Nella giornata di venerdì primo agosto, presso il Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II a Roma, si è tenuto l’incontro interreligioso di spiritualità dal titolo “Parole di speranza per l’umanità”, uno degli appuntamenti centrali del Giubileo dei Giovani. Un evento che ha riunito decine di giovani delle principali comunità religiose presenti in Italia, con l’obiettivo di promuovere un autentico momento di dialogo, ascolto e preghiera.
A partecipare all’iniziativa sono stati i rappresentanti delle comunità dei Giovani Musulmani d’Italia, dell’Unione Induista Italiana, dell’Amicizia ebraico cristiana, dell’Unione giovani ebrei Italiani, dei Bahà ’i, dell’Agesci, Fui, Acli, dell’Unione Buddhista Italiana, di Comunione e liberazione e dei giovani buddisti della Soka Gakkai italiana.
Con loro anche i rappresentanti della Pastorale giovanile CEI e dell’ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso. L’incontro, promosso dal Tavolo Nazionale Interreligioso dei Giovani, ha tratto ispirazione dallo storico incontro interreligioso voluto da Papa Giovanni Paolo II ad Assisi nel 1986. Al centro, la volontà di offrire ai giovani uno spazio di spiritualità condivisa, oltre le differenze, capace di costruire ponti in un tempo segnato da divisioni e conflitti.
A dare il benvenuto è stata la direttrice del Convitto, seguita dall’intervento di Monsignor Giuseppe Baturi, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, che ha sottolineato il valore del Giubileo come occasione di rinnovamento spirituale, invitando a deporre “le armi che abbiamo tra le mani, nel cuore e nelle parole” e indicando nella religione “un sentiero di azione speranzosa”. Momento centrale dell’incontro è stata una cerimonia collettiva, intensa e simbolica, incentrata sul tema dell’acqua come elemento comune e sacro nelle diverse tradizioni religiose. Ogni gruppo ha condiviso una lettura tratta dai propri testi sacri, accompagnata da un messaggio di speranza rivolto all’intera umanità.
“Il simbolo dell’acqua, tema che ci ispira oggi, è presente in ogni religione come elemento di purificazione, di rinnovamento, di sorgente di vita. Per noi giovani buddisti, l’acqua rappresenta anche la resilienza e la forza interiore: scorre, si adatta, supera gli ostacoli e allo stesso tempo nutre e collega ogni forma di vita. La nostra preghiera e la nostra pratica quotidiana mirano proprio a risvegliare questa forza vitale dentro di noi, per diventare come “acqua viva” che rigenera e unisce. In un’epoca in cui le differenze diventano spesso motivo di divisione, crediamo che il ruolo delle religioni – e in particolare delle giovani generazioni che le vivono e le rinnovano – sia quello di diventare costruttrici di ponti, promotrici di dialogo e generatrici di fiducia”. Questo un estratto del messaggio letto dai giovani della Soka Gakkai italiana.
A seguire, le varie confessioni hanno avuto uno spazio dedicato per il proprio momento di preghiera, alla presenza rispettosa degli altri giovani. Al termine dell’incontro, molti partecipanti hanno espresso un sentimento comune: quello di aver vissuto un’esperienza reale di fraternità e rispetto, in cui le diversità sono state accolte con curiosità, apertura e senso di condivisione. Un segnale concreto che, anche in tempi segnati da conflitti e crisi globali, la spiritualità può ancora essere terreno di speranza e costruzione di pace.







Al report ha contribuito Leonardo Khairallah. Le foto sono di Mattia Sammatrice