Report di alcune attività in Italia

La saggezza per creare la felicità e la pace - parte 2

Per  esprimere la parte migliore di me

News dalla SGI

Gettare l’ancora del cuore

Una determinazione nuova e libera

Dialogare per la giustizia

Campanello d’allarme per il XXI secolo

Pronta ad accogliere la vita

Il vostro cuore splende luminoso come il sole

Esiste un atteggiamento corretto nella preghiera?

22 maggio: Giornata mondiale della biodiversità

Il presente volume, edizione aggiornata del libro in precedenza pubblicato con il titolo Cos’è la rivoluzione umana, contiene diversi estratti degli scritti del maestro Ikeda, selezionati da un’immensa varietà di fonti che coprono molti decenni e che includono discorsi, saggi, conferenze e dialoghi. Il libro esplora i princìpi del Buddismo di Nichiren Daishonin e la loro applicazione pratica nella vita quotidiana, con una particolare attenzione al concetto di “rivoluzione umana”, quella trasformazione interiore che è la chiave per realizzare un’autentica felicità e contribuire così alla costruzione di una società pacifica e armoniosa. Come spiega il maestro Ikeda:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Compiere la propria rivoluzione umana significa spalancare gli occhi e guardare oltre il proprio ristretto mondo quotidiano, sforzarsi di dedicare le proprie azioni a qualcosa di più alto, più profondo e più grande»
</blockquote>



<figure class="wp-block-image aligncenter size-large is-resized"><a href="https://esperiashop.it/novita/la-saggezza-per-creare-la-felicita-e-la-pace-la-rivoluzione-umana/"><img src="https://wp-nr.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/uploads/2025/05/novita-esperienza-saggezza-interno-651x1024.jpg" alt="" class="wp-image-55436" style="width:287px;height:auto" title="La saggezza per creare la felicità e la pace – La rivoluzione umana"/></a></figure>



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Da cosa nasce la tua passione per il teatro e qual è stato il percorso per realizzare il tuo sogno?



La passione per il teatro ha fatto parte di me sin da piccola, anche come un istinto di sopravvivenza perché ero molto timida e l’unico momento in cui riuscivo a esprimermi, a comunicare e a cambiare situazioni non felicissime anche in famiglia, era quando facevo imitazioni o raccontavo delle storie, quando potevo “spostarmi da me”, interpretare da esterna ciò che vivevo nella realtà. Sono nata in una famiglia di scienziati ed ero stata influenzata in quella direzione, poi però la passione per il teatro era troppo forte e così ho deciso di trasferirmi a Roma da Palermo per studiare all’Accademia di Arte drammatica Silvio d’Amico. Ancora adesso sono molto timida ma sul palcoscenico o quando creo qualcosa, quando sono davanti a una telecamera, trovo il mio spazio di benessere.



Quali sono state le difficoltà che hai sperimentato nel costruire la tua carriera lavorativa?



Le difficoltà sono inevitabili… il lavoro di qualsiasi artista è di trovarsi in un sistema in cui devi essere scelto, ti metti a nudo e ti devono scegliere per un progetto. A volte va bene, a volte ricevi dei no e può essere scoraggiante. La tendenza che avevo era quella di non credere nelle mie potenzialità, soprattutto quando ricevevo dei no. Un’altra difficoltà era confrontarmi – in un ambiente competitivo come quello del mio lavoro – con persone che tendono a scaricare le loro sofferenze sugli altri. Da quando ho iniziato a praticare il Buddismo sono riuscita a trasformare il mio atteggiamento nelle situazioni che mi creavano sofferenza, rendendomi conto del potere che ho di influenzare positivamente l’ambiente in cui mi trovo.



Come ti sei avvicinata al Buddismo e come ti ha sostenuta nella tua vita e nella realizzazione del tuo sogno di fare l’attrice?



Mi hanno parlato di Buddismo tante volte. Ho iniziato in diverse occasioni, ricevevo enormi benefici e poi non continuavo. Poi mi sono confrontata con la morte di due persone a me care e in quel periodo andavo sempre a casa degli altri praticanti per recitare Daimoku. Mi resi conto in quel momento di quanto stavo bene mentre recitavo Daimoku, e di quanto questa pratica aiutasse me e chi mi stava accanto, perciò dopo un po' di tempo ho deciso di ricevere il Gohonzon. Una decisione molto importante, infatti da lì tutto ha iniziato a cambiare. C’è voluto del tempo perché avevo delle resistenze legate al fatto di non aver mai creduto profondamente in me stessa, e spesso mi capitava di percepire che non potevo avere alcun tipo di influenza sulle circostanze esterne. Dopo aver iniziato a praticare il Buddismo ho compreso che tutti siamo collegati e qualsiasi cosa capiti ha una funzione e io posso fare qualcosa per trasformare anche la più dolorosa delle circostanze. è stato bello comprendere che il mio karma è la mia missione. Nel momento in cui ho sentito che qualsiasi esperienza vissuta ha un fine più grande e che non riguarda solo me, il mio ego, e posso utilizzarla per trasmettere qualcosa alle altre persone, allora anche l’ambiente si è trasformato. E poi ho imparato a ripartire da “adesso in poi”. Da quando ho iniziato a concentrarmi sul momento presente e ad assumermi la responsabilità di quello che accadeva, tutta la mia vita ha iniziato a cambiare.



C’è una frase di Gosho o di Sensei a cui sei particolarmente legata?



Il Gosho Il conseguimento della Buddità in questa esistenza mi incoraggia molto quando perdo la bussola…  in particolare, la frase in cui Nichiren afferma:



«Perciò, quando invochi myoho e reciti renge devi sforzarti di credere profondamente che Myoho-renge-kyo è la tua vita stessa» (RSND, 1, 3)



<blockquote class="wp-block-quote">
Questa frase mi incoraggia soprattutto nei momenti in cui riemerge quella sofferenza che mi fa mettere in discussione le mie capacità e non mi permette di credere in me stessa.
</blockquote>



Gli insegnamenti del Buddismo e del presidente Ikeda mi hanno permesso di comprendere che posso mettere a disposizione la mia vita e il mio lavoro per un obiettivo più grande: incoraggiare gli altri. Io sono più grande di quell’oscurità se direziono il mio cuore e il mio lavoro verso kosen-rufu.



Qual è una delle più importanti esperienze che hai realizzato grazie al Buddismo nel tuo lavoro?



Un’esperienza molto importante risale a poco tempo fa, il 25 aprile di quest’anno. Un pezzo che interpretavo è stato scelto per essere presentato al Quirinale in diretta su Rai 1 di fronte al presidente della Repubblica. In quell’occasione, vista l’importanza della data, ho potuto parlare della liberazione dal fascismo, dalle dittature, dell’importanza della libertà di espressione e del rispetto della vita. Ho fatto tutto questo senza avere paura, ma il coraggio si è manifestato perché la causa che stavo portando in scena era molto più grande di me. Il punto era trasmettere quel messaggio a più persone possibile, ed io ero un veicolo per poterlo fare. Ho sentito profondamente che in questo risiede il valore del lavoro che svolgo, e quell’esperienza si è basata sul desiderio di indirizzare le mie azioni verso la realizzazione di kosen-rufu. Un’altra importante esperienza si è basata invece sulla capacità di dire no ad alcuni progetti in cui la mia condizione di donna era mortificata e svalorizzata. Avrei dovuto svolgere un lavoro che non mi avrebbe permesso di essere coerente con i miei princìpi e di rispettare la mia vita. In quel periodo stavo recitando molto Daimoku per trovare un progetto in cui far sentire la mia voce e quel “no” ha permesso a un’altra occasione di manifestarsi: una serie tv in cui potevo esprimermi con libertà e in coerenza con me stessa. La collaborazione con Bellocchio è stata una grande esperienza per me. Nel progetto portato avanti con lui ho avuto un ruolo importante in una serie che racconta la storia di Aldo Moro. Anche in questo caso ho sentito che il mio ruolo era quello di veicolare una storia che permette ai giovani di comprendere di più la situazione politica di un tempo e quella attuale, per sentire che non si può stare bene in un luogo in cui non ci sia una vera e propria libertà di espressione. In tutto questo percorso fondamentali sono stati i miei compagni e compagne di fede, che mi hanno sempre sostenuta. Ora nutro il desiderio di essere sempre più anche io un sostegno per i più giovani.



