Le risposte dell’esame di Buddismo di secondo livello

Le risposte dell’esame di Buddismo di primo livello

Protagonista della mia vita

La natura come insegnante: un nuovo modo di fare agricoltura

Giornata Internazionale della Terra

Lucidiamo le nostre capacità per vincere ogni sfida

Il cordoglio della Soka Gakkai italiana per la scomparsa di Papa Francesco

Usare le parole per proteggere le persone

L’importanza di rispettare gli altri

Il Buddismo è vincere prima di tutto su me stessa

<blockquote class="wp-block-quote">
«Credi profondamente in questo mandala. Nam-myoho-renge-kyo è come il ruggito di un leone. Quale malattia può quindi&nbsp;essere un ostacolo?» (Risposta a Kyo’o, RSND, 1, 365)
</blockquote>



Questa lettera è stata scritta nel 1273, nel periodo in cui Nichiren era stato esiliato sull’Isola di Sado. È indirizzata a Kyo’o Gozen, la figlia di Shijo Kingo e Nichigennyo, in risposta alla richiesta fatta a Nichiren dalla coppia di pregare per la guarigione della figlia. Questo Gosho approfondisce il significato dell’oggetto di culto, il Gohonzon, e l’atteggiamento con cui si dovrebbe recitare Nam-myoho-renge-kyo. Infatti, Nichiren esorta i genitori di Kyo’o a recitare Daimoku con una grande fede, con la stessa forza di un leone all’attacco che usa la medesima energia per affrontare piccoli e grandi ostacoli. Nel leggere questo scritto mi sono chiesta se Kingo si fosse sentito impotente e sconfitto per la condizione di sua figlia; dopo tutto lui era anche un medico, ma non era in grado di guarirla. In questi undici anni di pratica ho avuto la possibilità di fare molte esperienze sul tema della malattia: io stessa e molte persone della mia famiglia, tra cui mio padre, mia moglie e mia cognata, recentemente scomparsa, abbiamo affrontato la sfida della malattia che mi causava molta angoscia e senso di impotenza. Tornare alla lettura di questo Gosho, in cui Nichiren incoraggia a non abbandonare mai il Gohonzon qualunque sia la circostanza in cui ci troviamo, mi ha dato ogni volta la possibilità di rinnovare tale determinazione che è stata essenziale per non perdere la speranza nelle circostanze più difficili. Nonostante questo, ancora non afferravo il vero senso della frase «quale malattia può essere un ostacolo», superficialmente il mio pensiero era “faccio Daimoku e questa persona guarirà”. Poi in realtà ho scoperto che il senso di queste parole è molto più profondo. Dal punto di vista del Buddismo, anzitutto il termine “malattia” comprende un concetto più ampio che non è solo la malattia fisica o mentale, ma qualsiasi forma di disarmonia, disequilibrio. E poi la parola “ostacolo”, non è intesa solo come impedimento, ma come manifestazione di un’oscurità che non vuole farci percepire completi e interi come siamo, anche se malati, mentre soffiano venti di tempesta. È come se Nichiren ci stesse dicendo: «Quale malattia può essere un ostacolo al raggiungimento della Buddità?». Ho capito che in realtà non conta l’entità dell’ostacolo, ma quanto esso ci ferma, quanto spazio ci ruba. Ciò che afferma il Gosho è che nessuna situazione, comprese la malattia o la morte potranno impedirci di raggiungere la Buddità. Il mio desiderio è che ciascuno di noi senta di essere protagonista attivo nella propria vita, dove non si subisce nessuna circostanza, ma si lotta con i compagni di fede accanto e i tre maestri nel proprio cuore.

<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Puoi parlarci degli obiettivi del progetto Ages: Agroforesta ecologica sociale?</h5>



