quello che può impedire la realizzazione di kosen-rufu. Non mi riferisco alla durezza delle circostanze o alle difficoltà frapposte dal nostro ambiente, ma all’eccessivo compiacimento dei responsabili e alla loro propensione a darsi per vinti. Quando i responsabili cominciano a pensare: “La mia zona ha realizzato già tanto”, oppure: “Stabiliamo un obiettivo, ma se non riusciremo a raggiungerlo, pazienza”, allora sono già sconfitti. «Una forte determinazione è la forza motrice della vittoria. Se la perdiamo, non resta che la sconfitta.» A causa del caldo estivo e dell’eccitazione, il sudore imperlava i volti dei responsabili che ascoltavano assorti il presidente Yamamoto. «La propagazione è la linfa vitale della religione e kosen-rufu è la propagazione della Legge mistica. Se la Legge non si diffonde, la felicità di tutte le persone resterà un’utopia. Naturalmente, i modi di propagare la Legge differiscono a seconda del tempo e del luogo, ma senza una crescita costante il nostro movimento stagnerà. «Alcuni credono che, visto che la Soka Gakkai ha raggiunto un totale di tre milioni di famiglie, probabilmente non crescerà più, ma quest’idea è completamente infondata. Dobbiamo sviluppare ed espandere il movimento di kosen-rufu per tutta la vita. Se agiamo costantemente con la determinazione di diffondere il Buddismo del Daishonin e dedichiamo le nostre vite a promuovere questa grande causa, allora non ci saranno limiti allo sviluppo della Soka Gakkai. «Nelle isole Amami il nostro movimento ha fatto incredibili progressi in un tempo brevissimo. Il motivo è che vi siete adoperati senza sosta per parlare del Buddismo al maggior numero possibile di persone, senza temere alcun ostacolo. «Questo è lo spirito della Soka Gakkai. Se facciamo ardere questo spirito per sempre, trasmettendolo a ogni membro, ai nostri figli e ai nostri nipoti, senza dubbio realizzeremo kosen-rufu. Per favore, ricordate anche che “responsabile” è un altro nome per definire coloro che si assumono il compito di realizzare kosen-rufu. È importante che vi chiediate sempre quanto voi, come figure centrali dell’organizzazione, stiate contribuendo al nostro movimento. (pagg. 70-72)
Giovedì 30 ottobre (NRU, 24, 161-166)
Shin’ichi affermò: «Il potere del Gohonzon può non risultare evidente da un giorno all’altro, ma se ci impegniamo sinceramente nella fede buddista e nella pratica per dieci o vent’anni, possiamo ottenere risultati chiari e incontrovertibili. «La nostra vita è piena di problemi. Anche quando si partecipa alle attività della Soka Gakkai si possono incontrare persone che non mostrano comprensione e fanno venir voglia di smettere. «Alcuni di voi magari hanno problemi con i figli, o forse vi trovate in disaccordo con il coniuge. Altri possono essere in difficoltà a racimolare i soldi per spostarsi e andare alle riunioni e altri ancora possono essere alle prese con problemi di salute. «Ma Toda ripeteva spesso con grande convinzione: “Se reciti gongyo costantemente mattina e sera e fai conoscere il Buddismo del Daishonin ad altre persone, non c’è motivo per cui tu non possa vincere nella tua rivoluzione umana. Certamente sarai felice. Questo te lo garantisco.” «Come responsabili di settore della Divisione donne, vi prego di condurre una vita felice. Allo stesso tempo, spero che farete del vostro meglio per assicurarvi che anche ogni singolo membro dei vostri settori possa condurre una vita appagante. Voi avete la responsabilità di aiutarli a diventare felici.» Shin’ichi aveva voluto infondere una fiducia profonda nel Buddismo nei cuori di tutte le responsabili presenti alla riunione. Per un responsabile il primo requisito per far avanzare il movimento di kosen rufu è l’assoluta convinzione nel Gohonzon e nella propria fede e pratica buddiste. [...]
Alla fine della riunione Shin’ichi parlò della lamentela. «I responsabili di settore sono i cardini delle attività della Soka Gakkai. So che può essere un lavoro molto impegnativo. Tuttavia, per quanto possiate darvi da fare, se passate il tempo a lamentarvi i benefici e la fortuna che potreste ricevere si estinguerebbero. Sarebbe un po’ come prendere una medicina per guarire da un brutto raffreddore e allo stesso tempo camminare sotto la pioggia senza coprirsi.» La parola giapponese per lamentela, guchi, è composta da due caratteri cinesi che significano “mal indirizzato” (gu) e “stupidità” (chi) o “ignoranza.” «So che a volte ci lamentiamo anche senza rendercene conto, ma la cosa terribile della lamentela è che ogni volta che vi incappiamo è come se una nuvola nera scendesse sul nostro cuore e il sole che dovrebbe illuminare il nostro spirito si oscurasse; a poco a poco si affievoliscono la speranza, l’apprezzamento e la gioia. Come scrive Nichiren Daishonin: “La sfortuna viene dalla bocca e ci rovina.”(2) «Le persone che si lamentano sempre tendono a creare un’atmosfera cupa e a spegnere l’entusiasmo delle altre persone intorno a loro, anche se non ne sono consapevoli. In altre parole, diminuiscono lo slancio verso kosen rufu e privano gli altri di forza vitale non consentendo loro di sforzarsi al massimo delle loro possibilità. «Non solo non riceveranno benefici, ma non potranno sfuggire alla retribuzione della loro stessa negatività. Ecco perché è importante per tutti noi ricordare questo punto e aiutarsi a vicenda per evitare di cadere in questa trappola. «Al contrario, coloro che prendono sempre l’iniziativa sono energici. Riescono a ispirare tutti quelli che incontrano, li fanno sentire maggiormente attivi e partecipi, riuscendo così a dissipare sentimenti di stallo o di stagnazione. «Come afferma Nichiren Daishonin: “È il cuore che è importante.”(3) «L’atteggiamento è cruciale, quando si pratica la fede buddista. Se siete sempre a lamentarvi e non praticate con una vera motivazione o senso di iniziativa, sarete soltanto di ostacolo a voi stesse. Cerchiamo tutti insieme di avanzare con gioia e con vitalità.» I membri della Divisione donne sono il sole della Soka Gakkai. I loro sorrisi avvolgenti e calorosi sono sorgenti di felicità che si riversano sulle persone cupe e tormentate, illuminando loro e tutte le persone intorno, soprattutto se stanno soffrendo. Il 31 gennaio, Shin’ichi prese parte a una riunione di responsabili di settore giovani donne presso la sede della Soka Gakkai, a cui partecipavano rappresentanti delle circoscrizioni di Shinjuku, Minato, Chiyoda, Setagaya, Meguro, Nakano, Shibuya e Suginami. L’incontro si svolse nella Sala Kosen presso il Centro culturale di Shinanomachi. Shin’ichi iniziò il suo discorso leggendo un passo dal Trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese: «Piuttosto che offrire diecimila preghiere, sarebbe meglio semplicemente bandire questo unico male.»(4) «Questa frase ci dice chiaramente che per raggiungere la prosperità e la pace nella società, piuttosto che discutere il merito dei vari metodi e programmi, sarebbe meglio prima di tutto porre fine all’unico male delle credenze erronee, la causa fondamentale di qualunque tipo di sofferenza. Questo vale anche per noi. «Facciamo l’esempio di una persona che si ammala perché non dorme a sufficienza oppure perché non si prende abbastanza cura di se stessa. Per lei trascurare la sua salute è l’unico male della sua vita. E a meno che non vi ponga rimedio, anche se mangiasse cibo di ottima qualità e in quantità adeguata, ciò non sarebbe sufficiente a restituirle la salute. Allo stesso modo, per ognuno di noi esiste un unico male che ci impedisce di compiere la nostra rivoluzione umana e diventare felici.» Tutti ascoltavano con attenzione le sue parole, con sguardi luminosi. «L’unico male potrebbe essere per esempio quando ci trascuriamo o sminuiamo noi stessi nel momento in cui le cose non vanno come avremmo sperato. Oppure quando ci rimproveriamo per i nostri fallimenti o quando rendiamo gli altri infelici, oppure se non riusciamo a lavorare in armonia per kosen rufu insieme agli altri. Anche la tendenza a rinunciare e a fuggire ogni qual volta si presenti una difficoltà è un altro “unico male.” Esistono molti altri tipi di “unico male”: per ogni persona può essere diverso e ognuno di noi ha il suo. «La nostra rivoluzione umana ha inizio quando individuiamo l’unico male della nostra vita e decidiamo di eliminarlo, recitando sinceramente daimoku e sfidandoci per risultare vittoriosi.» Shin’ichi disse poi che il tempo trascorso nella Divisione giovani donne sarebbe stato un periodo fondamentale per la loro vita, perché è il momento in cui si costruiscono basi salde e durevoli. Egli sottolineò che se volevano conseguire la felicità in questa vita, era essenziale allenare e affinare se stesse mentre erano ancora giovani, sradicando l’unico male dalla loro vita. «Batti il ferro finché è caldo!» dice il proverbio. I giovani che lucidano la propria vita saranno in grado di forgiare un carattere capace di superare qualsiasi avversità della vita. I membri della Divisione giovani donne sono i fiori bellissimi della Soka Gakkai. Già solo la loro presenza e i loro volti sorridenti alle riunioni di discussione infondono una fresca brezza primaverile e creano un ambiente allegro e rasserenante. Le giovani donne, così come i giovani uomini e la Divisione studenti, svolgono ovviamente attività specifiche, in modo indipendente dagli altri gruppi. È chiaro che ogni divisione deve concentrarsi sul proprio ambito di attività, ma allo stesso tempo è altrettanto indispensabile partecipare attivamente alle riunioni di discussione; queste sono infatti le riunioni della famiglia Soka, dove tutti i membri possono incontrarsi. Gli incontri di discussione sono la “grande terra” della Soka Gakkai. Quando il terreno è ben coltivato e fertilizzato, gli alberi crescono, i fiori sbocciano e i frutti maturano.