Quali sono i tuoi sogni per il futuro e cosa vorresti dire a chi ha il desiderio di lavorare nel tuo stesso ambito?



Vorrei incoraggiare chi sta iniziando questo percorso lavorativo a concepirsi sempre come veicolo di qualcosa che è più grande del proprio ego. Di pensare che anche quando ci sono momenti di calma e di non lavoro, bisogna non fermarsi mai, continuare a studiare per poi essere pronti a diventare veicolo di una nuova storia. A chi pratica il Buddismo vorrei dire di continuare sempre a fare del proprio karma la propria missione. Riguardo ai miei sogni sto scrivendo qualcosa di mio, legato a un’esperienza della mia vita dolorosissima che ho trasformato grazie alla pratica buddista. Anche se non so ancora che forma artistica prenderà, so che anche in questo caso sarà un veicolo per trasmettere un messaggio importante.



<figure class="wp-block-image aligncenter size-full is-resized"><img src="https://wp-nr.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/uploads/2025/05/Aurora-Peres-2-DEF_.jpg" alt="" class="wp-image-55416" style="width:744px;height:auto"/></figure>

<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Togo: Il direttore generale della SGI Yoshiki Tanigawa incontra il rettore dell’Università di Lomé e il Ministro per la pianificazione e lo sviluppo regionale </h5>



Il 5 maggio, durante la sua visita nel Togo, il direttore generale della SGI, Yoshiki Tanigawa, ha incontrato Adama Mawulé Kpodar, rettore dell’Università di Lomé, presso il campus universitario. I due hanno discusso del concetto di creazione di valore nell’educazione. Lo stesso giorno, il direttore Tanigawa si è recato anche al Ministero per la pianificazione e lo sviluppo regionale del Togo, dove ha incontrato il ministro Koami G. Gomado, che ha elogiato la SGI del Togo per il suo impatto positivo sui giovani.



<figure class="wp-block-image aligncenter size-full is-resized"><img src="https://wp-nr.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/uploads/2025/05/Lome1.jpg" alt="" class="wp-image-55396" style="width:585px"/></figure>



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<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Il Centro Ikeda per la pace ospita una conferenza sull’educazione al disarmo nucleare</h5>



<figure class="wp-block-image aligncenter size-large is-resized"><img src="https://wp-nr.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/uploads/2025/05/sginews1-1024x576.jpg" alt="" class="wp-image-55394" style="width:585px"/></figure>



Dal 9 all'11 maggio, il Centro Ikeda per la pace, l’educazione e il dialogo (Ikeda Center for Peace, Learning, and Dialogue), insieme al Centro James Martin per gli studi sulla non proliferazione dell’Istituto Middlebury per gli Studi internazionali di Monterey, all’Istituto Soka per le soluzioni globali dell’Università Soka d’America e alla Harvard Graduate School of Education hanno organizzato la conferenza “Educare alla pace: una conferenza per docenti sull’educazione al disarmo nucleare” a Cambridge, nel Massachusetts. Il primo giorno si è tenuta una tavola rotonda con Ira Helfand del Gruppo direttivo internazionale di ICAN, Ivana Nikolić Hughes della Nuclear Age Peace Foundation, Emma Pike di Lex International e Masako Toki del Centro James Martin, il cui argomento principale è stato il ruolo dell’educazione nel promuovere il pensiero critico e la responsabilità civica al fine di creare un mondo libero dalle armi nucleari.



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<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">I rappresentanti della Soka Gakkai incontrano Papa Leone XIV</h5>



<figure class="wp-block-image aligncenter size-full is-resized"><img src="https://wp-nr.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/uploads/2025/05/popedef.jpg" alt="" class="wp-image-55395" style="width:353px;height:auto"/></figure>



Il 18 maggio si è tenuta in Piazza San Pietro, nella Città del Vaticano, la Messa di insediamento del nuovo Papa, Leone XIV. All'evento hanno partecipato alcuni rappresentanti dell'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, tra cui il presidente Alberto Aprea, insieme ad altre delegazioni religiose. Il 19 maggio, i rappresentanti della Soka Gakkai hanno anche partecipato a un’udienza con il Papa per le delegazioni ecumeniche e interreligiose. Durante l’incontro, il presidente Aprea ha trasmesso un messaggio di congratulazioni da parte del presidente della Soka Gakkai Minoru Harada. (<a href="https://ilnuovorinascimento.org/a/la-soka-gakkai-italiana-allinsediamento-di-papa-leone-xiv">Leggi qui il nostro articolo</a>)



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<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">thailandia: Un rappresentante della SGI presenta le iniziative della SGI Al comitato regionale per l'asia-pacifico</h5>



<figure class="wp-block-image aligncenter size-full is-resized"><img src="https://wp-nr.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/uploads/2025/05/sgi-at-congo-rcap.jpg" alt="" class="wp-image-55393" style="width:457px;height:auto"/><figcaption class="wp-element-caption">© Seikyo Shimbun</figcaption></figure>



Il 25 e 26 aprile, Hiro Sakurai, direttore dell’Ufficio SGI per gli Affari delle Nazioni Unite, ha partecipato alla riunione del Comitato regionale CoNGO per l’Asia-Pacifico a Bangkok, in Tailandia. Il direttore Sakurai ha presentato l’impegno della SGI per la promozione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs) nella regione Asia-Pacifico, inclusi i forum sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile guidati dal Comitato per la pace delle donne della Soka Gakkai (WPC). Ha inoltre sottolineato gli sforzi della Coalizione Asia-Pacifico basata sulla fede per lo Sviluppo Sostenibile e ha ricordato la collaborazione della SGI nell’ambito del “SDG 17” con l’organizzazione di eventi congiunti in occasione del Summit degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile del 2023 e del Summit del Futuro del 2024.



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<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">PUBBLICATO il Rapporto annuale 2024 della SGI - Attività per la pace</h5>



<figure class="wp-block-image aligncenter size-full is-resized"><img src="https://wp-nr.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/uploads/2025/05/SGI-Report-2024-edited.jpg" alt="" class="wp-image-55425" style="width:441px;height:auto"/></figure>



Per conoscere le attività della SGI per la pace e la sensibilizzazione, le collaborazioni e il sostegno alle iniziative delle Nazioni Unite, è stato pubblicato un Rapporto annuale SGI 2024 che può essere consultato a questo link (in inglese): 



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<div class="wp-block-button"><a class="wp-block-button__link has-base-color has-text-color has-link-color wp-element-button" href="https://un-sgi.files.svdcdn.com/production/assets/downloads/SGI_2024_Annual_Report_final2.pdf?dm=1748230815">Leggi qui il Rapporto annuale SGI 2024</a></div>
</div>