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<figure class="wp-block-image alignleft size-full is-resized"><img src="https://wp-nr.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/uploads/2025/04/JacopoVolpicelli.jpg" alt="" class="wp-image-54303" style="width:307px;height:auto"/><figcaption class="wp-element-caption">Jacopo Volpicelli, ecologo di cooperativa "Qualcosa di diverso"</figcaption></figure>
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AGES – Agroforesta ecologica sociale è un progetto che interessa terreni confiscati alla criminalità organizzata e in condizione di grave dissesto nelle campagne tra San Vito dei Normanni e Latiano, nella provincia di Brindisi.  Il processo di agroforestazione è una pratica agricola che rispetta la biodiversità e che si contrappone alle monocolture (coltivazione di una sola specie di piante). L’obiettivo del progetto è di implementare questa tecnica agricola in un’area gravemente deteriorata che porti beneficio all’ecosistema e che sviluppi allo stesso tempo una coscienza collettiva modificando il modo di fare agricoltura, riducendo i gravi impatti ambientali pur mantenendo allo stesso tempo una produttività elevata.  L’introduzione di quasi 5.000 alberi e piante sarà accompagnata da attività di formazione e coinvolgimento della comunità locale, delle istituzioni, della comunità agricola, con particolare attenzione ai giovani e ai giovanissimi che saranno coinvolti non solo come forza lavoro, ma anche come testimoni e supporter del progetto AGES. Uno degli obiettivi è anche l’inserimento lavorativo di persone con svantaggio sociale. In quest’ottica, l’agricoltura permette di generare lavoro ma anche di affrontare temi estremamente importanti, come quello dell’inclusione. Il desiderio è che il nostro lavoro possa diventare un manifesto di buone pratiche e far vedere che si può realizzare lavoro equo, e che tutto può avvenire nel rispetto dell’ambiente e delle persone.
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<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Perché avete scelto di utilizzare un sistema agroforestale?</h5>



Fino al 2020 gran parte del nostro lavoro come cooperativa sociale “Qualcosa di Diverso”, è stato incentrato sul recupero dei terreni che presentavano una monocoltura, che erano gli ulivi. È stata una sfida trasformare il sistema agricolo che abbiamo ereditato, in un sistema sostenibile. Poi dalla trasformazione dei terreni recuperati, abbiamo iniziato a progettare un’agroforesta. La coltivazione di una sola specie oltre a nuocere all’ambiente mette a rischio anche l’economica. Per fare un esempio, in Puglia c’è un batterio che da dodici anni sta distruggendo la produzione olivicola. Il patogeno si è espanso anche per via del fatto che tante altre specie sono state eliminate dall’uomo per la realizzazione di monocolture. In questo caso specifico se ci fossero state altre piante oltre all’ulivo, anche se l’agente patogeno avesse distrutto tutti gli uliveti, gli agricoltori avrebbero potuto beneficiare della presenza di altri prodotti da vendere sul mercato.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Avete previsto anche il coinvolgimento dei giovani e giovanissimi nel progetto. In cosa consiste la loro partecipazione e quali sono i risultati che avete riscontrato?</h5>



Nell’ambito del progetto finanziato, all’interno dell’agroforesta è stato realizzato un campo estivo per bambini, per studenti delle scuole superiori e per ragazzi che si trovavano nel carcere minorile che hanno svolto diversi corsi con noi. La formazione ha come obiettivo di conoscere la vita nella sua diversità, ma saperla apprezzare non è semplice. Il range di età andava dai 3 ai 18 anni. I bambini hanno raccolto l’uva, mentre i ragazzi più grandi hanno ricevuto una formazione didattica, comprendendo meglio che cosa è la biodiversità. All’interno di questi percorsi i più grandi li abbiamo coinvolti nel piantare gli alberi, realizzando quindi una formazione al lavoro. Durante questi corsi non mi aspettavo che tutti fossero interessati a quello che facciamo, ma alcuni sono rimasti colpiti e hanno espresso il desiderio di poter iniziare a lavorare con noi. Per me questo è stato un bellissimo risultato!



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Nel progetto si parla della creazione di un ecosistema dinamico, come vedono gli agricoltori locali questo sistema?</h5>



Un ecosistema è per definizione dinamico. Anche una monocoltura di ulivo o di grano è un ecosistema, ma viene definito ecosistema statico. Quando si coltiva un’unica specie si deve regolare l’ecosistema attraverso l’inserimento di molteplici prodotti nel terreno. Senza questi input esterni, l’ecosistema si regolerebbe autonomamente portando alla crescita di diverse specie naturali... un bosco per produrre non ha bisogno degli input inseriti dall’essere umano! L’obiettivo è di trovare un punto di incontro tra il rispetto della natura e la sua capacità di rigenerarsi e gestirsi autonomamente e il bisogno dell’essere umano di guadagnare attraverso i prodotti della natura. All’inizio del nostro inserimento siamo stati visti come agricoltori “non conformi”, le cui tecniche e modalità di lavoro risultano incomprensibili, questo perché chi fa agricoltura da quaranta o cinquant’anni ha sempre lavorato terreni con un’unica specie di pianta. Questo genere di agricoltori spesso pensa che ciò che stiamo facendo equivale a tornare indietro ed è facile comprendere la loro visione, perché stiamo riproponendo un modo di fare agricoltura simile a quello dei loro nonni. Piano piano però abbiamo trovato punti di incontro con sempre più persone. Siamo consapevoli che stiamo affrontando una sfida intergenerazionale con diversi agricoltori del posto con cui stiamo creando molti legami e collaborazioni.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Quali sono i prossimi obiettivi?</h5>