MERCOLEDÌ 29 OTTOBRE (NRU, 6, 108-113)
Hisayuki Imura, un abitante di Dokan che più tardi sarebbe diventato responsabile di settore, era tra coloro che aveva cambiato totalmente la propria vita. Si era trasferito nella zona il giorno di Capodanno del 1954, all’età di trentasette anni. Precedentemente aveva lavorato come ragioniere per una compagnia mineraria e sembrava fosse lanciato verso una brillante carriera. Ma a un certo punto l’asma che per qualche anno lo aveva lasciato tranquillo ricomparve improvvisamente, rendendogli difficile poter lavorare. Gli attacchi divennero sempre più frequenti, tanto che spesso non poteva neanche presentarsi al lavoro. Un giorno, dopo una prolungata assenza, venne licenziato. Aveva moglie e tre figli piccoli, di otto, cinque e due anni. Il suo datore di lavoro gli permise di continuare a vivere ancora per un po’ negli edifici dell’azienda. Ma la notte di Capodanno la famiglia fu costretta a lasciare la casa.
Mentre si alzava l’alba sul nuovo anno, essi si spostavano dalla casa di un parente all’altra. Imura vagava depresso per le strade di Hakata, in cerca di un posto dove suicidarsi. Ma l’immagine dei volti dei figli glielo impediva. “Devo andare avanti, almeno per loro!” si ripeteva. Tuttavia non sapeva assolutamente dove andare. Le strade brulicavano di gente che festeggiava il nuovo anno e ogni volta che qualcuno vestito elegantemente gli passava accanto, Imura abbassava lo sguardo.
I suoi vagabondaggi lo portarono fino a Dokan. In piedi, con lo sguardo perso tra le file disordinate di baracche, si sentì smarrito e sconfitto. Pensò che almeno per un po’ avrebbero potuto vivere lì. Trovò un posto dove tirare su una baracca: travi di legno per la struttura, pezzi di cartone e paglia per i muri e lamiere come tetto.
La famiglia si trasferì in quella fragile baracca di appena sette metri quadrati. Dopo qualche tempo la struttura iniziò a piegarsi minacciosamente su se stessa. Imura sentiva che tutto questo rispecchiava il crollo della sua vita.
Doveva trovare un impiego per sfamare la famiglia. Ma l’asma gli impediva di svolgere qualsiasi lavoro di ufficio, oppure di accettare un lavoro che comportasse uno sforzo fisico. Alla fine Imura decise di aprire un posto di ristoro nei pressi di una zona dove si svolgevano corse di motoscafi, vicino a Dokan. Molti degli abitanti della baraccopoli spesso si recavano proprio lì, scommettendo nelle corse tutto ciò che avevano.
Imura e sua moglie riuscirono a organizzare un chiosco ambulante: offrivano ai clienti l’oden, piatto giapponese di carne in umido con legumi e l’inarizushi, riso avvolto da tofu fritto. Tuttavia i loro guadagni giornalieri erano davvero magri, tanto che non riuscivano a comprare il riso per i pasti dei bambini né coperte e materassi per dormire. Nel cuore dell’inverno non potevano fare altro che avvolgersi tutti insieme con la stessa coperta per tenersi caldi. In estate si diffondeva un terribile odore nella baraccopoli e le zanzare pullulavano tra i canali di scolo sotto i pavimenti delle baracche.
L’asma di Imura peggiorò. Sentiva che era solo una questione di tempo prima che uno dei suoi attacchi lo uccidesse. Era così depresso e privo di speranza che dalle sue labbra uscivano solo lamenti e una tosse persistente.
Fu proprio in quel periodo che Imura sentì parlare per la prima volta del Buddismo da uno dei suoi clienti. All’inizio ascoltava con un sorriso sardonico, ma il cliente continuò a raccontare la sua esperienza personale. «Anche lei può diventare felice con questa fede» gli disse.
“Felicità” era una parola che Imura aveva quasi scordato. Il solo pensiero lo rendeva triste. Lentamente però, le parole piene di fiducia di quello sconosciuto fecero breccia dentro di lui. In quello stesso periodo suo fratello maggiore – che viveva alla periferia di Fukuoka e aveva da poco aderito alla Soka Gakkai – venne a trovarlo e gli parlò del Buddismo. Imura si sentiva scettico ma pensò che non aveva nulla da perdere, visto che peggio di così non poteva andare. Decise di unirsi alla Soka Gakkai e sperimentare la pratica. Era il novembre del 1955, erano passati quasi due anni dal trasferimento della famiglia Imura a Dokan.
Dopo aver aderito alla Gakkai e praticato in modo corretto per un po’ di tempo, l’umore di Hisayuki Imura era decisamente migliorato; sentiva di aver riacquistato entusiasmo per la vita. Determinò profondamente di diventare felice. Si dedicò con sincerità alle attività della Gakkai e iniziò a far conoscere il Buddismo del Daishonin ad altre persone che abitavano a Dokan.
Man mano che Imura si impegnava al cento per cento nel lavoro e nella pratica buddista, si accorse di due cose curiose. La prima era che l’asma cronica era sparita. In passato aveva avuto dei gravi attacchi al cambio di stagione, ma nella primavera seguente non ebbe nessun problema e lo stesso accadde in autunno.
La seconda cosa che notò fu l’incredibile crescita negli affari. In pochissimo tempo gli introiti erano aumentati considerevolmente. Nonostante altri venditori si fossero stabiliti in quella zona, sembrava che il chiosco di Imura attraesse i clienti come una calamita. Egli aveva cambiato il menu, specializzandosi in udon, grossi spaghetti giapponesi serviti in brodo, e nel tempura. Decise di velocizzare il servizio e rendere più appetitosi i cibi. Grazie a questi sforzi, il suo chiosco si guadagnò la fama di essere “buono e veloce”. Alla fine riuscì a comprare un piccolo rimorchio e a trasformare l’attività in un vero posto di ristoro.
«Un giorno aprirò un ristorante di mia proprietà» dichiarò Imura a tutta la famiglia. «Accumulerò così tanta fortuna che non potrò fallire.» Iniziò di nuovo a fare progetti per il futuro, cosa che non gli succedeva da tanto tempo.
Infuse ancora più energia nelle attività della Gakkai, sfidandosi anche nello studio del Buddismo. Più comprendeva il principio del cambiamento del karma e più si sentiva stimolato a parlare e a condividere la propria esperienza con tutti coloro che incontrava.
Intorno a lui, molti avevano perso la speranza. Alcuni spendevano tutti i loro miseri guadagni in alcol, trascorrendo le giornate sonnecchiando per le strade. C’era anche chi donava il sangue in cambio di soldi per poter giocare d’azzardo.
Imura non riusciva a ignorare la loro sofferenza. «Se non li aiuta un membro della Soka Gakkai, chi lo farà?» pensò. Continuò a sforzarsi, visitando le persone e parlando dell’insegnamento del Daishonin. Alcuni lo cacciavano in malo modo, ma lui non si arrendeva: si era risvegliato alla nobile missione di emissario del Budda. La gente di Dokan, ormai rassegnata, accoglieva le sue parole di speranza con estrema freddezza. Si erano dati per vinti. Una volta un uomo disse: «È tutto inutile, non c’è via di scampo da qui, non c’è speranza...»
Portare avanti le attività di propagazione a Dokan era, in un certo senso, una lotta contro l’apatia e la sfiducia delle persone che avevano perso la voglia di vivere. Hisayuki raccolse tutto il suo coraggio e disse loro: «Non arrendetevi così facilmente! Provate questo Buddismo. Al limite, dopo, potrete sempre smettere.»
Grazie a questo tipo di dialogo, svolto con tenacia, riuscì a trasmettere il suo sincero desiderio. Infatti i membri aumentarono notevolmente in quella zona e dopo qualche tempo Imura fu nominato responsabile del gruppo Nagahama, che comprendeva Dokan e dintorni.
Nella baraccopoli si tenevano spesso riunioni di discussione. L’unico posto adatto tuttavia era un magazzino abbandonato. Qualche volta i membri organizzavano incontri per strada, sedendo in circolo su stuoie di paglia. Durante i fine settimana una dozzina di membri si recava alla stazione di Hakata. Prendevano il treno serale per raggiungere altre zone del Kyushu e fare attività di propagazione. Questi membri erano poveri e vestiti male, tuttavia non sentivano nessun tipo di mancanza mentre parlavano della loro promessa di guidare le persone alla felicità.
Imura non si risparmiava nel propagare la Legge. Viaggiò per tutto il Kyushu fino ad avventurarsi nella regione di Chugoku, sull’isola di Honshu. Poco prima della sua nomina a responsabile di settore, che avvenne nel 1962, aveva fatto conoscere il Buddismo del Daishonin a più di cento famiglie. I membri del suo settore erano ancora più entusiasti di lui nel propagare la Legge mistica.
