L’evento organizzato venerdì 20 giugno negli spazi del Monk a Roma, in occasione della Giornata mondiale del Rifugiato, ha rappresentato un momento di condivisione e partecipazione attiva di attiviste e attivisti, persone rifugiate, cittadine/i e rappresentanti delle reti territoriali.
La serata, promossa da Refugees Welcome Italia insieme a UNHCR Italia, nell’ambito del progetto Community Matching - sostenuto con i fondi dell’8x1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai - ha visto una grande partecipazione e ha messo in evidenza quanto le relazioni quotidiane siano fondamentali per costruire una società più aperta e inclusiva.
L’evento si è aperto con il talk “Community Matching: storie e riflessioni”, moderato da Lucia Ciravolo di Refugees Welcome, che ha guidato un confronto ricco di contenuti con alcuni protagonisti del progetto Community Matching.
Jasmine Mittendorf (UNHCR Italia) ha ricordato che oggi, mentre le crisi globali legate ai rifugiati aumentano, è sempre più urgente fare di più, anche se le risorse a disposizione sono in calo. Molti programmi sono costretti a ridurre o sospendere le attività, con il rischio di generare ancora più instabilità. Secondo Mittendorf, pensare solo a proteggere l’economia e i confini è una visione limitata: non garantisce benessere né sicurezza, e può peggiorare le crisi invece di risolverle.
Ha poi sottolineato il valore del progetto Community Matching, che mette al centro le reti di solidarietà e dimostra come l’integrazione passi dal riconoscersi come persone e dal prendersi cura gli uni degli altri.
Daniela Di Capua, responsabile dell’Ufficio 8x1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, ha spiegato le motivazioni alla base del sostegno al progetto, legate alla costruzione di una cultura della pace e dell’interdipendenza. Ha sottolineato come, attraverso il progetto Community Matching, si favorisca l’incontro tra persone su un piano di parità, senza etichette, promuovendo relazioni fondate sulla reciprocità. Secondo Di Capua, il cambiamento autentico parte dal basso e dal coinvolgimento diretto di ciascuna e ciascuno: solo attraverso la trasformazione personale e quotidiana è possibile costruire comunità realmente inclusive, per quanto possa essere lento e complesso.
A seguire, sono intervenuti alcuni rappresentanti delle reti di associazioni che collaborano con il progetto Community Matching, offrendo supporto in ambito abitativo, lavorativo, legale e sociale.
Alessandra Massaro (Spazio Comune), Matteo Archilletti (Percorsi di cittadinanza), Federico Feliciani (Spes contra Spem), Andrea Giacomo Minichini, Majo Orellana Guevara e Dafne Alastra, attivi nella rete di Refugees Welcome Italia. Le loro testimonianze hanno restituito con concretezza le sfide e le opportunità dell’accoglienza diffusa.
Uno spazio è stato dedicato anche all’advocacy, con l’intervento di Giovanna Cavallo (Forum per cambiare l’ordine delle cose e Legal Aid), che ha ribadito l’importanza di politiche strutturali capaci di garantire diritti e dignità a chi cerca protezione.
Dal confronto è emerso un messaggio chiaro: nessuno si integra da solo. L’inclusione non è un atto individuale, ma un processo collettivo, basato sulla responsabilità condivisa e sulla costruzione di legami autentici. Ogni gesto di accoglienza rappresenta un passo verso una società più equa e coesa.
Per leggere di più sul progetto Community Matching cliccare al seguente link: https://ottopermille.sokagakkai.it/progetto/community-matching-e-cliniche-legali-per-lapolidia/