Recentemente grazie al progetto abbiamo creato una struttura con un laboratorio di trasformazione. Adesso il nostro focus è la produzione di verdure che vendiamo a livello locale e fare formazione, continuando anche la produzione di olio e vino. Un altro obiettivo è di riuscire ad arrivare sempre di più ai policy makers e avere un impatto sul modo di fare agricoltura in Italia. Per riuscire in questo è necessario conoscere quali sono le altre realtà che come noi stanno portando avanti progetti agroforestali. Negli ultimi anni, grazie al supporto di uno dei nostri partner (Deafal), abbiamo realizzato una mappatura in diverse zone in Italia con lo scopo di individuare chi sta portando avanti progetti simili al nostro e di dare una definizione unica di cosa significa agroforesta. Forse ci sono già migliaia di realtà che portano avanti progetti di questo tipo, ma si definiscono tutte con nomi diversi ed è quindi complesso individuarle e lavorare insieme. Ad esempio, tramite l’individuazione di queste realtà abbiamo realizzato una tavola rotonda dei sistemi agroforestali pugliesi, chiedendoci insieme perché è importante portare avanti queste attività e impegnandoci a superare le differenze che esistono anche tra di noi.



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<figure class="wp-block-image size-large"><a href="https://wp-nr.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/uploads/2025/04/Ages2.jpg"><img src="https://wp-nr.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/uploads/2025/04/Ages2.jpg" alt="" class="wp-image-54285"/></a></figure>



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Credit delle foto: Giuseppe Di Viesto

Il 22 aprile, un giorno e un mese dopo l’equinozio di primavera nell’emisfero settentrionale, le Nazioni Unite celebrano la Giornata Internazionale della Terra. Questa data è stata individuata nel 1970 quando un milione di cittadini/e americani/e, rispondendo all’appello di un senatore democratico, si mobilitarono in difesa del pianeta. E oggi, in che direzione stiamo andando? Verso la sua salvaguardia e protezione o verso l’indifferenza e la distruzione? La crisi climatica, la deforestazione, le innumerevoli specie in via d’estinzione sono dei forti campanelli d’allarme e moltissime sono le persone e organizzazioni che si stanno quotidianamente mobilitando per mettersi in ascolto del pianeta e trovare delle soluzioni comuni per tutelare la natura e la vita degli esseri viventi che abitano la Terra. Nel libro La forza della speranza, un dialogo tra il presidente Ikeda e il premio Nobel per la pace Adolfo Pérez Esquivel, si legge:



<blockquote class="wp-block-quote">
«È necessario che noi esseri umani siamo più umili al cospetto della Natura. Non dovremmo mai perdere la capacità di ascoltare la sua voce e di dialogare con lei per imparare. Altrimenti, perderemo il senso essenziale della vita umana» (La forza della speranza, Esperia, pag. 106)
</blockquote>



Anche nelle sue proposte di pace il maestro Ikeda ricorda il legame inscindibile che ci lega alle altre forme di vita, risvegliandoci a un senso di responsabilità condivisa che i leader politici per primi dovrebbero porre alla base delle loro agende. Attualmente sono sempre più numerose le voci di persone che si sono attivate per proteggere l’ambiente, la vita, comprendendo il legame inscindibile e prezioso tra gli esseri umani e la natura. Spesso però le giovani generazioni sentono che la loro voce non viene ascoltata e questo genera in loro un senso di frustrazione e inquietudine, di rabbia e di costante preoccupazione per il futuro. A tal proposito, nella Proposta di pace del 2020, il maestro Ikeda scrive:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Non posso fare a meno di pensare che quando la volontà dei giovani di trasformare la realtà si fonde con un indomabile ottimismo, le possibilità sono illimitate. […] Ascoltare la voce dei giovani non è semplicemente un’opzione o la scelta migliore: è l’unico modo sensato per andare avanti, un passo che non possiamo saltare se siamo davvero preoccupati per il futuro del mondo. […] La strada per risolvere il problema del cambiamento climatico e realizzare gli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile non sarà facile né piana; tuttavia, ho la profonda fiducia che grazie alla solidarietà dei giovani nessuna difficoltà sarà insormontabile» (Proposta di pace 2020, pagg. 29-32)
</blockquote>



Inoltre, nel libro Cultura, arte e natura, dedicato ai ragazzi e alle ragazze del Gruppo futuro, Sensei ricorda che:



<blockquote class="wp-block-quote">
«Solo quando siamo in contatto con la natura siamo veramente vivi e vitali. Una persona, per essere realmente viva, deve stare nel sole, sotto la luna, sotto le stelle, essere circondata dal verde e dall’acqua. Un ambiente sporco e inquinato non è naturale; quando si vive in questi ambienti, anche il cuore diventa inquinato, questa è l’unicità di vita e ambiente. […] Tutti noi vogliamo godere di buona salute, vogliamo respirare aria pulita, vedere fiori e prati verdi e per questo ci rivolgiamo alla natura, come un girasole che volge la sua corolla verso il sole. Dobbiamo riconoscere che ogni azione che neghi questa inclinazione spontanea è un terribile errore. Tutto il denaro del mondo non potrà comprare un cielo azzurro. Il sole e l’aria appartengono a tutti. Gli esseri umani possono distruggere la natura oppure vivere in armonia con essa. Non dobbiamo mai dimenticare che facciamo parte della natura. […] La vita è una catena. Tutto è legato. Quando un anello della catena si deteriora, anche tutti gli altri ne saranno influenzati. Dovremmo considerare l’ambiente come nostra madre, la madre terra, la madre mare, e non c’è crimine peggiore che far del male alla propria madre. Noi dipendiamo dalla Terra e non viceversa, ma con la nostra arroganza l’abbiamo dimenticato. Il cosmonauta russo Jurij Gagarin (1934-68), la prima persona che ha visto la Terra dallo spazio, ha dichiarato di aver visto un pianeta blu. Si tratta di una testimonianza importantissima. Il blu dell’oceano, il bianco delle nuvole, sono la prova che la Terra è il pianeta dell’acqua, un pianeta che risplende di vita. L’insegnamento essenziale del Buddismo è che la vita del Budda risiede in ogni pianta e in ogni albero, anche nella più piccola particella di polvere. Nessun’altra filosofia ha un rispetto più profondo per la vita. Il Buddismo lo spiega in modo deduttivo e induttivo, la scienza dovrebbe occuparsi del benessere dell’umanità basandosi sull’induzione derivata dall’osservazione dei fatti della vita. […] Con il progresso della scienza, dovremmo sentirci sempre più impegnati nei vari sforzi per proteggere l’ambiente. Ciascuno di noi, su base individuale, deve fare uno sforzo per essere meno egoista e, ad esempio, risparmiare energia. Dobbiamo avere più cura per l’ambiente in cui viviamo. Qualunque apparente miglioramento materiale non sarà altro che illusorio se non riusciamo a migliorare la qualità della nostra vita» (Daisaku Ikeda, Cultura, arte e natura, Esperia, pag. 66 – 78)
</blockquote>



Ricordando e ribadendo il nostro legame e la nostra responsabilità come cittadini/e del pianeta Terra, uniamoci in un’alleanza di speranza che possa toccare i cuori dei giovani che hanno perso la fiducia nel futuro e rafforziamo i legami di solidarietà in tutto il mondo per "migliorare la qualità della nostra vita".

<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Vivete fino in fondo proteggendo i compagni e le compagne di fede</h5>



Proteggere assolutamente le persone che praticano la corretta via del Buddismo: questo è il voto che permea il Sutra del Loto. Nichiren Daishonin, ringraziando Nanjo Tokimitsu per aver fatto ogni sforzo in prima linea per proteggere i compagni di fede durante la persecuzione di Atsuhara, lo lodò chiamandolo “il saggio”. Nella nostra epoca, coloro che ereditano l’atteggiamento virtuoso di questo saggio sono i giovani del gruppo sokahan e gajokai (attività portate avanti dai giovani nei Centri culturali, ndr). Questa è l’attività concreta che risponde alla pratica fondamentale descritta nella Raccolta degli insegnamenti orali: «Dovrai alzarti e salutarla da lontano, mostrandole lo stesso rispetto che mostreresti a un Budda» (BS, 123). Non esiste un impegno di cui essere più fieri. Il Budda originale loda al massimo tutti voi che proteggete mattina e sera la Soka Gakkai e agite in totale accordo con l’intento e il mandato del Budda.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">L’impegno invisibile dimostra la grandezza umana</h5>



Sono perfettamente consapevole di quanto grandi siano i vostri sforzi per essere presenti a ogni turno e compiere la vostra nobile missione di dedicarvi ai compagni e alle compagne di fede e ai quartieri in cui vivete, superando ogni sfida. Anche l’allenamento del presidente Toda era severo. «La vittoria esiste là dove c’è una persona che prende tutte le misure possibili dietro le quinte, con una visione complessiva»: questa è stata la guida di Toda, un leader sempre vittorioso. I giovani che si allenano nei gruppi sokahan e gajokai sono persone autentiche. Siate fieri del fatto che state lucidando le vostre capacità, con le quali potrete vincere in qualsiasi ambito della società. Mostrate la prova concreta della vittoria nella vostra vita con le azioni che derivano dalle virtù invisibili, che diventeranno sicuramente brillanti ricompense visibili.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Creiamo la più solida rete di kosen-rufu mondiale</h5>