Nel 1966 Imura lasciò Dokan per aprire il ristorante che tanto aveva sognato: si trattava di un locale con annesso un appartamento dove si trasferì con la famiglia. Mantenne sempre lo stesso menu di prima, udon e tempura, ma gli affari andarono così bene che alla fine aprì un negozio di pesce e un ristorante di cucina giapponese molto raffinata. Dopo qualche tempo acquistò una casa nuova e divenne presidente dell’associazione di quartiere per parecchi anni, contribuendo attivamente alla prosperità della comunità locale.
I membri di Dokan, che avevano fatto emergere il loro infinito potenziale attraverso la fede nel Buddismo, stavano risolvendo le loro sofferenze. Quasi tutti, lottando, avevano vinto contro la disperazione. È per questo che quando parlavano del Buddismo le loro parole risultavano credibili e trasmettevano una forte convinzione.
MARTEDÌ 28 OTTOBRE (NRU 12, 149-157)
pagg. 149-151
Mentre l’auto lo portava al centro culturale di Takayama, Shin’ichi recitava sinceramente per la pace e la prosperità di Hida, come se volesse permeare col suo Daimoku le verdi montagne circostanti. Arrivò al centro culturale poco dopo le 11.00 e lo trovò stracolmo di membri. Shin’ichi fu accolto dalle esclamazioni eccitate di tutti i presenti. «Grazie per tutti i vostri sforzi» disse. «Questo è un luogo veramente bello. Facciamo sorgere su Hida l’alba della speranza!»
Shin’ichi guidò un Gongyo solenne. Il centro culturale non aveva l’aria condizionata e, benché fossero accesi i ventilatori, nella stanza stipata di gente la temperatura saliva di pari passo all’eccitazione dei membri. Shin’ichi era completamente madido di sudore.
Dopo Gongyo e alcuni brevi commenti dei responsabili che erano venuti da Tokyo assieme a lui, Shin’ichi si rivolse ai presenti in maniera amichevole: «Finalmente sono riuscito a venire a Hida, come desideravo fare da lungo tempo» esordì. «Sono felicissimo di essere qui con voi.»
I membri acclamarono e applaudirono vigorosamente.
«A proposito» continuò, «oggi è il 15 agosto, l’anniversario del giorno in cui ebbe termine la spaventosa Guerra del Pacifico. Il Giappone è risorto dalla sconfitta ed è diventato un paese prospero. Molte cose sono successe nella storia del nostro paese, proprio come accade in una vita individuale. Ognuno di noi incontra varie difficoltà. Questa è la vita, questa è la realtà dell’esistenza.
Abbracciare il Buddismo del Daishonin non significa che le proprie sofferenze e i propri problemi scompaiono. Il punto è se riusciamo a superare le avversità con fiducia e compostezza, piuttosto che venirne sconfitti. Questo è ciò che determina la felicità o l’infelicità, la vittoria o la sconfitta nella vita.
La nostra forza e la nostra grandezza di esseri umani non dipendono dalle nostre circostanze o dalla nostra posizione sociale. Un vero campione è chi, a prescindere da quanto dure siano le sue circostanze o di come peggiorino le cose, continua ad avanzare con coraggio e speranza senza arrendersi.
La fede è la fonte del potere che ci permette di aprirci un varco e di trasformare il nostro destino, per quanto severe siano le difficoltà che incontriamo e per quanto fieramente infurino le tempeste del karma. Ed è a questo che serve il Gohonzon. Spero che tutti voi continuerete a mantenere la fede nel Gohonzon affrontando miriadi di ostacoli e che, stando vicini alla Soka Gakkai, porterete avanti la vostra pratica per tutta la vita.
Se lo fate, sperimenterete un meraviglioso beneficio. Diventerete persone che nulla può sconfiggere e otterrete una felicità indistruttibile.»
Le gocce di sudore luccicavano sul suo volto e su quello di tutti i partecipanti, ma i membri erano del tutto dimentichi del caldo; pendevano dalle labbra di Shin’ichi ascoltandone ogni parola, con gli occhi che brillavano di spirito di ricerca.
Shin’ichi continuò: «Il Daishonin afferma: “Più forte è la fede, maggiore è la protezione degli dèi.” Più la vostra fede è forte, più le forze protettrici dell’universo vi aiuteranno. Il Gohonzon è dotato dell’incommensurabile potere del Budda e della Legge. È portando avanti la nostra fede e la nostra pratica in accordo con gli insegnamenti del Daishonin, cioè, detto in altre parole, è attraverso il potere della fede e della pratica che possiamo sfruttare gli illimitati poteri del Gohonzon.
Ma molte persone recitano pensando che la loro preghiera sia troppo grande per essere realizzata, dubitando così del potere del Gohonzon. Dal momento che stanno recitando con un atteggiamento negativo, ovviamente i loro desideri non si realizzeranno. Se qualcuno vi dicesse: “So che è inutile chiedertelo, ma mi daresti una mano?”, non vi fareste in quattro per aiutarlo, non è vero?
Il segreto per far emergere il potere del Gohonzon è recitare con gratitudine e con una determinazione salda e pura. Comparati all’enorme potere benefico del Gohonzon i vostri desideri sono davvero cose molto piccole. Spero che risveglierete una fede sempre più forte e otterrete con la vostra pratica benefici sempre più grandi. La prossima volta che verrò a trovarvi, vorrei che tutti voi aveste delle auto nuove, e vorrei che alla riunione indossaste raffinati kimono e completi eleganti e mi diceste: “Presidente Yamamoto, guardi quanto siamo diventati felici!”»
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Tornando a quel 15 agosto al centro culturale di Takayama, Shin’ichi continuò a dare consigli e incoraggiamenti ai membri, sperando di toccare le loro vite. Nonostante le finestre fossero aperte, la stanza, priva di condizionamento e strapiena di gente, era una sauna. Shin’ichi era inzuppato di sudore, e diverse volte si sentì cogliere dallo stordimento a causa del caldo. Tuttavia, raccogliendo fino all’ultima oncia delle proprie energie, disse ai membri: «Spero che costruirete un magnifico giardino di felicità qui a Hida, trasformando questa regione in una meravigliosa comunità di armonia umana. Se tutti voi vi alzate con ferma determinazione, potete assolutamente farlo. Ve lo prometto.»
In chiusura, disse: «Non vi dimenticherò mai. Potrò non riuscire a venire a Hida tanto spesso, ma pregherò sempre per la vostra buona salute e la vostra longevità, per la prosperità delle vostre famiglie e della vostra comunità. Continuerò a mandarvi Daimoku. Abbiate cura di voi!»
LUNEDÌ 27 OTTOBRE (NRU, 7, 84-87)
«Congratulazioni per la creazione del nuovo capitolo, che è il risultato della vostra determinazione! Le Hawaii sono il luogo dove ho compiuto il primo passo del cammino verso la diffusione del Buddismo in tutto il mondo. Amici hawaiani, spero sinceramente che per amore della pace vi unirete a me nell’impegno di allargare il nostro movimento di propagazione, aprendo la strada alla gente di tutto il mondo. Che ne dite?»
I membri che capivano il giapponese espressero immediatamente il loro assenso e applaudirono; dopo che Masaki ebbe tradotto in inglese le parole di Shin’ichi, scrosciò un secondo applauso ancor più fragoroso del primo.
«Quando entrai a far parte della Soka Gakkai, il Gruppo giovani comprendeva appena sette persone. In quel periodo, dentro di me giurai al presidente Toda: “Un giorno diventeremo il gruppo giovanile più importante di tutto il Giappone, anche se dovessi fare tutto da solo”. Oggi i soli giovani uomini che fanno parte della nostra organizzazione sono 560mila e il Gruppo giovani della Soka Gakkai è diventata davvero il gruppo giovanile più numeroso del Giappone.
Se anche una sola persona si risveglia alla propria missione e progredisce con passione nella fede, se anche una sola persona si alza con lo spirito impavido di un leone, allora da quella sola persona si svilupperà ogni cosa.
Far conoscere il Buddismo del Daishonin è un nobile atto di compassione. Significa condividere con gli altri, sulla base di una sincera preghiera per la loro felicità, il supremo sentiero della vita che noi stessi stiamo percorrendo. Di conseguenza, la propagazione del Buddismo genera legami di genuina amicizia e fiducia. D’altra parte, la vera pratica buddista e la rivoluzione umana vanno di pari passo con la propagazione, che comincia dalla lotta interiore per sconfiggere le proprie debolezze».
Shin’ichi chiese ai presenti di raddoppiare i loro sforzi nella diffusione degli insegnamenti del Daishonin nella società.
«Quando parliamo con tutto il cuore del Buddismo ai nostri amici» continuò, «proviamo gioia e la nostra condizione vitale si espande. Questo accade perché nel momento in cui ci impegniamo in un dialogo sul Buddismo, la vita sconfinata di un Bodhisattva della Terra pulsa dentro di noi. Grazie alla pratica di propagazione, possiamo compiere la nostra rivoluzione umana. La propagazione è la diretta via per trasformare non solo il nostro destino, ma anche quello della società. Perciò vi chiedo: spiegate la bandiera della propagazione della Legge, qui alle Hawaii!»
Ascoltando le parole di Shin’ichi, i presenti sentirono il desiderio di dedicarsi alla nobile missione dei Bodhisattva della terra.
«La chiave della propagazione è l’unità. Mitsuru Kawakami è appena diventato il responsabile del capitolo Hawaii. Se c’è qualcuno, qui, che non se la sente di sostenerlo, per favore alzi la mano ora». Nessuno si mosse.