<blockquote class="wp-block-quote">
«Shin’ichi sottolineò quanto fosse importante per i diplomati “gettare l’ancora del loro cuore” nel mare delle scuole Soka, la loro “casa spirituale”, con l’obiettivo di coltivare e mantenere per sempre l’amicizia con i compagni di scuola. “Gettare l’ancora del cuore” significa fare di un determinato luogo il punto di riferimento della propria vita. […] “Se nutrite anche solo un po’ di nostalgia per la scuola Soka che avete frequentato, vuol dire che c’è ancora un divario tra voi ed essa. Ma se è proprio lì che avete gettato l’ancora, allora non ci sarà spazio per altro e vi sentirete tutt’uno con essa, e a essa sarete uniti per sempre. Al giorno d’oggi, laddove imperversa ovunque la divisione, questo atteggiamento rifletterà uno stato vitale capace di superare qualunque divisione.” […] Ascoltando la voce di Shin’ichi provenire dagli altoparlanti, gli studenti si resero conto che il presidente Yamamoto pensava sempre a loro e che aveva di certo gettato l’ancora del cuore nelle loro scuole. I ragazzi promisero in cuor loro che avrebbero fatto lo stesso» (NRU, 23, 4)
</blockquote>







<div class="wp-block-group">
<figure class="wp-block-image alignleft size-full is-resized"><img src="https://wp-nr.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/uploads/2025/05/Valerio-Confalone-DEF.jpg" alt="" class="wp-image-55384" style="width:329px;height:auto"/></figure>
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<div class="wp-block-group">
Il 16 marzo 1976, Shin’ichi partecipò alla cerimonia di consegna dei diplomi alla scuola superiore Soka a Tokyo. Nello stesso momento, la cerimonia si teneva anche nella scuola di Okayama. Non potendo essere in entrambi i luoghi, fece arrivare un messaggio registrato. La sua voce, trasmessa dagli altoparlanti, fece sentire agli studenti tutta la sua attenzione e il suo affetto. Profondamente toccati da quella presenza, promisero nei loro cuori di “gettare l’ancora” del loro cuore nel mare della scuola Soka. Questo brano mi ha aiutato a capire cosa significhi e quanto sia fondamentale avere un punto di riferimento nella vita: il mio maestro. In un mondo, come quello che stiamo vivendo oggi, pieno di stimoli e cambiamenti, “gettare l’ancora” è una scelta precisa: decidere dove radicare la propria vita, in quali valori e princìpi, anche nei momenti di difficoltà. In questi anni, pur lavorando a tempo pieno, sto portando avanti gli studi universitari per realizzare una vita pienamente soddisfatta e felice che possa essere di ispirazione alle altre persone. Mi sto sfidando anche nel portare avanti il mio impegno per kosen-rufu nel luogo in cui ho scelto di nascere perché questa è la promessa che ho fatto a Sensei. Non posso nascondere che sono anni molto difficili. Spesso sento le energie e la motivazione calare, ma ogni volta che torno allo studio de La nuova rivoluzione umana o partecipo a un’attività, ritrovo il motivo per cui mi sto impegnando così tanto. Non per dovere, ma per convinzione e fiducia assoluta che attraverso queste azioni posso realizzare una vita veramente felice, che continuando a crescere nella Soka Gakkai posso costruire un io ancora più solido. Studiando questo passo ho sentito nascere dentro di me la consapevolezza che non è sufficiente sentirmi “vicino” alla Soka Gakkai e al cuore del maestro, ma che desidero sentirmi parte, senza il minimo distacco. So che per realizzare questo tipo di non dualità tra me e il maestro è necessario “gettare davvero l’ancora”, e restare fedele al mio impegno iniziale, ossia di essere un discepolo assolutamente felice. Oggi, la mia determinazione è continuare su questa strada, senza cercare vie più comode. Vivere ogni giorno con la consapevolezza di essere parte di questo cammino, unito al maestro. Desidero contribuire alla realizzazione di kosen-rufu “gettando l’ancora del cuore” in questa lotta condivisa. Anche quando è dura, anche quando mi sento solo. Perché è qui che scelgo di restare e di vincere.
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L’esperienza che condivido oggi con voi ha avuto inizio nel 2015, anno in cui mi sono trovata a vivere una profonda crisi esistenziale. Era un momento molto buio, avevo trent’anni e non avevo realizzato niente. Mi trovavo bloccata all’università a causa di un grande debito economico, soffrivo moltissimo per un amore non corrisposto e mio padre era alla fine della sua vita. Mi sentivo sola, persa e non avevo idea di cosa volessi realizzare. Proprio allora la Soka Gakkai mi offrì due occasioni incredibili: la vice responsabilità nazionale studenti e l’opportunità di sostenere il Nuovo Rinascimento con le mie illustrazioni. Queste attività furono un potente allenamento per credere nel mio potenziale a prescindere dai risultati manifestati fino a quel momento. Ogni illustrazione che facevo era una grande sfida, e grazie a quell’attività presto capii che l’illustrazione e la grafica erano la mia passione. Così nel 2020, all’età di trentasei anni, trovai il coraggio e i soldi per iscrivermi a una scuola di grafica e parallelamente iniziai a fare attività nella redazione de Il Volo Continuo, che stava rinnovando la grafica del sito. Quell’attività ne Il Volo fu una preziosa occasione per approfondire la mia nuova passione e creare legami del cuore. Nel 2022 sono finalmente passata al Gruppo donne senza rimpianti. Ho accompagnato mio padre nel suo ultimo viaggio con gioia e serenità, mi sono diplomata in una materia che amo con ottimi voti e ho incontrato una persona meravigliosa con cui ho creato una relazione di valore. Nell’estate successiva, però, mi ritrovai nuovamente a fare la cameriera per sopravvivere. Riemerse tutta la mia frustrazione, insieme al pensiero che tutti i miei sforzi fossero stati inutili. Avevo trentotto anni e nessuna esperienza lavorativa: chi avrebbe mai potuto assumermi con tutta la concorrenza che esiste nel mondo del design? Davanti al Gohonzon intuii che il problema non era l’ambiente, ero io ad avere paura di non essere all’altezza dei miei sogni! Nel messaggio inviato ai giovani di tutta Europa in occasione del 16 marzo 2008, cinquantesimo anniversario del giorno di kosen-rufu, Sensei scrive:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Kosen-rufu può essere realizzato soltanto da giovani senza paura come il re leone, la cui saggezza risplende come il sole; da qualcuno che non dipende dagli altri ma si alza in piedi con coraggio, pienamente consapevole della propria grande missione. Kosen-rufu&nbsp;è la più nobile impresa che esista al mondo: quella di coltivare una grande condizione vitale, indistruttibile e gloriosa, in se stessi e negli altri.&nbsp; […] Perciò vi prego di accogliere con gioia tutte le vostre battaglie, con la profonda convinzione che sono come medaglie del massimo onore» (NR, 395)
</blockquote>