Nel Gosho si legge: «Ognuno di voi deve raccogliere il coraggio di un leone e non soccombere di fronte alle minacce di chicchessia. Il leone non teme nessun altro animale e così neppure i suoi cuccioli» (RSND 1, 885). Il re leone non teme assolutamente nessun nemico, per quanto potente. Il re leone sconfigge con coraggio qualsiasi malvagità. Avanzate con ottimismo, continuando a recitare il Daimoku del ruggito del leone, in mezzo a qualunque tempesta del karma. Ora, in tutto il mondo, gli amici dei gruppi sokahan e gajokai sono cresciuti come nobili leader e svolgono ruoli importanti nella società. Creando la più solida rete con questi compagni, espandiamo il dialogo per sconfiggere il male e rivelare la giustizia, e intoniamo un inno di vittoria della gente comune.

«Con profonda tristezza, abbiamo appreso della scomparsa di Papa Francesco, un esempio di compassione, umiltà e forte impegno per il disarmo globale, per la pace e per un mondo più equo e giusto» afferma il presidente dell’Istituto Buddista Italiano Alberto Aprea nel suo messaggio di cordoglio inviato stamattina alla Santa Sede. «La capacità del Santo Padre di ascoltare e comprendere le necessità dell’umanità ha lasciato un segno indelebile. In questo momento di lutto, inviamo le nostre più sincere condoglianze alla comunità cattolica e a tutti coloro che sono stati ispirati dal suo visionario magistero. Papa Francesco ha dedicato la sua vita a valorizzare ogni singolo individuo, indipendentemente dal suo credo religioso, valore comune al Buddismo professato dalla Soka Gakkai. Siamo convinti che la sua eredità spirituale continuerà a vivere nei cuori di milioni di persone».



<a href="https://www.sgi-italia.org/il-cordoglio-della-soka-gakkai-italiana-per-la-scomparsa-di-papa-francesco">https://www.sgi-italia.org/il-cordoglio-della-soka-gakkai-italiana-per-la-scomparsa-di-papa-francesco</a>

Il mio pensiero va a tutte le persone colpite così duramente dal grande terremoto avvenuto nelle prefetture di Kumamoto e Oita, nell'isola meridionale del Kyushu. Sono profondamente addolorato anche per il terremoto che ha colpito l'Ecuador, in America Latina. Nichiren Daishonin afferma: 



<blockquote class="wp-block-quote">
«Se vi preoccupate anche solo un po' della vostra sicurezza personale, dovreste prima di tutto pregare per l'ordine e la tranquillità in tutti e quattro i quadranti del paese» (RSND, 1, 25)
</blockquote>



 Quando devastanti calamità naturali piombano all'improvviso a recidere i legami tra gli individui, le uniche cose in grado di farci reagire come persone comuni sono la preghiera e il voto di continuare a vivere rimanendo uniti e proteggendoci a vicenda, qualsiasi cosa accada. Le mie amate famiglie del Kyushu stanno avanzando con questa ardente convinzione nel cuore: «Non mi arrenderò neppure io; non mi lascerò sconfiggere. Uniti, insieme, senza mai abbandonare coloro che stanno soffrendo, per nessun motivo. Tenendoci per mano e sostenendoci a vicenda, dimostreremo che è possibile superare qualunque avversità!». Nel Gosho è scritto: 



<blockquote class="wp-block-quote">
«Il mezzo meraviglioso per porre veramente fine agli ostacoli fisici e spirituali di tutti gli esseri viventi non è altro che Nam-myoho-renge-kyo» (RSND, 1, 747) 
</blockquote>



La fede nella Legge mistica è la forza motrice che ci permette di superare qualsiasi difficoltà o sofferenza, materiale o spirituale, senza perderci mai di coraggio. In un altro Gosho si legge: 



<blockquote class="wp-block-quote">
«Myo&nbsp;significa rivitalizzare, rivitalizzare significa ritornare a vivere» (RSDN, 1, 132)
</blockquote>



Anch'io, ogni giorno, recito Daimoku con tutto me stesso per i miei indomiti compagni di fede che senza indietreggiare continuano a diffondere i raggi della speranza e della rinascita. Nel momento in cui ci si imbatte in un grande ostacolo è essenziale far emergere il "cuore del re leone", manifestare tutte le potenzialità della propria vita e scalare fino in cima la montagna delle difficoltà. Questo è il cuore del Buddismo di Nichiren, l'orgoglio dei maestri e discepoli Soka. Miei cari compagni di fede di Kumamoto e di Oita! Miei valorosi eroi del Kyushu, che vi impegnate in prima linea con coraggio e spirito di amicizia e solidarietà nei confronti dei vostri compagni di fede! Questo è il momento di non indietreggiare, di fronte a qualunque avversità. Vi esorto a scrivere il canto di vittoria di "diversi corpi, stessa mente" e di "trasformare il veleno in medicina" credendo nelle aure parole del Gosho: «Potrà mai esserci una storia meravigliosa come la vostra?» (RSND, 1, 444).