«Questo mi tranquillizza. Per spiegare il giusto atteggiamento nella fede, Nichiren Daishonin utilizza il passo del Sutra del nirvana che dice: “Basati sulla Legge e non sulla persona”. La nostra fede si deve sempre basare sulla Legge. Per realizzare kosen-rufu è necessario unirci con l’unico scopo di promuovere le nostre attività. Coloro che sono incapaci di praticare in unità con la figura centrale a causa di un’avversione personale, non si stanno basando sulla Legge ma sulle proprie emozioni. Questo è egoismo. Egoismo significa essere sconfitti dalla propria mente. Alla fine, chi si comporta in questo modo devierà dal retto sentiero della fede. D’altro canto, se proteggiamo la figura centrale saremo protetti a nostra volta. Questa è la legge di causa ed effetto.
Allo stesso tempo, spero che coloro che sono stati nominati responsabili si prendano veramente cura dei membri dell’organizzazione e lo facciano senza darsi arie e assumere comportamenti autoritari. I responsabili esistono per servire i membri. Coloro che lavorano per kosen-rufu sono tutti Bodhisattva della terra, sono tutti quanti Budda. Possiamo accumulare grandi benefici solo nella misura in cui lottiamo per incoraggiare gli altri e ci sforziamo per il bene dei nostri amici membri.
Per favore, rispettatevi e abbiate fiducia l’uno nell’altro, compensate reciprocamente i vostri difetti e aiutatevi come buoni compagni. Così facendo, creerete un’unità ferrea, che costituirà la vostra più grande forza.
Il Daishonin scrive nel Gosho che “quando fra le persone prevale lo spirito di ‘diversi corpi, stessa mente’, realizzeranno tutti loro scopi, mentre se hanno “uno stesso corpo e diverse menti non possono ottenere niente di notevole.” Se vi unirete con lo spirito rivolto allo scopo di kosen-rufu, ogni vostro sforzo porterà alla vittoria. Con questa determinazione, per favore, sviluppate vigorosamente il movimento di kosen-rufu qui alle Hawaii».
Venerdì 24 ottobre (NRU, 3, 222-243)
pagg. 221-222
Di tutti i fratelli, Kikuo era quello che Shin’ichi ammirava di più. Aveva molti ricordi dei giorni che avevano trascorso insieme. Un episodio gli era rimasto particolarmente impresso. Quando era ancora bambino, uno specchio che faceva parte del corredo della madre si ruppe.
Shin’ichi e Kikuo si impossessarono di due frammenti, grossi quanto un palmo della mano, e li conservarono come un tesoro. Quando ricevette la chiamata alle armi, il ragazzo portò con sé il suo frammento. Shin’ichi era convinto che sul campo di battaglia il fratello tirasse fuori quel pezzetto di vetro per tener vivo il ricordo della madre e del fratello minore che erano a casa. Spesso anche lui faceva altrettanto con il suo.
Kikuo era stato inviato sul fronte cinese e nel 1941 era tornato a casa per una breve licenza. Trattenendo a stento la rabbia raccontò a Shin’ichi gli orrori della guerra: «L’esercito giapponese si comporta in maniera brutale» gli disse. «Mi dispiace veramente per i cinesi. I giapponesi sono arroganti. Nessuno dovrebbe avere il diritto di mettere a repentaglio la vita di popolazioni che vivono in pace e non fanno niente di male. Tutto questo deve finire». Mentre raccontava le sue esperienze, gli occhi si erano colmati di lacrime: «Shin’ichi, non c’è proprio niente di esaltante nella guerra. È un assassinio di massa dove gli esseri umani tormentano i propri simili. Non dovremmo considerarci tutti fratelli?». «Ma tu sei un soldato dell’Esercito Imperiale!» aveva esclamato il giovane Shin’ichi. «Sì, certo. Ecco perché ti racconto tutte queste cose: perché ho visto la guerra con i miei occhi». Le parole di Kikuo erano rimaste incise nel cuore di Shin’ichi, che a quel tempo frequentava i corsi avanzati della Scuola nazionale del popolo Haginaka.
pagg. 227-228
La signora Yamamoto, dopo averla ricevuta, tenne stretta a lungo l’urna contenente le ceneri del figlio. Shin’ichi provò un’acuta pena nel vedere la sua mamma, che si era sempre dimostrata tanto coraggiosa, soffrire così intensamente. Un episodio, in particolare, dava un’idea della forza d’animo di quella donna. Verso la fine della guerra, per impedire che gli incendi provocati dalle incursioni aeree si propagassero da una casa all’altra, venne stabilito di radere al suolo numerose abitazioni. Questa fu la sorte che toccò alla casa di famiglia di Shin’ichi, che sorgeva a Kojiya. Di punto in bianco ricevettero un mandato di evacuazione obbligatorio e dovettero andarsene. Non avendo alternative, decisero di sistemarsi provvisoriamente a casa di un parente che viveva a breve distanza.
Avevano appena finito di traslocare tutte le loro cose, quando ebbe inizio un’incursione aerea. La nuova abita zione fu centrata da una bomba incendiaria e bruciò fino alle fondamenta.
Il mattino seguente, ancora storditi, cominciarono a rovistare tra le macerie. Non si era salvato nulla, tranne una cassa sottratta alle fiamme la sera precedente. Ma quando l’aprirono rimasero di stucco: c’erano solo delle bambole giapponesi.
Shin’ichi e il fratello minore erano riusciti a trarla in salvo dalle fiamme con molta fatica. Alla vista del contenuto, Shin’ichi si sentì svuotato di tutte le energie. I membri della famiglia fissavano le bambole con sguardo pieno di risentimento. «Scommetto che presto andremo a vivere in una casa dove queste bambole potranno ancora far bella mostra di sé!» esclamò allora la madre di Shin’ichi.
Non era certo meno delusa dei suoi familiari, ma era l’unica a sforzarsi di fare una battuta scherzosa. La tensione si allentò all’improvviso e tutti scoppiarono in una risata che risuonò tra le rovine di quella che sarebbe dovuta essere la loro nuova casa. Nel suo cuore ardeva uno spirito indomabile che infondeva coraggio a tutta la famiglia.
pagg. 242 - 243
Era ora che l’umanità spostasse la sua attenzione dalle “nazioni” agli “esseri umani”, mettendo a fuoco la consapevolezza secondo cui tutti gli uomini abitano lo stesso mondo e sono membri della stessa famiglia. A questo fine era necessaria una filosofia della vita che rispettasse le diversità, che spronasse a lottare per l’armonia e la concordia e che fosse in grado di coinvolgere tutta l’umanità. Ogni individuo avrebbe dovuto spezzare il guscio del suo egoismo, superare i propri pregiudizi e far risplendere dentro di sé la luce preziosa dell’umanità. In poche parole, era essenziale che prendesse avvio il processo della rivoluzione umana, ovvero la riforma del singolo individuo. Era il Buddismo a rivelare i princìpi fondamentali per realizzare questo obiettivo. Kosen rufu significava instaurare un’epoca di rinnovamento umano: questo avrebbe fatto risplendere la luce della pace.
GIOVEDÌ 23 OTTOBRE (NRU, 24, 113-116)
Le giovani donne che si dedicano a kosen-rufu e ai membri sono ammirevoli e dotate di un grande cuore. Tutti questi sforzi adorneranno la vostra vita sotto forma di benefici e di fortuna, secondo il funzionamento della rigorosa legge buddista di causa ed effetto.
Da buddiste dovete impegnarvi lungo il sentiero che avete scelto.
L’unico sentiero che porta alla vera felicità è quello che si basa sulle proprie convinzioni derivanti dagli insegnamenti buddisti, senza preoccuparsi di come ci potrebbero giudicare gli altri.
Shin’ichi voleva rassicurarle che anche se i loro sforzi sinceri potevano passare inosservati, i Budda e bodhisattva dell’universo erano sempre al corrente di tutto.
Il Buddismo spiega il funzionamento del karma. Cattive cause producono effetti negativi mentre buone cause producono effetti positivi. Inoltre, questa legge si applica a tutte le tre esistenze di passato, presente e futuro. I pensieri, le parole e le azioni passate creano le cause che producono gli effetti che viviamo oggi, mentre le azioni del presente si tradurranno negli effetti che sperimenteremo nel futuro.
Come scrive Nichiren Daishonin: «Chi non rispetta gli altri sarà a sua volta disprezzato».
Tutto dipende da noi. Tutto, sia gli effetti positivi sia quelli negativi sono il risultato delle nostre azioni. Il modo per trasformare il karma negativo e creare effetti positivi nella nostra vita è praticare il vero insegnamento del Buddismo e dedicarsi completamente a kosen-rufu. Queste azioni fanno scaturire una felicità sicura e incrollabile. I praticanti dovrebbero sforzarsi di vivere con la convinzione che tutti i Budda e bodhisattva dell’universo vedono ogni loro azione.
Gli esempi dei membri del Gajokai, dei Sokahan e delle Byakuren sono intrisi di questo spirito. Il Budda osserva tutti i nostri sforzi. Le azioni coraggiose incise nella nostra vita diventeranno la causa per aprire un brillante futuro. La strada cosparsa di avversità diventerà l’aureo sentiero che ci condurrà sulla vetta della vittoria.
Molte persone pensano che la felicità sia prendersela comoda, non lavorare mai sodo e godere della ricchezza e dello status sociale, del riconoscimento e del successo senza fare alcuno sforzo particolare. Alcuni adulano e lusingano i ricchi e i potenti, aspirando a ottenere ciò che essi possiedono. Altri inseguono solo il proprio tornaconto e sono disponibili a qualunque compromesso pur di farsi strada.