Con queste parole nel cuore, comunicai al titolare del ristorante dove stavo lavorando di non contare su di me per la stagione successiva, e iniziai una profonda battaglia. Tutte le mattine mi svegliavo, facevo Daimoku e inviavo curriculum. Ne avrò inviati centinaia al giorno per mesi senza ricevere neanche una risposta. Dovevo fare di più! Decisi di andare personalmente a consegnare i curriculum e fu tutto difficile, una corsa a ostacoli, anche solo stamparlo fu un’impresa. Proprio in quei giorni ricevetti la dolorosa notizia della morte del presidente Ikeda e determinai di vincere assolutamente in ogni aspetto della mia vita partendo dal condividere gli insegnamenti del Buddismo con gli altri. Poco dopo mi trovai a dialogare con una ragazza di ventisei anni che mi disse di aver letto un annuncio per un lavoro che le sarebbe piaciuto, ma era richiesta la laurea magistrale che lei non aveva conseguito. Le parlai profondamente di Buddismo, di quanto la vita sia piena di occasioni e delle realizzazioni del maestro Ikeda. Quella sera stessa decise di inviare comunque la sua candidatura. Il giorno successivo mi chiamò una mia cara amica a cui avevo parlato del Buddismo dieci anni prima, che in quel momento stava lavorando in una delle migliori agenzie creative d’Italia. Mi disse che una sua collega sarebbe andata in maternità di lì a poco e mi incoraggiò a inviare il mio curriculum, cosa che feci. Finalmente qualcosa si stava muovendo! Qualche giorno dopo la giovane donna tornò a trovarmi, recitammo Daimoku insieme e fummo entrambe profondamente rigenerate da quella preghiera condivisa. Dopo qualche ora mi comunicò incredula di essere stata presa al colloquio per quel lavoro che riteneva impossibile! Questa notizia mi riempì di gioia. Io invece aprendo internet vidi che l’agenzia a cui avevo mandato il curriculum aveva pubblicato un annuncio per la sostituzione maternità: fu la conferma che anche stavolta mi avevano scartato. Ormai era passato quasi un mese, perciò dissi al mio compagno: “Non mi prenderanno, ormai è chiaro! Oggi passerò a presentarmi al ristorante sotto casa!”. Lui mi rispose: “Finché non saranno loro a dirti di no, tu devi crederci, devi crederci fino alla fine!”. Le sue parole mi toccarono: perché lui riusciva ad avere più determinazione di me? Perché non riuscivo a tirar fuori l’ichinen della vittoria nel mio cuore? Quel giorno era il compleanno della signora Kaneko e decisi di recitare Daimoku finché fosse stato necessario! Volevo vincere per la giovane donna che stavo sostenendo, per Sensei e per tutte le donne che decidono di reinventarsi dopo i trent’anni. Tuttavia sentivo che la mia determinazione era debole, così continuai a recitare Daimoku per ore finché a un certo punto vidi chiaramente il pensiero illuso che mi stava ostacolando: “Come puoi desiderare di essere felice sapendo tutto quello che succede in Ucraina, in Palestina, nel Mediterraneo…?”. In fondo al cuore mi sentivo profondamente in colpa ad essere felice. Ancora una volta sono state le guide di Sensei e l’umanesimo buddista a permettermi di trasformare questa illusione ricordandomi che siamo tutti legati a un livello profondissimo della vita e che, proprio come nella Rete di Indra, se uno di noi si illumina la sua luce si riflette anche su tutti gli altri. Pensai che era mia responsabilità essere felice, perché se io trasformo il mio karma alleggerisco un pezzetto il karma di tutta l’umanità! E in questo modo, finalmente, pregando per la felicità di tutti e tutte, ho sentito emergere dal cuore il ruggito di un leone. Il mio Daimoku aveva una determinazione nuova e libera, il mio cuore era privo di dubbi. Avevo vinto! Chiusi il Gohonzon, aprii la mail e vidi la convocazione dell’agenzia! Mi presentai al colloquio con la stessa paura di sempre, ma il mio cuore era profondamente cambiato e questa volta tutto il mio ambiente mi stava sostenendo. Ad aprirmi la porta con un sorriso meraviglioso fu Carlo, che da anni lavorava in quell’agenzia, con il quale avevo fatto attività per il Volo Continuo e che fu presente all’incontro per tutto il tempo. Alla fine del colloquio, accompagnandomi alla porta mi disse: «Congratulazioni! Sai che giorno è oggi? È il secondo anniversario della pubblicazione del nuovo sito de Il Volo Continuo!».



Adesso è più di un anno che lavoro per molti grandi brand Italiani in questa agenzia, a dieci minuti da casa, gomito a gomito con Carlo, con lo stipendio che avevo determinato e imparando ogni giorno qualcosa. La giovane donna a cui ho fatto shakubuku, dopo aver iniziato il lavoro che riteneva impossibile, ha deciso di iscriversi di nuovo all’università e di conseguire comunque la laurea magistrale! La nostra è una meravigliosa esperienza di crescita condivisa tra una donna giovane e una giovane donna.



Provo un’infinita gratitudine per le redazioni della Soka Gakkai che, oltre ad avermi dato tantissima fiducia e avermi permesso di accumulare tanta buona fortuna, mi hanno allenata nella fede offrendomi costante occasione di approfondire lo spirito di maestro e discepolo. Nichiren Daishonin scrive:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Sia che tu invochi il nome del Budda, che reciti il sutra o semplicemente offra fiori e incenso, tutte le tue azioni virtuose metteranno nella tua vita buone radici e benefici. Pratica la fede con questa convinzione» (Il conseguimento della Buddità in questa esistenza, RSND, 1, 4)
</blockquote>



Ho sperimentato che di tutte le mie lotte e gli sforzi fatti nella mia rivoluzione umana, niente è andato mai perduto. Ogni cosa si è trasformata in beneficio per me e per gli altri, e per questo motivo, da quando ho iniziato a lavorare, la prima cosa che faccio quando ricevo lo stipendio è l’offerta per kosen-rufu.



Oggi la mia determinazione è continuare a crescere come grafica e come illustratrice, di creare una famiglia armoniosa per kosen-rufu e, più di ogni altra cosa, di utilizzare la mia vita per rendere sempre più concreta la visione del presidente Ikeda. PS: Qualche giorno dopo aver condiviso questa esperienza al Corso nazionale delle redazioni, sono stata assunta dall’agenzia a tempo indeterminato!

<h5 class="wp-block-heading has-magenta-color has-text-color has-link-color">Cambiamo i tempi con la forza delle parole</h5>



Nel Gosho è scritto: «È attraverso l’uso di parole, dette e scritte, che il Budda salva gli esseri viventi» (RSND, 2, 7). Le parole piene di speranza scuotono le persone e cambiano il corso della storia. Il maestro Toda fondò il giornale Seikyo Shimbun sapendo che la parola e il dialogo avrebbero dato un grande impulso allo sviluppo di kosen-rufu. Il 20 aprile segna l’anniversario della sua prima pubblicazione. Il mio sogno, come fu anche del maestro Toda, è che questo giornale venga letto in Giappone e in tutto il mondo. Desidero che voi successori portiate avanti questa sfida.



I giovani creano e costruiscono per il bene della gente e della pace



Ho composto questa poesia per il primo numero del Soka Shimpo, la rivista del Gruppo giovani. I giovani devono usare coraggiosamente le risorse della cultura e della nonviolenza, dedicandosi giorno dopo giorno alle persone. Il risultato diretto di questo impegno continuo è la creazione della pace.



<h5 class="wp-block-heading has-magenta-color has-text-color has-link-color">Il dialogo basato sul coraggio crea fiducia</h5>



Nichiren Daishonin in una lettera a Nichigen-nyo scrisse: «E le persone possono offendere il Sutra del Loto, ma ciò non cambia il suo valore più di quanto chiamare un gioiello “sasso” cambi il valore del gioiello» (RSND, 1, 279). La verità è verità. La giustizia è giustizia. Qualsiasi cosa gli altri dicano non bisogna avere paura.　 La vera compassione consiste nel correggere con saggezza i pregiudizi e le idee erronee aprendo la strada al bene e alla giustizia. L’indifferenza di fronte all’ingiustizia e alla menzogna corrompe il cuore delle persone causando turbamento e inquietudine nella società. Per questo non dobbiamo farci sviare. I giovani devono essere perspicaci e buoni osservatori, affermare la verità con piena sicurezza in loro stessi. Non dimenticate che il coraggio ci rende persone degne di fiducia.



<h5 class="wp-block-heading has-magenta-color has-text-color has-link-color">Avanziamo con lo spirito di diffondere la verità</h5>



Il trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese inizia con la preoccupazione del viaggiatore e della persona che lo ospita per il susseguirsi di calamità naturali, epidemie e carestie. A un certo punto, durante la conversazione, il viaggiatore indignato fa per alzarsi e andare via, ma il padrone di casa sorridendo “trattiene l’ospite” (cfr. RSND, 1, 16) e continua amabilmente a parlare. Lo spirito di confutare le falsità e diffondere la verità si manifesta in un dialogo gioioso e animato da una profonda convinzione. Conduciamo dialoghi volti a generare convinzione ed empatia. Con un forte Daimoku facciamo sgorgare gioia e vitalità dalla nostra vita e parliamo con tante persone nuove!