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Il vessillo dell'umanesimo</h5>



Sia nel caso del terremoto e dello tsunami nel Tohoku che nel caso del terremoto di Kobe, i ritratti e le storie dei compagni di fede riportate sul&nbsp;Seikyo Shimbun&nbsp;hanno rappresentato una fonte di luce, di speranza e di coraggio per tutti. Nel mezzo di queste calamità naturali senza precedenti essi hanno mostrato lo spirito di "colui che sa sopportare", continuando ad avanzare attraverso tristezza e sofferenze, esclamando: «Non dobbiamo arrenderci, non dobbiamo lasciarci sconfiggere!». Sono persone degne di lode e di rispetto che continuano a incoraggiare e ad agire per il bene della famiglia, degli amici e della comunità. Sono persone piene di coraggio che nonostante fatica e lacrime si impegnano con tutte le forze nelle attività di soccorso e di sostegno alla ricostruzione. Il quotidiano&nbsp;Seikyo&nbsp;è riuscito a trasmettere lo splendore della vita che racchiude i "tesori del cuore", che nessuna difficoltà potrà mai distruggere. Il 20 aprile si celebra la fondazione del&nbsp;Seikyo Shimbun&nbsp;nato nel 1951, poco prima della nomina del mio maestro Josei Toda a secondo presidente della Soka Gakkai, come a dar voce al "grido di battaglia" che segnava l'inizio dello sviluppo di&nbsp;kosen-rufu. Questo è il sessantacinquesimo anno della storia del nostro giornale. Toda affermò: 



<blockquote class="wp-block-quote">
«Il quotidiano&nbsp;Seikyo&nbsp;lavora per permettere ai Bodhisattva della Terra di portare a compimento la loro missione»
</blockquote>



È un giornale che tiene alto il vessillo dell'umanesimo. Nei momenti in cui si sono verificati disastri naturali, è sempre riuscito a mostrare il valore autentico degli esseri umani, la dignità della vita che risplende come una gemma preziosa nelle più grandi avversità. È il castello della libertà di parola per "adottare l'insegnamento corretto per la pace nel paese". Sempre schierato con le persone comuni, costituisce la forza in grado di espandere una rete di giustizia e umanesimo. Nel Sutra del Loto si legge:« [Questi bodhisattva, di salda volontà] non sono né incerti né immaturi [...]. Abili nel rispondere a difficili domande, le loro menti non conoscono la paura. Hanno coltivato con assiduità la perseveranza, sono fieri in dignità e virtù» (SDL, 15, 307). Il&nbsp;Seikyo&nbsp;è il giornale della libertà di parola che racchiude tutta la forza dei Bodhisattva della Terra. È il giornale della fede, del coraggio, della saggezza e del dialogo. È il giornale della compassione e dell'indomita perseveranza. Con la forza della parola, realizzerà sicuramente il grande voto di&nbsp;kosen-rufu! Numero dopo numero, giorno dopo giorno.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">La forza della propagazione</h5>



Lo scrittore e giornalista ceco Karel Capek affermò: «È un miracolo che i giornali escano ogni mattina». È stato un uomo coraggioso, giornalista di un quotidiano delle persone comuni che ha utilizzato la penna come arma contro il male che si era infiltrato all'interno della società, contro l'atroce e disumano nazismo. Di conseguenza è arrivato a comprendere profondamente quanto può essere difficile, ma al tempo stesso essenziale, fornire ai lettori un giornale che ricerchi e trasmetta la verità. Grazie ai nobili compagni di fede che uniscono le loro forze, il nostro quotidiano&nbsp;Seikyo&nbsp;prosegue il cammino del suo sviluppo che in effetti meriterebbe di essere definito un "miracolo". Un cammino che, a oggi, ha superato i diciannovemila numeri! È la cristallizzazione dell'impegno di coloro che ogni giorno si dedicano alla creazione della prima pagina in tempi così veloci, alla redazione, alla stampa, alla spedizione e alla distribuzione del giornale ai lettori. Anche gli sforzi costanti degli inviati che riescono a trasmettere in modo vivido l'atmosfera e le emozioni della prima linea risplendono. Coloro che consegnano il giornale ogni mattina, "re e regine senza corona", sono i "corridori" che si assumono la responsabilità di portare avanti questa staffetta appassionata anche nei giorni di vento o di pioggia. Non v'è dubbio che stanno compiendo nobili azioni dietro le quinte e, come afferma il Gosho: «Senza essere visti, i Budda e i bodhisattva li stanno osservando» (RSND, 1, 55). Inoltre, tutti coloro che lavorano al giornale, a cominciare dal direttore, con il loro impegno stanno sostenendo gli innumerevoli lettori. Il&nbsp;Seikyo, realizzato da persone che si dedicano anima e corpo senza lesinare i loro sforzi, è la forza propulsiva della propagazione della Legge mistica per la realizzazione di&nbsp;kosen-rufu.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Una nuova cittadinanza globale</h5>