Altri ancora covano invidia e rancore verso coloro che si sono affermati e cercano di causare la rovina di chi ha più successo di loro. Tutti questi esempi non sono altro che comportamenti umani basati sull’illusione che la felicità si trovi nel “mondo esterno”, al di fuori di noi.
Nichiren afferma: «Se cerchi l’illuminazione al di fuori di te, anche eseguire diecimila pratiche e diecimila buone azioni sarà inutile, come se un povero stesse giorno e notte a contare le ricchezze del suo vicino, senza guadagnare nemmeno mezzo centesimo».
Il percorso per conseguire la felicità e la Buddità in questa esistenza consiste nel lucidare il proprio carattere e manifestare la condizione vitale del Budda e del bodhisattva, che giace dentro di noi. È di vitale importanza costruire un io forte, vigoroso e imperturbabile come una montagna imponente.
Il Daishonin scrive al riguardo: «Risveglia in te una profonda fede e lucida con cura il tuo specchio notte e giorno. Come dovresti lucidarlo? Solo recitando Nam myoho renge kyo». Recitare Daimoku è il sentiero per conseguire la Buddità in questa vita. Lo si può realizzare attraverso la pratica per sé e per gli altri basata sul Daimoku. Ciò significa non solo recitare per noi stessi ma dedicarsi anche a kosen-rufu. Se siamo in grado oppure no di manifestare uno stato vitale di felicità indistruttibile dipende dalla sincerità del nostro Daimoku e da quanto ci stiamo dando da fare per realizzare kosen-rufu.
È possibile ingannare gli altri, ma è impossibile ingannare la Legge. Possiamo costruire un magnifico stato vitale quanto più preghiamo per kosen-rufu e ci sforziamo instancabilmente con dedizione. Dal punto di vista della legge buddista di causa ed effetto, la via verso la vittoria non è percorribile se non siamo seri, diligenti e leali.
mERCOLEDì 22 ottobre (NRU, 18, 109-114)
La lettura di Shin’ichi terminò. Per un attimo ci fu silenzio nella stanza, ma poi tutti applaudirono vigorosamente. Alcuni si alzarono in piedi per acclamarlo. Un tempo Atsuta era stato un fiorente porto dedito alla pesca delle aringhe. Ora però la popolazione era in calo e le prospettive economiche erano abbastanza incerte. La poesia di Shin’ichi, lodando la bellezza del villaggio e mettendo in luce la sua importanza come luogo di nascita di Josei Toda, contribuì a risvegliare l’orgoglio sopito dei suoi abitanti, infondendo loro il coraggio e la speranza necessari per assicurare un solido futuro alla loro città.
Nichiren afferma: «Non ci sono terre pure e terre impure di per sé. La differenza sta unicamente nella bontà o malvagità della nostra mente». La nostra convinzione interiore è ciò che determina la qualità del nostro ambiente. Se le persone abbracciano l’insegnamento corretto del Buddismo e si sforzano con una forte e onesta intenzione di migliorare il luogo in cui vivono, allora quel luogo, ovunque esso si trovi, diventerà la Terra della luce eternamente tranquilla. Questo è ciò che insegna il Buddismo.
Nel suo cuore Shin’ichi incitò: «Amici di Atsuta, non lasciatevi sconfiggere!»
Poi ci furono alcune esibizioni musicali. Dopo l’esecuzione in coro di alcune canzoni da parte degli alunni delle scuole elementari e medie, ci fu l’esibizione di alcuni componenti della banda musicale della Soka Gakkai di Sapporo che eseguirono vari canti popolari. I partecipanti applaudivano a tempo di musica riempiendo la sala di vibrante energia.
Shin’ichi si alzò silenziosamente dal suo posto e cominciò a girare nella palestra distribuendo dolci e pannocchie arrostite ai bambini e a tutti i presenti, offrendo parole di incoraggiamento. I cittadini di Atsuta rimasero sbalorditi dai modi sinceri e spontanei di Shin’ichi. Per quanto una persona possa fare una buona impressione, se è altezzosa e arrogante, il suo comportamento sarà solo vuota apparenza. Il vero carattere brilla nell’umanità che una persona manifesta quando interagisce in maniera onesta e sincera con gli altri.
Il presidente dell’associazione delle cooperative dei pescatori disse al presentatore che voleva cantare una canzone. Era contento per la realizzazione dell’evento e per aver potuto invitare l’amato discepolo del loro conterraneo Josei Toda. Profondamente commosso nel vedere Shin’ichi interagire in modo affettuoso con i presenti, sentì l’impulso irrefrenabile di alzarsi e cantare.
Prese il microfono che era stato collocato al centro della palestra e iniziò a cantare la canzone popolare locale, Tsugaru Ohara Bushi. Aveva una voce profonda e risonante e il pubblico applaudiva a ritmo di musica. Quando ebbe finito di cantare, era già pronto a cantare un’altra canzone, ma gli si seccò la gola e non riuscì più a emettere una nota. Si schiarì la gola più volte, ma inutilmente. Shin’ichi pregò subito un responsabile della sua delegazione di andare a portargli un bicchiere d’acqua.
L’uomo bevve l’acqua tutto d’un fiato e disse con naturale soddisfazione: «Grazie, presidente Yamamoto!» Poi attaccò con la popolare canzone dello Hokkaido Soran Bushi e proseguì con Iyasaka Ondo, eseguendole entrambe splendidamente. Il pubblico partecipò cantando i ritornelli. Invece di una sola, le canzoni erano diventate tre. Quando terminò, l’uomo si scusò per la lunghezza della sua performance e fece un inchino con aria imbarazzata. La palestra eruppe in applausi e risate. Anche Shin’ichi lo applaudì con entusiasmo.
Seguirono l’esecuzione di alcune famose canzoni, come Aoi Sammyaku (Montagne verdi) e alcune danze popolari. I partecipanti, persone di tutte le età vestite secondo vari stili, dallo yukata giapponese alla classica camicia bianca e cravatta, formarono diversi gruppi che si misero a ballare in cerchio in mezzo alla palestra. Tutti avevano il volto illuminato dal sorriso e Shin’ichi, godendosi questo meraviglioso scambio da cuore a cuore, applaudiva a ritmo con la danza per incoraggiarli.
Quando terminò la parte di intrattenimento, il sindaco si alzò per fare un breve discorso: «Il presidente Yamamoto ha contribuito allo sviluppo della nostra città. Ha donato libri alle biblioteche delle nostre scuole e ha inviato medici e infermieri per dare assistenza ai nostri concittadini. A nome di tutti, vorrei esprimere la più profonda riconoscenza per il suo sostegno e il suo caloroso affetto nei confronti della nostra comunità. Seguendo l’esempio del signor Yamamoto, ci sforzeremo di rendere Atsuta una comunità ideale».
Shin’ichi fece un profondo inchino in segno di gratitudine per la sincera determinazione del sindaco. Poi toccò a lui pronunciare un discorso. Dopo aver ringraziato per il caloroso benvenuto, proseguì dicendo che essendo nato e cresciuto a Tokyo aveva sempre desiderato nascere in un luogo ricco di bellezze naturali. Poi osservò: «Considero Atsuta, una comunità armoniosa e ricca di bellezze naturali, come la mia seconda città natale. Siete d’accordo che io continui a considerarmi un vostro concittadino?»
Gli abitanti di Atsuta applaudirono ed espressero il loro consenso con acclamazioni. «Grazie» aggiunse Shin’ichi. «Niente mi potrebbe rendere più felice.»
Toda era grato al suo villaggio, che egli considerava “il paese” di cui parla il Buddismo, ovvero il regno dell’ambiente, uno dei tre regni dell’esistenza. Le condizioni del paese riflettono lo stato vitale delle persone che vivono in esso. Toda notava spesso che il mare e l’ambiente naturale aspro di Atsuta avevano influenzato fortemente il suo carattere.
Shin’ichi pensò: “Se il signor Toda fosse vivo, farebbe il massimo per contribuire allo sviluppo di Atsuta. Come suo discepolo, devo proteggere questa terra e preoccuparmi del suo futuro”.
La quintessenza dello spirito di maestro e discepolo consiste nel fare proprio il cuore del maestro, per tutta la vita. Questo era il personale voto di Shin’ichi.
Per Shin’ichi Atsuta non era soltanto il villaggio natale del suo maestro, ma era anche il luogo in cui egli stesso aveva pronunciato la sua promessa al maestro.
Nel 1954, mentre erano ad Atsuta, Toda aveva guardato verso il mare e aveva detto a Shin’ichi: «Io costruirò fondamenta solide per kosen-rufu in Giappone, tu dovrai aprire la strada alla realizzazione di kosen-rufu in tutto il mondo […] Oltre il mare esiste un vasto continente. È un mondo grande, immenso. In molti paesi le persone piangono in preda all’angoscia e i bambini si rannicchiano in mezzo al fuoco incrociato delle bombe. Devi illuminare l’Asia e il mondo intero con la fiamma della Legge mistica. Lo dovrai fare al mio posto». Quelle parole colpirono profondamente Shin’ichi.
La mattina dopo, era andato da solo al porto. Nella sua mente risuonavano ancora le parole di Toda, e rivolgendosi verso l’oceano, come per liberare l’onda di emozione che gli saliva nel petto, aveva gridato: «Sensei! Realizzerò kosen-rufu in Asia. Costruirò il ponte dorato di kosen-rufu in tutto il mondo!»