Questo prezioso, quasi profetico dialogo tra Daisaku Ikada, presidente della SGI, e Aurelio Peccei, economista di fama mondiale e co-fondatore del Club di Roma, offre al lettore una grande ricchezza di riflessioni e stimoli sulle questioni cruciali che l’umanità si trova, oggi come allora, ad affrontare. Uno scambio tanto più stimolante in quando condotto da punti di vista diversi, ma con l’obiettivo comune di individuare insieme i mezzi per giungere a un cambiamento di rotta.



Peccei&nbsp;e Ikeda iniziarono a dialogare e a condividere idee e prospettive nel 1975, in un mondo diviso dalla Guerra Fredda. Purtroppo, molti dei problemi e degli interrogativi sollevati cinquant’anni fa nel loro dialogo sono tuttora attuali, e per di più su scala molto più ampia. Un dialogo colmo di saggezza e lungimiranza, che anticipava di gran lunga il comune pensare dei loro contemporanei.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">La situazione globale</h5>



Il titolo, Campanello d’allarme per il XXI secolo, esprimeva l’urgenza di questo appello lanciato all’umanità affinché si risvegliasse e prendesse coscienza della gravità del pericolo che stava correndo. Come scrive Peccei:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Mai, in effetti, nella sua lunga storia, la Terra è stata sconvolta fino a questo punto da uno stato di guerra endemico, da violenze civili e militari, da terrorismo e tortura praticati – si può ben dirlo – in ogni parte del mondo, da distruzioni operate o incipienti, dalla preparazione a livello scientifico di rovine future ancor più atroci» (pag. 225).
</blockquote>



Oggi, a distanza di cinquant’anni, possiamo ancora sottoscrivere l’affermazione che la situazione globale «non tende certo a rischiararsi, e il pericolo che le crisi in atto possano aggravarsi è reale. D’altra parte sarebbe imperdonabile rinunciare al nostro dovere morale di lottare incessantemente per migliorare la condizione esistenziale dell’uomo» (Premessa, pag. XI). Infatti, questo monito accorato è animato da una altrettanto ferma convinzione che abbiamo il potere di invertire il flusso della corrente: se l’essere umano saprà prendere infine coscienza del pericolo che sta correndo, se saprà fare appello alla sua volontà, avrà modo di capovolgere l’attuale tendenza distruttiva. Dal momento che è a rischio la stessa condizione umana, occorre porci sulla rotta suggerita dalla saggezza per procedere secondo una direzione corretta e ragionata, rivedere in toto i nostri valori e la visione della vita, respingendo il concetto di sviluppo a ogni costo, egoistico e fine a se stesso, per adottare una linea di condotta incentrata sull’essere umano e sul rispetto della dignità della vita, delineando azioni e atteggiamenti tesi a migliorare la condizione umana negli anni e nei decenni a venire. Per entrambi gli autori, il pianeta su cui viviamo è fondato su un profondo senso di interdipendenza. Gli esseri umani dipendono gli uni dagli altri per sopravvivere, così come gli esseri umani dalla natura. In questa direzione il Club di Roma ha aperto una nuova strada, favorendo la nascita di concezioni all’epoca del tutto nuove, quali la crescita organica e lo sviluppo sostenibile, che hanno contribuito a guidare il nostro pensiero in direzioni più sane e costruttive.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Una prospettiva planetaria</h5>



Nell’analizzare le cause della situazione per cercare di individuare possibili soluzioni è necessario adottare una prospettiva planetaria, sia in termini spaziali che temporali, considerando i momenti evolutivi di cui l’umanità attuale rappresenta solo la fase conclusiva, l’inevitabile prodotto.



L’indagine prende quindi le mosse dalle età più remote: se immaginiamo di comprimere il tempo trascorso dalla nascita del nostro pianeta blu – sei miliardi di anni fa – a oggi nell’arco di una settimana, possiamo affermare che la Terra abbia cominciato a esistere nel primo minuto di lunedì, e la vita abbia iniziato a pulsare nelle primissime ore di martedì. A partire da quel momento la vita, lentamente, tenacemente, senza posa, ha tessuto la sua tela, si è spinta avanti, ampliandosi, evolvendosi, trasformandosi, differenziandosi in tutta la sua meravigliosa profusione e varietà di milioni e milioni di specie e sistemi viventi. Tale processo si è svolto nel corso di ere lunghissime.&nbsp;



Così Peccei racconta l’evolversi della vita in questo nostro angolo di universo. Un’evoluzione che ha seguito il suo corso in modo graduale e costante, finché è iniziato il processo di ominizzazione.



Allo scoccare della mezzanotte di sabato, infatti, ossia un milione di anni o diecimila secoli fa, in varie zone della Terra è apparso l’homo sapiens, ultima, significativa creazione della Natura, «la cui prima incombenza è stata quella di lottare con gli altri primati e tutte le altre creature per dare avvio alla sua meravigliosa avventura» (pag. 6). Solo molto recentemente, in quel frammento di tempo che corrisponde alla domenica due – secoli fa – l’evoluzione assume un’accelerazione improvvisa che porta l’umanità a uno sviluppo scientifico tecnologico e industriale senza ritorno. Tali rivoluzioni materiali hanno dotato le nostre generazioni di conoscenze e potere tanto inattesi quanto sorprendenti, che possono essere – e di fatto sono stati – usati nel modo migliore, ma anche nel peggiore. L’essere umano, che fino a quel momento aveva convissuto con la Natura, ne diventa il dominatore che depreda, sfrutta e impoverisce a suo uso e consumo le risorse. Da quel momento e in brevissimo tempo abbiamo decimato innumerevoli specie animali e vegetali, che dai tempi più lontani ci erano state fedeli compagne, fornendoci sostegno e alimento. Abbiamo degradato l’ambiente che ci circonda inquinando e avvelenando il suolo, l’aria e l’acqua da cui dipendiamo come ogni altro essere vivente. Abbiamo creato un’ipertrofica tecnosfera formata da industrie, macrocosmi urbani e strutture artificiali senza fine, incuranti del fatto che avidamente acquisisce spazi e risorse sempre crescenti a spese dei sistemi naturali, e che il suo proliferare ci sottopone fatalmente allo stress di stili di vita congestionati e innaturali.



<blockquote class="wp-block-quote">
«Solo ora, finalmente, cominciamo a capire che saremo chiamati a pagare un durissimo prezzo per aver ceduto alla tentazione di rimodellare la Terra come fossimo stati i soli ad abitarla, mentre il nostro pianeta è bello e generoso proprio per l’esistenza di molteplici forme di vita che contribuiscono a renderlo ciò che è. Per coronare l’opera, alla fine abbiamo imparato a fabbricare il più artificiale dei nostri manufatti: la Bomba, che in un batter d’occhio ha il potere di distruggere ogni elemento necessario alla vita di tutti e perfino la vita stessa» (pag. 9)
</blockquote>



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Fino a quando tutto questo potrà continuare?</h5>



Tuttavia, nonostante sia allarmante, questo circolo vizioso di disfunzioni non è irreversibile. Il suo moto può essere corretto e invertito. Comprendere questa realtà e agire di conseguenza rappresenta il principale imperativo del nostro tempo e il messaggio centrale del libro.&nbsp;



<blockquote class="wp-block-quote">
«Ogni essere umano racchiude in sé ampie riserve di comprensione, immaginazione e creatività, nonché un patrimonio di risorse morali inutilizzate e perfino dimenticate. Tali riserve costituiscono un potenziale intatto che può e deve essere incentivato e sfruttato per rimediare ai danni causati a noi stessi e al nostro ambiente e per ripristinare un equilibrio che è andato perduto. In tal modo potremo finalmente capovolgere la situazione» (pag. 20).
</blockquote>



In particolare, la filosofia della rivoluzione umana apre a nuovi modi di pensare, una nuova prospettiva sul mondo. I valori della compassione, del rispetto della dignità della vita in tutte le sue forme, nonché la consapevolezza dell’interdipendenza di tutti i fenomeni offrono gli strumenti per quella trasformazione interiore che è la necessaria premessa per realizzare un’inversione di rotta.