Ho saputo che a febbraio di quest'anno è nato il nuovo&nbsp;Seikyo online, la versione digitale del quotidiano accessibile da circa centoquaranta paesi e territori. So inoltre che in ogni paese del mondo vengono pubblicate delle riviste "gemelle" che corrispondono al&nbsp;Seikyo Shimbun&nbsp;o al&nbsp;Daibyakurenge&nbsp;giapponesi, a oggi più di ottanta pubblicazioni. Capek affermò: «La cittadinanza globale è nata dalla lettura dei quotidiani». Oggi, il&nbsp;Seikyo&nbsp;e le analoghe pubblicazioni "gemelle" si stanno diffondendo in tutto il mondo come una sorta di piazza del dialogo e della condivisione, creando una rete di pace, cultura, educazione che si sviluppa in modo capillare. Credendo profondamente nella dignità della vita di tutti gli esseri umani, agisce col desiderio di realizzare la felicità, propria e degli altri. E non sono il solo a vedere in tutto ciò l'alba di una "nuova cittadinanza globale". Sono sicuro che il mio maestro Toda, che espresse l'ardente desiderio che il giornale&nbsp;Seikyo&nbsp;"venisse letto in tutto il Giappone e in tutto il mondo", stia provando un'immensa gioia.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Dialoghi cuore a cuore</h5>



Anche in Spagna, dove la SGI si sta sviluppando splendidamente, viene pubblicata una rivista dal titolo&nbsp;Civilización Global. In precedenza, il ruolo di capo redattore di questa rivista era rivestito dal direttore generale Enrique Caputo. Circa quindici anni fa, in occasione di una sua visita in Giappone, egli espresse il desiderio di consegnare il giornale&nbsp;Seikyo&nbsp;ai membri per provare in prima persona questa attività accompagnando una "regina senza corona" della Divisione donne a consegnare i giornali nel quartiere di Shinjuku, a Tokyo. Egli racconta ancora con commozione quell'esperienza: «Portava con dolcezza i giornali, proprio come se stesse tenendo un tesoro tra le mani, e li consegnava ai compagni di fede. Il suo gesto riusciva a scaldare l'aria fredda delle prime ore del mattino». Il cuore puro e sincero dei "re e regine senza corona" che consegnano il&nbsp;Seikyo Shimbun&nbsp;la mattina in ogni casa, rappresenta l'essenza dei "dialoghi cuore a cuore" che conducono alla realizzazione di&nbsp;kosen-rufu. Questo perché, come scrive il Daishonin: 



<blockquote class="wp-block-quote">
«È attraverso l'uso di parole, dette e scritte, che il Budda salva gli esseri viventi» (RSND, 2, 7)
</blockquote>



Kosen-rufu&nbsp;è una continua sfida per diffondere speranza tra i propri amici attraverso la forza delle parole "dette" e la forza delle parole "scritte". Credere profondamente nella Buddità di chi ci sta di fronte e intrecciare con ogni singola persona dialoghi coraggiosi è un'azione piena di compassione strettamente collegata al cuore del Daishonin. È fondamentale continuare a pregare fino in fondo per la felicità dei nostri amici. Continuare a pregare per realizzare il voto di adottare l'"insegnamento corretto per la pace nel paese". Le parole, dette o scritte, basate su una profonda preghiera, hanno una forza e un potere invincibili.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">La voce delle persone comuni</h5>