Quella dichiarazione racchiudeva il fermo proposito di Shin’ichi di dedicare la vita alla realizzazione di kosen rufu in tutto il mondo; era il possente ruggito di un leone. In quell’occasione aveva promesso a se stesso di scrivere La rivoluzione umana, un romanzo biografico che avrebbe raccontato la nobile esistenza e le gesta del suo maestro, il cui lungo viaggio per portare la felicità a tutto il genere umano aveva preso le mosse da quel piccolo villaggio di pescatori.
martedì 21 ottobre (NRU, 25, 16-74)
da pag. 16 a 18
Successivamente, Shin’ichi Yamamoto riconfermò le tre linee guida che aveva presentato otto anni prima nel corso della riunione generale dei responsabili di centro nell’ottobre del 1969: “Fukushima, avanza con ardente speranza”, “Fukushima, vinci nelle lotte quotidiane”, e “Fukushima, sviluppa una fede traboccante di forza vitale”.
«Ho messo “Fukushima, avanza con ardente speranza” come prima linea guida perché la fede buddista ha il potere di far emergere la speranza.
«La vita ci pone di fronte a molte prove e avversità. Inoltre, ognuno di noi ha il proprio karma e, come se non bastasse, quando pratichiamo con assiduità, gli ostacoli emergono inevitabilmente. Non esiste vita che sia in discesa. Per quanto nera possa essere la nostra disperazione, la fede ci consente di tenere viva nel nostro cuore la fiamma della speranza.
«Nichiren Daishonin scrive: “Mantieni la tua fede e consegui la Buddità in questa esistenza. Nam-myoho-renge-kyo, Nam-myoho-renge-kyo”. Anche quando ci ritroviamo schiacciati o paralizzati dalle circostanze, la Legge mistica ci consente di superare qualsiasi ostacolo e di stabilire uno stato vitale di felicità indistruttibile.
«La cosa importante è avere fede nel Gohonzon, recitare Daimoku con tutto il cuore e impegnarci a condividere questo Buddismo con gli altri. Così facendo, saremo in grado di trovare la via d’uscita. Siamo venuti al mondo come esseri umani con la missione di diventare forti e felici».
Shin’ichi passò a spiegare il significato della sua seconda linea guida, “Fukushima, vinci nelle lotte quotidiane”.
«Una delle lotte più importanti è quella per la sicurezza economica. Tuttavia, anziché ricercare dei modi per arricchirvi velocemente, spero che tutti voi viviate la vita con onestà, responsabilità, saggezza, creando valore e ispirando fiducia negli altri. Come buddisti, per vincere nella società dobbiamo allenarci, usare l’ingegno e impegnarci più di ogni altra persona. Non dimenticate mai che la fede buddista è la fonte della nostra prosperità. Come osserva il Daishonin: “Se un albero ha radici profonde, i rami e le foglie non avvizziranno mai”. Dovremmo affondare salde radici nel suolo della Legge mistica e da queste radici trarre il nutrimento della buona fortuna. Questo è il modo per prosperare in ogni ambito. Spero che tutti voi possiate dare prova concreta di vittoria nelle vostre lotte quotidiane e fare di Fukushima, proprio come la radice etimologica del suo nome suggerisce, l’“isola della buona fortuna”, un’“isola di felicità”».
Shin’ichi infine approfondì la terza linea guida, “Fukushima, sviluppa una fede traboccante di forza vitale”.
«La forza vitale è ciò che fa emergere il coraggio, la saggezza, la perseveranza e l’energia di cui abbiamo bisogno
per poter trionfare nella vita. Se manchiamo di forza vitale, il nostro spirito si ritroverà avvolto dalla tristezza, dal sentimentalismo, dalla disperazione e dalla rassegnazione. Ci lamenteremo facilmente e il nostro volto sarà cupo quanto il tono della nostra voce. Faremo allontanare le persone. Tutti preferiamo stare attorno a chi è ottimista e pieno di energia. Quando trabocchiamo di forza vitale e bruciamo di entusiasmo, siamo come un sole che illumina gli altri con la luce della speranza, tendiamo ad avere un approccio positivo verso le cose e più grande è l’ostacolo che ci si pone davanti, più forte arde il nostro spirito combattivo per superarlo.
Dentro di noi possediamo la grande condizione vitale di Buddità dei Bodhisattva della terra. Come afferma Nichiren Daishonin: “Il Daimoku del Sutra del Loto è come il ruggito di un leone”. Il Daimoku ha il potere di farci tirare fuori la forza di un campione dal cuore di leone.
Attraverso la recitazione la nostra vita si riempie di grande vitalità e riusciamo a superare tranquillamente
qualsiasi sfida senza mai lasciarci sconfiggere. Pertanto, mi sento di dichiarare che non c’è avversità che noi, membri della Soka Gakkai, non possiamo superare».
da pag. 72 a 74
È importante pregare con fervore proprio nel momento in cui affrontiamo le sfide più grandi. Come scrive il Daishonin: “[Pregate] con tanta convinzione come se [doveste] accendere il fuoco con legna bagnata o estrarre l’acqua dal terreno riarso”. In questi momenti, è vitale recitare con tutte le nostre forze e assoluta determinazione.
Quando recitiamo accumuliamo benefici. Possiamo manifestare un forte stato vitale e saggezza. E questa saggezza la dobbiamo usare, riflettere a fondo e agire con coraggio. È un errore pensare che basti recitare, che ciò farà cadere dal cielo tra le nostre mani un buon lavoro.
Quando si inizia un nuovo lavoro è importante avere la giusta idea di quello che è il ruolo assegnatoci. A volte si potrebbe avere bisogno di rivolgerci ai contatti in nostro possesso. Le chiavi per migliorare la nostra situazione sono: recitare Daimoku con serietà, riflettere attentamente sul problema e agire coraggiosamente».
Incidendo i consigli di Shin’ichi nel cuore, il responsabile che gli aveva fatto la domanda rispose animatamente: «Ho capito!».
Con grande energia, Shin’ichi aggiunse: «Come membri della Soka Gakkai e come campioni, dobbiamo traboccare di convinzione nella fede, essere colmi di forza vitale e avere il desiderio ardente di affrontare qualsiasi sfida la vita voglia porci davanti. In altre parole, è importante essere energici e condurre una vita che risplenda veramente. La lucentezza di una vita che risplende illumina l’oscurità. Questa è la luce della felicità».
Come per cercare una conferma del fatto che il responsabile avesse davvero inteso le sue parole, Shin’ichi Yamamoto disse: «La nostra forza vitale è ciò che più conta. Capisce cosa intendo?».
Osservando la reazione dell’uomo, aggiunse: «Quando vengono meno i mezzi di sostentamento, la tendenza
comune è quella di cadere in depressione e, se non vi sono evidenti prospettive future, è facile lasciarsi andare all’apatia e alla disperazione. Se invece in questi momenti siete in grado di mantenere la vostra forza vitale, la vostra energia e la voglia di affrontare le nuove sfide che vi si presenteranno, potete infondere un grande coraggio agli altri. Il coraggio si diffonde con un effetto a catena. Inoltre, quando i membri della Gakkai sono positivi, pieni di energia e affrontano le sfide della vita, essi danno prova del potere del Buddismo.
Il potere della religione si manifesta nel modo in cui le persone vivono la loro vita.
In molti casi le abilità tecniche e l’esperienza specifica acquisite lavorando in miniera non potranno essere utilizzate se si cambia lavoro, altra ragione per cui la perseveranza, la forza, l’ottimismo e un atteggiamento pronto ad affrontare nuove sfide sono di fondamentale importanza. Alle aziende non interessa assumere personale dal carattere negativo e apatico.
In altre parole, più è difficile la situazione, più i “tesori del cuore” risplenderanno nella vita di coloro che si
sono forgiati con rigore. Le miniere di carbone possono chiudere e la situazione economica può essere negativa, ma i “tesori del cuore” non si possono distruggere. Essi non scompaiono. E con essi possiamo costruire qualsiasi cosa. Le avversità sono un’ottima opportunità che permette a ognuno di noi di dimostrare la grandezza della nostra fede e della pratica buddista. È in questo momento che determiniamo di vincere o perdere. Ciò che conta è vincere alla fine. E la nostra pratica buddista ci assicura la vittoria.
La prego di trasmettere queste parole a chi sta lottando per affrontare queste difficoltà: “Voi potete superare qualunque ostacolo abbiate davanti adesso. Siete assolutamente in grado di vincere. Non vedo l’ora di sapere delle vostre vittorie!”».
Lunedì 20 ottobre (NRU, 23, 264-268)
«La Soka Gakkai è ora diventata una grande organizzazione globale, un’enorme organizzazione per la pace e la cultura. Questo è il risultato degli sforzi e della determinazione dei vostri padri e delle vostre madri che si sono sforzati insieme a me, versando lacrime amare e lottando con tutte le forze. Abbiamo fatto proprio come ha detto il Daishonin, proprio come ha detto Makiguchi, e proprio come abbiamo promesso a Toda. Ora tocca a voi. Per i prossimi dieci, venti, trent’anni, dovete rendere la Soka Gakkai anche migliore e più forte sulle basi che sono già state poste. La vostra missione e il vostro destino eterno sono quelli di ottenere una straordinaria espansione di kosen-rufu per il bene dell’umanità».
Le parole di Shin’ichi colpirono profondamente i presenti: «La Soka Gakkai è l’unica vera e sincera organizzazione mondiale in accordo con la volontà e il decreto del Budda. Di conseguenza, alla luce degli insegnamenti del Daishonin, ci possono essere momenti in cui verrà attaccata dalle congiure delle persone malvagie. Ma spero che voi, membri del gruppo Hosukai, proprio come le radici di un bambù che sono saldamente unite tra loro nel sottosuolo, vi sosterrete energicamente gli uni con gli altri e vi alzerete in modo solidale per portare avanti kosen-rufu.