<blockquote class="wp-block-quote">
«Esiste in ogni singolo individuo un patrimonio di capacità e di qualità rimasto a oggi in letargo, ma che può essere finalmente portato alla luce e sfruttato per correggere il processo di deterioramento della condizione umana» (pag. 161).
</blockquote>



Questa fiducia nel potenziale di ogni persona è il fondamento delle attività del Club di Roma e della Soka Gakkai. Anche in un mondo in cui continuano a verificarsi eventi tragici, possiamo avere riguardo e cura per chi ci circonda, continuare a credere fermamente nel potenziale di ogni individuo e non lasciare nessuno indietro.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">La “rivoluzione umana” è la chiave</h5>



Il dialogo si conclude con le seguenti parole di&nbsp;Aurelio&nbsp;Peccei:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Dal momento che la rivoluzione umana è la chiave che ci consente un’azione positiva tesa all’adozione di un corso totalmente diverso e alla rinascita della fortuna dell’essere umano, dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per renderla operativa. Prima che sia troppo tardi» (pag. 221).    Ognuno di noi può impegnarsi in prima persona per determinare un cambiamento. «[…] se dopo aver letto queste pagine vorrete unirvi a noi nella lotta per la pace non potremo aspirare a più ambita ricompensa per le fatiche che abbiamo sostenuto» (pag. 225)
</blockquote>







Il maestro Ikeda racconta:



<blockquote class="wp-block-quote">
«[…] Nella sua qualità di fondatore del Club di Roma, Aurelio Peccei ha viaggiato infaticabile da un paese all'altro del mondo, impegnato nella sua missione tesa al bene futuro dell'umanità. Ogni qualvolta si trovava in Giappone, aveva la bontà di farmi visita e quando a mia volta io ero in Europa faceva di tutto per raggiungermi a Roma o a Parigi. Una volta è arrivato a Firenze guidando personalmente l'automobile, al solo scopo di incontrarmi. In tutte queste circostanze, non ho mai mancato di sentirmi vivamente colpito dal vigore giovanile impresso sul volto sorridente di quest'uomo che dedicava gran parte del suo tempo e delle sue energie alla discussione delle azioni da intraprendere per approdare negli anni futuri a una più meditata e avanzata civiltà. Nonostante fosse assorbito da molteplici affari e impegni, questo dialogo lo entusiasmava. Dopo aver registrato su nastro le sue risposte alle domande che avevo formulato, si prendeva la briga di rivedere e ritrascrivere a macchina le sue osservazioni registrate in forma più estesa e compiuta» (Prefazione all'edizione italiana, pag. 5)
</blockquote>

Collaboro con la redazione di Buddismo e società e mi occupo di Gomma e Carboncino, che ho inventato insieme a Valeria Gasparrini.



Ho recitato per la prima volta Nam-myoho-renge-kyo all'età di diciotto anni, ma solo a ventotto mi sono decisa ad avvicinarmi alla Soka Gakkai. Nel 2000 ho ricevuto il Gohonzon. Nei dieci anni precedenti avevo recitato Daimoku ogni tanto e ogni volta avevo ottenuto un beneficio. Una volta avevo deciso di fare venti minuti al giorno per una settimana con l'obiettivo impossibile di lavorare con Aldo Giuffré, che avevo individuato come un maestro dell’arte teatrale. Volevo fare l'attrice ma, pur avendo compiuto già degli studi teatrali, avevo bisogno di perfezionare la mia preparazione, solo che non mi potevo permettere economicamente una scuola di teatro. Ottenni l'audizione e la vinsi. Lavorai con Giuffré, pagata, per quattro anni.



Nel frattempo studiavo all'università e avevo anche un lavoro part-time che mi dava i soldi per le sigarette, i libri, le tasse universitarie... Ma a un certo punto le cose non hanno più funzionato. Il lavoro di attrice cominciava a stentare, mi mancavano due esami per laurearmi ma non riuscivo a sostenerli. La depressione e il distacco dalla vita si radicavano sempre di più. Un giorno un collega della compagnia di Giuffrè mi disse "Ti devo parlare di una cosa importante". Non ci vedevamo da un anno e lo trovai molto ringiovanito. Mi parlò della pratica e mi regalò un libretto di Gongyo. Tenni quel libretto nel cassetto per un anno fino a quando, dopo essere stata lasciata da quello che consideravo l'uomo della mia vita, mentre meditavo il suicidio mi ricordai che nel cassetto c'era quel libretto e decisi di fare Gongyo. Cominciai ad affrontare la difficoltà di quella preghiera incomprensibile. Mentre lo facevo entrò mia sorella e mi disse che lo stavo facendo male. Si sedette accanto a me e mi spiegò come fare. Recitammo Gongyo insieme. Non sapevo che avesse frequentato i gruppi buddisti! Da quel momento cominciammo a praticare insieme e abbiamo ricevuto il Gohonzon lo stesso giorno. Qualche mese dopo ho incontrato l'uomo che sarebbe diventato il padre di mio figlio, e con il quale avrei condiviso sedici anni di vita. Dopo sei anni di convivenza compresi che stavo prendendo la pillola non perché avessi scelto di non avere figli, ma perché avevo paura. Feci Daimoku per trasformare la base di tutte le mie scelte, che era la paura, e rimasi incinta praticamente subito. Ho partorito con un cosiddetto “parto precipitoso”, considerato mortale nel 100% dei casi. Sono viva grazie a una serie fortunata di eventi, come una infermiera che ha recitato Daimoku nel mio orecchio non appena mi hanno dichiarata morta, un chirurgo che mi ha operata anche se non c’erano apparenti possibilità di sopravvivenza, una squadra di medici e infermieri che, pur scioccati dal fatto che “in realtà non ero morta”, hanno fatto di tutto per salvarmi. Quella notte ho sconfitto il mio distacco dalla vita, convinta che “solo Nam-myoho-renge-kyo è la felicità assoluta”. Mi sono svegliata dal coma sei ore dopo l’intervento, ho potuto abbracciare mio figlio e anche allattarlo al seno, come avevo determinato durante la gravidanza.



Dopo questa esperienza una compagna di fede – Valeria – mi ha invitato a far parte della redazione di Buddismo e società. Insieme a lei pensammo di inventare qualcosa per i bambini e le bambine, e anche per i loro genitori praticanti. Nel corso del tempo abbiamo sperimentato varie forme, ispirandoci agli scritti del presidente Ikeda, al Sutra del Loto e allo studio mensile del Gosho. Il gruppo di Gomma e Carboncino ha visto diversi collaboratori e adesso c’è Francesca Proietti Sorbini che illustra le storie. Gomma e Carboncino è una grande esperienza ogni volta, tra la costante sfida creativa, la mancanza di tempo e l’ansia della pubblicazione. Ho sviluppato la capacità di scrivere velocemente le storie, anche se ho a disposizione solo dieci minuti faccio Daimoku per dilatare il tempo...