Se l’avanzata della Soka Gakkai dovesse fermarsi o addirittura retrocedere in futuro, sarà vostra piena responsabilità. Lo sarà perché siete stati negligenti. Voglio dichiarare qui e ora che la responsabilità appartiene a voi».
Era un grido che sorgeva dal profondo di Shin’ichi; trasformò quell’occasione in una cerimonia solenne di consegna del futuro di kosen-rufu ai suoi successori. I giovani fissavano intensamente Shin’ichi mentre parlava, ascoltando con attenzione ogni parola. Shin’ichi continuò: «Siete i veri figli della Soka Gakkai. Siete i miei sinceri discepoli e i successori della Soka Gakkai. I membri della Gakkai e le altre persone soffriranno se voi, miei giovani successori, mancherete di compassione o coraggio. Fissando da qui a dieci anni il vostro primo traguardo, vi esorto a proseguire con coraggio nello spirito di assumervi la piena responsabilità nei confronti della Soka Gakkai».
I responsabili centrali che partecipavano alla riunione con Shin’ichi ascoltavano con stupore. I membri del gruppo Hosukai non erano pronti né per età né per la loro posizione organizzativa ad assumersi la piena responsabilità della Soka Gakkai. Ma Shin’ichi, sulla base della sua stessa esperienza, sapeva che se si fossero alzati con serietà, non avrebbero avuto importanza l’età o la posizione, ed era certo che i membri del gruppo Hosukai potevano assumersi la piena responsabilità della Soka Gakkai.
Quando Josei Toda, il maestro di Shin’ichi, si era dimesso dalla sua posizione di direttore generale della Soka Gakkai a causa di problemi legati alle sue attività economiche, Shin’ichi aveva deciso fermamente in cuor suo che Toda avrebbe presto preso il comando di kosen-rufu come presidente dell’organizzazione, e si era impegnato da solo a proteggere il suo maestro e a trovare il modo di realizzare questi scopi.
A quel tempo aveva ventidue anni. Shin’ichi era entrato nella società di Josei Toda all’età di ventun anni. Poco dopo gli affari di Toda erano entrati in una profonda crisi, ma Shin’ichi aveva protetto fedelmente il suo maestro. Dopo aver superato tutte le difficoltà grazie all’impegno assiduo di Shin’ichi, Toda era stato nominato secondo presidente della Soka Gakkai e aveva preso il comando per kosen-rufu.
A ventiquattro anni Shin’ichi aveva avviato una campagna di propagazione come consigliere del capitolo Kamata di Tokyo e aveva raggiunto l’obiettivo di duecentouno nuove famiglie di membri in un solo mese in quel capitolo. Questo episodio era diventato la svolta cruciale nel raggiungimento dell’obiettivo di 750mila famiglie membri, che Toda aveva annunciato durante la cerimonia inaugurale della sua nomina a presidente.
A venticinque anni Shin’ichi era stato nominato responsabile del capitolo Bunkyo di Tokyo. Grazie al suo energico impegno, quel capitolo stagnante era in breve salito ai primi posti in quanto a risultati di propagazione. Shin’ichi era ancora giovane e non nella posizione di condurre la Soka Gakkai nel suo insieme. Ma dopo aver scelto come propria la missione di realizzare la visione di Toda, aveva acceso una fiamma di vittoria senza precedenti partendo dal suo angolo dell’organizzazione e aveva continuato a realizzare progressi significativi per kosen rufu. Si possono trovare moltissime ragioni per giustificare il fatto di non tirare fuori il nostro potenziale: si è troppo giovani, non si occupa un ruolo di responsabilità sufficientemente alto, non si ha autorità, il tempo non basta, ecc. Ma quando si tratta di realizzare la missione e la responsabilità di kosen-rufu, cioè la volontà e il decreto del Budda, dettagli come l’età e la posizione sono irrilevanti. Nel regno del Buddismo e della fede che collega l’individuo all’intero universo, cose del genere non sono da considerare ostacoli. Usarle come scuse perché non si è in grado di far emergere le proprie abilità significa ignorare il proprio infinito potenziale: significa essere sconfitti dalle funzioni demoniache. La questione centrale è se la propria consapevolezza, la preghiera e la pratica sono tutt’uno con il proprio maestro nella fede. Shin’ichi era una persona che incarnava perfettamente tutto questo. Come figura centrale degli staff del Gruppo giovani della Soka Gakkai, all’età di ventisei anni, Shin’ichi era di fatto responsabile dell’intera Soka Gakkai.
Nel 1956, a ventotto anni, realizzò un primato aureo nel Kansai “sempre vittorioso”, avendo esteso la diffusione del Buddismo di Nichiren Daishonin a undicimila e centoundici famiglie in un capitolo in un solo mese. Shin’ichi aveva pronunciato una solenne dichiarazione tra sé e sé: “I membri del gruppo Hosukai sono miei discepoli! In altre parole, sono tutti discepoli che incarnano lo stesso spirito e l’impegno di Shin’ichi Yamamoto!”. A questo proposito, “Shin’ichi Yamamoto” può essere considerato un altro nome per un campione che si è dedicato a kosen-rufu insieme al proprio maestro, innalzando così il vessillo della vittoria. (NRU, 23, 264-268)
Riunione di lancio del 19 ottobre
Domenica 19 ottobre, Giorno d’Italia, si è tenuto il primo incontro dell’attività “Buongiorno dai giovani – Brevi letture da “La nuova rivoluzione umana”
Jasmina Cipriani, responsabile nazionale giovani
In questa data significativa del Giorno d'Italia - iniziamo questo viaggio, tutte e tutti insieme, con il maestro Ikeda, attraverso la lettura quotidiana di passi da La nuova rivoluzione umana. Verso due tappe importanti: la riunione di scambio con il Giappone che si terrà domenica (26 ottobre) e le attività di zadankai nelle due settimane di novembre. Come discepoli che hanno la missione di trasmettere il cuore del maestro alle nuove generazioni, determiniamo di vincere sugli obiettivi per noi più impossibili per mostrare la prova concreta. Quando prendiamo una decisione, il nostro destino inizia a cambiare, la storia cambia. Vorrei condividere con voi la mia decisione di incoraggiare le persone intorno a me a sperimentare la gioia senza limiti che emerge della pratica buddista. Leggiamo un estratto de La nuova rivoluzione umana in cui si racconta del primo viaggio di Sensei in Italia 19 ottobre 1961. Buone vittorie a tutte e tutti!
«Shin’ichi disse al signor Yamagishi: “Eccezion fatta per il signor Kawasaki, lei è il primo membro del Gruppo uomini che incontro in Europa. Sento che c’è un significato in tutto ciò. Vorrei chiederle di piantare i semi per il futuro sviluppo di kosen-rufu a Roma, aumentando i nuovi membri anche di una sola persona. Qual è la maggiore impresa per un essere umano? È lasciare dietro di sé altri che condividono i propri ideali. Visto che siamo limitati in ciò che possiamo compiere durante la nostra vita, è importante crescere persone capaci. Questo darà vita a un movimento che continuerà a diffondersi in tutta la società”. Se si pianta anche un solo seme, questo crescerà diventando una pianta che ne produrrà molti altri; ognuno di questi semi è l’inizio di una generazione di innumerevoli altri. Allo stesso modo, tutto inizia con un singolo individuo. Ecco perché è così importante curare ogni persona. Dare valore a ciascun individuo e considerarlo un tesoro è la chiave per raggiungere kosen-rufu. […] Nichiren scrisse: “Se la compassione di Nichiren è veramente grande e omnicomprensiva, Nam-myoho-renge-kyo si diffonderà per diecimila anni e più, per tutta l’eternità.” La Legge mistica è eterna. In modo simile, la pace e la prosperità basate sulla Legge mistica devono durare per l’eternità. Solo così sarà possibile creare un grande regno spirituale in cui l’umanità conoscerà il trionfo sul dominio della forza militare e sul potere autoritario. La missione della Soka Gakkai è di edificare questo regno spirituale, la terra della mistica Legge, nel cuore di ciascun individuo. Questo è ciò che si sarebbe dovuto raggiungere per aprire la strada a un nuovo futuro pieno di speranze. Ripromettendosi di compiere tutto questo Shin’ichi, mentre ammirava la luna su Roma, compose mentalmente una poesia:
In piedi,
tra le rovine di Roma,
sento la certezza che la Terra della mistica Legge
non perirà mai»
(NRU 5, 92-108)
Insieme verso la riunione del 26 ottobre!