Torno un attimo alla "telenovela" che vi stavo raccontando. A un certo punto ho capito che la relazione con il mio compagno era finita. Il mio Daimoku si è concentrato sull’obiettivo di realizzare una separazione creando valore. "Disarmo interiore" è stato il concetto che mi ha tenuta in piedi. Tutti mi dicevano che con un avvocato avrei ottenuto soldi e condizioni migliori per mio figlio, ma io mi chiedevo che cosa avrei potuto ottenere da un avvocato dal punto di vista dell'eternità della vita. Dopo tre anni di latitanza economica e morale, lui ha accettato di riprendere i rapporti col figlio in modo più responsabile. Intanto ho vinto uno dei concorsi più difficili della storia della scuola italiana (sono passati solo il 7% degli iscritti) stabilizzando le mie entrate economiche. Ho avuto il posto di lavoro a Velletri. Allontanarmi da Roma, la mia città, è stata dura, ma anche qui ho incontrato i compagni di fede della Soka Gakkai. Sento di essere così fortunata a far parte della Soka Gakkai, perché non è scontato ricevere il sostegno sincero delle persone, ovunque ci si trovi! Il concorso come insegnante però mi aveva messo in crisi rispetto al mio lavoro di attrice. Dovevo lasciare? O cercare di tornare al teatro? Scrissi una lettera a Sensei e lui mi inviò questa risposta: "Sii orgogliosa e trionfante come il Monte Fuji". Con una forte preghiera affrontavo le difficili mattine in classe, determinata a trasformare il mio ego di artista in valore, mettendolo a servizio di kosen-rufu (… pur non sapendo bene cosa significasse).



Nel 2020, un mio studente mi è venuto a salutare dopo il diploma di maturità e mi ha lasciato una lettera in cui diceva tra l’altro: "Penso che una persona è un artista indipendentemente da quello che fa, quando riesce a trasmettere emozioni. Anche se non erano suoi i capolavori che ci insegnava, mi porterò sempre dentro il suo modo di insegnare e le emozioni che provavo”. Qualche anno fa, in mezzo a tante difficoltà di vario tipo, ho cominciato a costruire il laboratorio teatrale scolastico. Sono partita con un gruppo di ragazzi con diversi problemi di apprendimento e relazionali. Il nostro primo spettacolo è stato Il seme del conflitto, scritto da me, contro le armi atomiche. Il teatro era pieno di colleghi che all'inizio mi avevano ostacolato e poi sono diventati entusiasti sostenitori del teatro a scuola. Quest’anno ho realizzato due spettacoli. Uno, Stupor mundi, sul dialogo come strumento per risolvere i conflitti. L’altro, Cadde la stella, deriva da scritti degli studenti, una materia del tutto nuova per me: ho scoperto che i giovani hanno una grande sofferenza rispetto alle relazioni che loro chiamano “tossiche”. Non riuscivo a metterci mano, la data dello spettacolo si avvicinava e il testo non prendeva forma. Allora mi son detta “se ispirandomi alle lezioni di Sensei scrivo Gomma e Carboncino in dieci minuti, posso fare la stessa cosa”. Così in una notte è uscito fuori il testo dello spettacolo, e la cosa più bella è stata che avevo online alcuni studenti che mi aiutavano. Entrambi gli spettacoli sono stati un grande successo.



Intanto, durante i primi tre anni di liceo, mio figlio è stato bullizzato da compagni e professori. Si era depresso, aveva perso la carica che aveva sempre avuto nell’affrontare le sfide e stava letteralmente a testa bassa. Soffriva molto e io di conseguenza. Mi sentivo impotente. In quel periodo, però, lui aveva cominciato a fare Daimoku ogni tanto. Con l’avvicinarsi dell’estate, si aprì la possibilità di iscriverlo in un liceo vicino casa del mio ex compagno, che però vive a Roma, non a Velletri. Decidere non è stato facile. Ho fatto Daimoku per superare la paura di lasciarlo andare e di rimanere sola. Mi sono resa conto che dovevo dare fiducia alla famiglia per kosen-rufu per la quale avevo lottato così tanto. Adesso mio figlio frequenta un ottimo liceo dove si trova a suo agio. Ha nuovi amici e fa attività Futuro. Col padre si scontra, ma ha la fortuna di rapportarsi con lui liberamente, cosa che io non ho vissuto con mio padre. È un giovane leone e, a marzo scorso, ancora minorenne, è diventato membro. Desidero che radichi la sua vita e la sua felicità nel Gohonzon.



Rispetto al mio lavoro, per quanto negli anni abbia sviluppato amore per l'insegnamento, io prima di tutto sento profondamente di essere un’artista e sono assolutamente determinata a raggiungere in questo campo un riconoscimento concreto a livello professionale. Inoltre determino di costruire, insieme a tutte le persone che fanno attività nelle riviste, una redazione dedicata esclusivamente ai bambini che crei contenuti di vario tipo: libri, riviste, giochi, app, video ecc. per fornire ai bambini, ma anche genitori ed educatori strumenti educativi al valore della libertà espresso dagli insegnamenti del Buddismo di Nichiren Daishonin.



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<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Concedetevi del tempo e fate del vostro meglio</h5>



È passato un mese dall’inizio del nuovo anno scolastico<a href="#_ftn1" id="_ftnref1">[1]</a>. Alcuni di voi potrebbero pensare che il tempo voli perché si sono divertiti, mentre ad altri potrebbe sembrare che non passi mai. A tutti coloro che stanno facendo del loro meglio in questo periodo di nuove partenze, il presidente Ikeda ha rivolto il seguente incoraggiamento.



Spero che tutto stia andando bene, sia per chi si è appena iscritto a scuola, sia per chi ha appena cominciato l’anno scolastico. Forse alcuni di voi si sentono un po’ delusi perché la vita scolastica non è come se la aspettavano. Ma non vi preoccupate, concedetevi del tempo. Se iniziate la vostra giornata dicendo «Buongiorno!» con voce alta e gioiosa e recitate Nam-myoho-renge-kyo anche solo tre volte, la vostra energia e il vostro stato vitale aumenteranno, e questo vi aiuterà a sentirvi più positivi e pieni di entusiasmo. [...] Spero che anche tutti voi vi impegniate nello studio, in qualsiasi campo. Sfidatevi. Il primo passo consiste sempre nel provare. Se poi fallite, riprovateci. È bello cimentarsi in cose nuove e diverse nel corso del nostro cammino. Non dovete fare altro che andare avanti e fare del vostro meglio. (Dalla serie Arcobaleni di speranza, BS, 203)



***



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">I vostri sforzi coraggiosi danno speranza al mondo</h5>



In Giappone il 5 maggio è il Giorno dei bambini. Su proposta del presidente Ikeda, questa data è diventata anche il Giorno dei successori della Soka Gakkai. Un successore è un individuo che porta avanti il ​​nostro movimento. Il presidente Ikeda chiamava i membri del Gruppo scuole elementari “cuccioli di leone”, nutrendo speranze illimitate nei confronti del loro potenziale.



Il 5 maggio è il Giorno dei successori nella Soka Gakkai, un giorno che celebra proprio voi, preziosi eredi della nostra assemblea di re leoni. Nichiren Daishonin afferma: «Il leone non teme nessun altro animale e così neppure i suoi cuccioli» (RSND, 1, 885). Ognuno di voi possiede dentro di sé il cuore di un re leone, in altre parole il coraggio di non essere sconfitto da nulla. Recitare Nam-myoho-renge-kyo vi consentirà di raccogliere il coraggio per affrontare nuove sfide, di studiare e imparare, di mostrare apprezzamento ai vostri genitori e di essere gentili con i vostri amici. Essere coraggiosi è la chiave per creare felicità e pace. I vostri sforzi coraggiosi, giovani cuccioli di leone, daranno speranza al mondo e apriranno la strada a un futuro vittorioso! (NR, 760)



***



<h5 class="wp-block-heading has-text-align-left has-primary-color has-text-color has-link-color">Il sole della vittoria splende nei cuori di chi si prende cura degli altri</h5>



I membri della Soka Gakkai intorno a voi si stanno impegnando al massimo nelle loro attività con uno spirito di cura per gli altri. Anche quando affrontano difficoltà personali, preoccupazioni familiari o quando la loro sincerità non viene compresa, continuano a recitare Daimoku e ad andare avanti, riuscendo sempre a vincere alla fine. Il presidente Ikeda ha lodato questi compagni e compagne di fede affermando: «Questo è il modo di vivere dei membri della Soka Gakkai!»