Mirko Lugli, responsabile nazionale giovani uomini
Stiamo tenendo questo incontro anche per lanciare l’iniziativa “Buongiorno giovani. Brevi letture da La nuova rivoluzione umana”. Ogni mattina dal lunedì al venerdì alle 07:00 per cinque-dieci minuti ci si potrà collegare usando sempre lo stesso link che stiamo usando oggi. Cominciamo domani e andremo avanti fino al 28 novembre, come detto dal lunedì al venerdì alle 7 per massimo 10 minuti. Sarà un appuntamento live a cui collegarsi insieme da tutta Italia durante il quale ogni giorno un responsabile nazionale giovani leggerà un breve brano de La nuova rivoluzione umana allo scopo di incoraggiarci insieme nel vivere una giornata meravigliosa e nel procedere passo dopo passo insieme verso tutte le attività che ci aspettano! A tal proposito, la prima attività di cui vorremmo parlarvi sarà domenica prossima, 26 ottobre alle 10:00, quando ci sarà una riunione bellissima, la prima del suo genere: infatti terremo una riunione di scambio tra i giovani italiani e i giovani giapponesi della regione del Chubu. Ci saranno interventi ed esperienze sia dall’Italia che dal Chubu e anche degli interventi artistici! Sarà un punto di partenza importante che non a caso si tiene quest’anno che è il cinquantesimo anniversario della fondazione della Soka Gakkai Internazionale. Da domenica cominceremo a percorrere la strada di maestro e discepolo insieme ai nostri amici del Chubu! La riunione come detto sarà domenica prossima 26 ottobre alle 10:00 ora italiana e sarà possibile assistervi in diretta. I centri culturali di Roma, Firenze e Milano interverranno durante la diretta. Ma tutti i luoghi di Italia sono coinvolti! Infatti è previsto un link per assistere alla riunione. In ogni città e quartiere i giovani si stanno organizzando per assistere alla riunione insieme. Potete chiedere tutte le informazioni ai vostri responsabili regionali giovani! Vi saluto con un incoraggiamento del maestro Ikeda da La nuova rivoluzione umana in cui si rivolge ai membri del Chubu, tratto dal volume 30, capitolo Il voto, tra pagina 624 e pagina 628:
«“Adesso è il momento di dar vita a un nuovo corso per la cultura e la pace!” Con questo spirito, il 29 aprile, si aprì il primo Festival culturale per la pace dei giovani del Chubu, presso lo stadio della prefettura di Gifu. Circa settantamila giovani si erano riuniti per commemorare il trentesimo anniversario di kosen-rufu nella regione del Chubu. Contrariamente alle previsioni meteorologiche, che davano nuvoloso con pioggia, sopra le loro teste si apriva un terso cielo blu. […] Shin’ichi espresse la sua ammirazione per un festival “pieno di luci, di suoni e del potere della pace” e ringraziò gli ospiti che erano intervenuti, tra cui i governatori delle prefetture di Gifu e di Aichi. Quindi si rivolse agli spettatori per condividere con loro alcuni punti. “Per condurre una vita significativa e appagante è importante tornare ripetutamente alle basi e riflettere sulla direzione da prendere. Questo significa porsi delle domande: “Come vivere al meglio la mia vita?” “Qual è il vero scopo della mia vita?” “Quali sono i princìpi chiave per realizzare la pace?” In altre parole, è essenziale fondare la nostra vita su una solida filosofia. “Desidero dichiarare che noi membri della Soka Gakkai stiamo avanzando verso la realizzazione dell’ideale della pace discutendo di questa solida filosofia con molti amici e mettendola in pratica ogni giorno.” Gli applausi che accolsero queste parole echeggiarono fino al vicino monte Kinka, dove si erge il castello di Gifu. […] Vi prego di diventare persone affidabili nei vostri luoghi di lavoro, a scuola, in famiglia e nelle vostre comunità. Questo è il modo di dimostrare la grandezza del Buddismo di Nichiren e di aprire la strada alla pace.” La pioggia cominciò a cadere in quell’esatto istante, come se avesse aspettato la conclusione del Festival culturale dei giovani per la pace di Chubu. Osservando i partecipanti al festival che manifestavano tutto il loro vivace spirito giovanile, quel giorno Shin’ichi si sentì sicuro che un’indistruttibile e dorata cittadella Soka fosse stata edificata nel Chubu. Costruire un’inespugnabile fortezza di kosen-rufu nel Chubu, una regione situata a metà strada tra Tokyo e il Kansai, era il voto che Shin’ichi e il suo maestro Josei Toda avevano condiviso. Da giovane, Shin’ichi aveva dedicato a Toda una poesia:
Ora è il momento
che i valorosi giovani si alzino
e lottino risolutamente
per costruire il castello dorato,
l’invincibile fortezza di Chubu!
Toda aveva immediatamente risposto con un’altra poesia:
Ora è il momento di avanzare!
Le forze del Budda
non hanno paura di nulla.
Quanto desidero vedere ergersi
l’invincibile fortezza di Chubu!»
(NRU 30, 624 - 628)
Il desiderio di maestro e discepolo era stato realizzato, e in modo splendido. Il festival culturale era stato un trionfo e un evento storico.
verso gli anniversari del 15 e 18 novembre
Alice Ferrario, responsabile nazionale giovani donne
Sono veramente felice di poter condividere insieme oggi questa partenza che ci vedrà uniti ogni mattina da domani fino alla fine di novembre. Partendo dalla meravigliosa riunione di scambio con i giovani del Chubu di cui ci ha appena parlato Mirko, le nostre attività proseguiranno a novembre per celebrare gli anniversari del 15 novembre, che segna il secondo anno dalla scomparsa del nostro maestro Daisaku Ikeda, e del 18 novembre, giorno della fondazione della Soka Gakkai. In occasione di queste date dal 10 al 23 novembre ogni capitolo, settore e gruppo realizzerà quanti più zadankai possibile, creando molteplici occasioni per accogliere membri e ospiti. L’obiettivo è che ogni gruppo, con il supporto del settore e del capitolo e in generale di tutta l’organizzazione, possa realizzare tanti zadankai, favorendo così la partecipazione di tutti e tutte. Il desiderio, infatti, è creare le migliori condizioni per coinvolgere anche coloro che solitamente hanno più difficoltà a partecipare, come le giovani mamme o i giovanissimi del Gruppo futuro, oppure chi ha orari lavorativi che generalmente ostacolano la presenza alle riunioni.
E non è finita qui! Durante la settimana successiva a questi incontri, dal 24 al 30 novembre, settimana che da programma è dedicata all’incoraggiamento, potremo incontrare individualmente le persone nuove e i simpatizzanti che hanno partecipato agli zadankai per trasmettere le basi della pratica buddista a partire da Gongyo, Daimoku e i princìpi fondamentali.
Il desiderio che ci muove è quello di ripagare il nostro debito di gratitudine verso Sensei e la Soka Gakkai, sfidandoci nell’invitare i nostri amici, familiari, conoscenti e vicini di casa per condividere la preziosa filosofia del rispetto per la dignità della vita contenuta nel Buddismo, che permette a ogni persona di risvegliarsi al proprio intrinseco potenziale di realizzare vera felicità e pace per sè e nelle proprie famiglie e comunità. Grazie alle letture mattutine che condivideremo, faremo nostro lo spirito che è alla base dei romanzi la rivoluzione umana e la nuova rivoluzione umana, ovvero la convinzione che “la rivoluzione umana di un singolo individuo contribuirà al cambiamento nel destino di una nazione e condurrà infine al cambiamento nel destino di tutta l’umanità”. Approfondendo questo potente ruggito del leone del nostro maestro, ci incoraggeremo così a realizzare profonde esperienze nella nostra vita uniti al cuore del maestro e ci impegneremo a sostenere le persone vicino a noi aiutandole a scoprire il prezioso tesoro contenuto nelle proprie vite. A questo proposito vorrei leggere alcune citazioni tratte dalla prefazione de La nuova rivoluzione umana:
«All'esterno la nebbia avvolgeva la natura in un velo di silenzio e di quiete mentre io, in mezzo a questa bianca atmosfera, mi accingevo a iniziare la stesura de La nuova rivoluzione umana con in mente il ricordo del mio amato maestro, Josei Toda. Tutto questo avveniva il 6 agosto di quest'anno al centro di Nagano, presso Karuizawa, in Giappone. Proprio in questo luogo, otto mesi prima della morte del mio maestro, avevo deciso di scrivere il romanzo La rivoluzione umana con lo scopo di trasmettere alle future generazioni lo spirito e il significato della vita del presidente Toda. Il 6 agosto era anche il giorno in cui ricorreva il quarantottesimo anniversario del bombardamento di Hiroshima. L'8 settembre 1957 il presidente Toda aveva reso nota la sua dichiarazione sull'abolizione delle armi nucleari e all'idrogeno raccomandando ai discepoli di diffondere i suoi ideali e di considerarli parte della sua eredità spirituale. Il mio maestro era molto sensibile all'infinita e silenziosa sofferenza della gente oppressa dalla guerra o dalla tirannia. Toda era solito dire: “Voglio liberare il mondo dall'infelicità”. Tali erano il sogno e la determinazione del mio maestro. Maestro e discepolo sono inseparabili. Quando nei miei viaggi intorno al mondo traccio il corso di un grande fiume di pace e felicità, in realtà non faccio altro che trasmettere lo spirito del mio maestro. La portata di un fiume dipende dalla grandezza della sua sorgente. A riprova della grandezza del mio maestro, kosen-rufu è progredito incessantemente sin dal momento della sua morte» (Prefazione)
Il Mahatma Gandhi affermò solennemente che “il potere dello spirito” è più potente di qualsiasi ordigno nucleare. Per trasformare questo secolo caratterizzato dalla guerra in un secolo di pace dobbiamo coltivare l'illimitato potere insito nella vita degli esseri umani. Si tratta della “rivoluzione umana”, e sarà il motivo ricorrente che pervaderà in maniera consistente tutto il romanzo. Puntando ad approfondire il legame eterno che ci unisce con il nostro maestro, costruiamo nel nostro cuore una determinazione sempre più forte nel condividere il Buddismo con i nostri amici e amiche basandoci sul desiderio della loro felicità e realizziamo meravigliose esperienze di rivoluzione umana così da celebrare gli anniversari del 15 e 18 novembre con la diffusione della saggezza, della compassione e del coraggio della Buddità e l’espansione di una rete di fiducia, amicizia e solidarietà intorno a noi, contribuendo così a creare la pace a partire da noi.