Nichiren Daishonin scrive: «Se si accende un fuoco per gli altri, si illuminerà anche la propria strada» (RSND, 2, 996). Quando fate qualcosa che porta gioia agli altri, anche il vostro cuore si riempie di gioia. Con questo spirito i vostri padri, le vostre madri e altri membri della SGI nella vostra zona vanno a fare visita alle persone che stanno lottando, ascoltano le loro preoccupazioni e le incoraggiano di cuore. [...] Desidero che tutti voi, nostri giovani successori, siate gentili e premurosi con gli altri e sempre pronti ad aiutarli. Con questo spirito, il sole della vittoria sorgerà dentro di voi. E quando quel sole splenderà luminoso nel vostro cuore, illuminerà la strada non solo a voi stessi, ma anche ai vostri genitori, la vostra famiglia, i vostri amici e le persone di tutto il mondo. (Cfr. BS, 170)



<hr class="wp-block-separator has-alpha-channel-opacity"/>



<a href="#_ftnref1" id="_ftn1">[1]</a> In Giappone l’anno scolastico comincia ad aprile.

Volevo chiedere un consiglio su come pregare. Delle volte nei testi del maestro Ikeda o in altri articoli si legge di rivolgersi al Gohonzon proprio come un bambino farebbe con la mamma, con la stessa fiducia, senza problemi e con sincerità. Altre volte si legge di non portare avanti la “pratica del mendicante”, cioè pregando per questo o quel desiderio, beneficio o richiesta. Queste indicazioni possono sembrare opposte e, in questi giorni particolarmente impegnativi per me, mi chiedo qual è il modo giusto di pregare. 



Per spiegare il modo in cui dovremmo pregare, il maestro Ikeda ha spesso usato la metafora del bambino che si affida alla madre. Ad esempio, durante una riunione con i giovani a Milano nel 1992, mettendo tutti a proprio agio in un’atmosfera informale e accogliente, disse:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Per far sì che le vostre preghiere si realizzino, dovete stare davanti al Gohonzon così come siete, con la stessa fiducia istintiva di un bambino che corre fra le braccia della mamma. Il Gosho afferma: “Ciò che chiamiamo fede non è niente di straordinario”. E prosegue: “Aver fede significa riporre fiducia nel Sutra del Loto, in Shakyamuni e Molti Tesori, nei Budda e bodhisattva delle dieci direzioni, negli dèi celesti e nelle divinità benevolenti, e recitare Nam-myoho-renge-kyo, così come una donna ama il marito, come un uomo dà la vita per sua moglie, come i genitori rifiutano di abbandonare i figli o un figlio rifiuta di lasciare la madre” (Il significato della fede, RSND, 1, 920)» (Ai miei cari amici italiani, pag. 57)
</blockquote>



Questa immagine esprime la fiducia incondizionata da coltivare nel Gohonzon, come un bambino che si getta tra le braccia della madre. La “pratica del mendicante” si riferisce invece a una preghiera limitata ai soli obiettivi personali, oppure a un atteggiamento passivo in cui ci si aspetta che qualcuno o qualcosa esterno a noi esaudisca le nostre richieste. Sensei ci incoraggia a pregare con sincerità per ciò che ci sta a cuore. Se desideriamo un lavoro, una casa, una relazione, o la guarigione da una malattia – per fare degli esempi – non dovremmo forse pregare sinceramente per questo? Eppure, pregare in questo modo sembra rientrare nella “pratica del mendicante”. Come conciliare i due aspetti? Sempre in quel discorso del 1992, Sensei chiarisce:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Quando offrite le vostre preghiere dovreste essere franchi e sinceri. Se soffrite o siete tristi sfogate la vostra sofferenza e tristezza nel Daimoku. Esprimete nelle vostre preghiere quello che avete in cuore, anche se certe volte sembrate bambini viziati che vogliono i “soldini”! Il Gohonzon è il genitore e noi siamo i bambini. Non credo che esista un genitore che, se “assillato a sufficienza”, possa rifiutare qualche soldo all’amato figlio. Ciononostante dobbiamo fare uno sforzo per diventare “bambini buoni”, o perlomeno dovremmo provarci. Se seguiamo le parole del nostro genitore – Nichiren Daishonin – e ci sforziamo di svilupparci basandoci sulla sua guida, alla fine tutte le nostre preghiere troveranno sicuramente una risposta» (Ibidem)
</blockquote>



Sensei ci incoraggia a desiderare liberamente e con determinazione ciò che abbiamo nel cuore, e allo stesso tempo ci esorta a cercare la guida di Nichiren Daishonin nell’approfondire la pratica buddista, ovvero a diventare discepoli che seguono e mettono in pratica l’insegnamento del maestro. Il Daimoku è veramente potente! Quando recitiamo Nam-myoho-renge-kyo apriamo lo stato vitale di Buddità di cui siamo perfettamente dotati e rivitalizziamo completamente la nostra vita. Non solo siamo in grado di tirare fuori da dentro di noi il potere di realizzare i nostri obiettivi e desideri, ma purifichiamo la nostra vita e costruiamo una felicità assoluta. Anche i desideri più personali diventano mezzi per manifestare la forza della nostra fede nel Gohonzon. Il tipo di atteggiamento che il maestro Ikeda ci incoraggia ad avere è tutto il contrario di una preghiera passiva e dipendente, che si aspetta di ricevere dei favori da qualcuno o qualcosa esterno a noi. Piuttosto, è l’atteggiamento attivo di un discepolo che con spirito di ricerca si impegna a mettere in pratica gli insegnamenti del proprio maestro. Il Daimoku è paragonato anche al ruggito del re leone. Nella&nbsp;Raccolta degli insegnamenti orali, infatti, il Daishonin afferma:



<blockquote class="wp-block-quote">
«[Riguardo al termine “il ruggito del leone” (giapp. shishi ku)]: il primo shi della parola shishi, o leone, [che significa “maestro”] è la Legge meravigliosa che è trasmessa dal maestro. Il secondo shi [che significa “figlio”] è la Legge meravigliosa ricevuta dai discepoli. Il “ruggito” (ku) è il suono del maestro e dei discepoli che recitano all’unisono» (BS, 116, 55)
</blockquote>



E il maestro Ikeda commenta:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Se maestro e discepolo recitano un Daimoku risonante con un cuore da re leone possono superare qualsiasi avversità e impedimento karmico e ottenere la felicità e la vittoria nella vita» (BS, 163, 57)
</blockquote>



Questo è un punto fondamentale per comprendere come pregare. L’essenza della preghiera nel Buddismo di Nichiren Daishonin è il voto condiviso tra maestro e discepolo: il voto per kosen-rufu. Quando decidiamo di dare il nostro contributo alla felicità degli altri e agiamo in accordo a questa decisione condividendo il Buddismo con le persone che abbiamo vicino, tutti i nostri desideri personali, che potrebbero sembrare egoistici, di fatto non lo sono più. Diventano come legna da ardere per migliorare la nostra vita e vengono utilizzati per mostrare la prova concreta che deriva dalla pratica buddista. Con una preghiera rivolta a kosen-rufu, con il Daimoku recitato all’unisono con il nostro maestro, possiamo pregare sinceramente per ciò che abbiamo nel cuore, con la certezza che nessuna delle nostre preghiere davanti al Gohonzon rimarrà senza risposta.