Uno degli episodi più significativi del mio primo viaggio in Europa, cinquantacinque anni fa, fu a Copenhaghen, in Danimarca, dove incontrai la poetessa Esther Grace, che svolgeva una parte attiva nella società danese e con la quale strinsi una profonda e sincera amicizia. Grace affermò: «Una piccola parola è in grado di cambiare il mondo. Una piccola parola è in grado di migliorare gli esseri umani». Fermamente convinta del potere di trasformazione che possiedono le persone comuni, soleva dire: «La voce delle persone comuni è importantissima. Bisognerebbe sempre mostrare rispetto e considerazione nei confronti dei comuni cittadini». Quante persone si sono fatte coraggio, hanno raccolto le loro forze e reagito al dolore e alle sofferenze grazie alle parole incoraggianti e piene di convinzione dei miei cari compagni di fede? Ogni parola pronunciata o scritta durante l'attività quotidiana della Soka Gakkai possiede un valore inestimabile. Una stessa identica parola assume un peso e un significato diverso a seconda della sincerità della persona che la pronuncia. A maggior ragione, è impossibile che coloro che hanno continuato a pregare per la felicità dei loro amici non riescano a trasmettere il loro cuore. Un cuore sincero, rafforzato dalle azioni, e i profondi sentimenti che sottendono le nostre parole arriveranno sicuramente alla persona che ci sta di fronte. La voce più sincera e onesta delle persone comuni, ovvero la voce del Budda, è in grado di continuare a trasmettere "il sacro insegnamento" (traduzione della parola giapponese&nbsp;seikyo,&nbsp;n.d.t.).



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Ogni salita si può superare</h5>



Nel dicembre del 1981 accadde un episodio che non scorderò mai. Mi ero recato a Oita, Kumamoto e Fukuoka dove i membri stavano lottando contro le persecuzioni scatenate dai tre ostacoli e quattro demoni che emergevano senza sosta, uno dietro l'altro. A Oita proclamai ad alta voce il poema Giovani, scalate la montagna di kosen-rufu del XXI secolo, e il giorno stesso questo venne pubblicato sulla prima pagina del Seikyo Shimbun e diffuso immediatamente in tutto il Giappone. Il giornale Seikyo pubblicò ben due pagine con grandi foto e lunghi articoli riguardo ai memorabili "incontri di maestro e discepolo" avvenuti presso il castello di Oka, nella città di Taketa, e presso un parco della città di Kumamoto, quando cantammo tutti insieme le canzoni La luna sulle rovine del castello e La salita di Tabaru, che risuonarono con vigore nei nostri cuori come veri e propri canti di vittoria:



La pioggia cade, cade, le persone e i cavalli si bagnano, la salita di Tabaru non si può oltrepassare. Dal punto di vista del legame di maestro e discepoli Soka, non esiste assolutamente alcuna salita che non si possa oltrepassare. Questo è il voto saldo, incrollabile ed eterno che ho pronunciato insieme ai miei cari compagni di fede del Kyushu.



<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">La sfida di creare la pace</h5>



Quando il mio maestro Toda fu nominato secondo presidente della Soka Gakkai, il 3 maggio del 1951, iniziò a recitare Daimoku con più forza e vigore che mai, con la determinazione di "fare del Giappone una terra piena di gioia", senza dolori né sofferenze, e di eliminare da questa terra la parola "miseria". Anch'io, come suo discepolo, da quando sono stato nominato terzo presidente della Soka Gakkai, il 3 maggio del 1960, ho continuato a pregare ancora più forte "affinché nel mondo regni la pace", "affinché non ci siano terremoti", "affinché ci siano sempre raccolti abbondanti e non ci siano mai carestie". Senza lasciarsi sconfiggere dalle tre calamità e dai sette disastri, è fondamentale realizzare la pace e la sicurezza delle persone, la prosperità della società e la pace nel mondo. Con questo desiderio ardente per il bene del genere umano, recitando con voce chiara e sonora la Legge mistica per la felicità propria e degli altri, saremo in grado di affrontare la sfida di "adottare l'insegnamento corretto per la pace nel paese". Di fronte a qualsiasi disastro naturale o avversità, la Soka Gakkai è un grande castello di speranza che rinasce con determinazione, e il quotidiano&nbsp;Seikyo&nbsp;costituisce un solido pilastro di questo castello, un re della parola per la protezione assoluta delle persone. Anche oggi, insieme al giornale&nbsp;Seikyo, con le parole "nonostante tutto la vita è piena di dignità, è eterna" incise nel cuore, continuiamo a scrivere il poema epico della vittoria delle persone comuni e a intonare il canto di lode della rivoluzione umana.



20 aprile 2016

<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Intraprendiamo il nostro viaggio insieme ai fiori di ciliegio!</h5>



Il freddo dell’inverno ha ormai lasciato il posto al tepore della primavera. Splendidi fiori di ciliegio stanno iniziando a sbocciare in tutto il Giappone. Il presidente Ikeda una volta paragonò la fioritura dei ciliegi al modo in cui le persone crescono e si sviluppano.



I ciliegi non si lasciano sconfiggere dal rigido freddo invernale e continuano a sbocciare con i loro bellissimi fiori. Gli esseri umani hanno lo stesso potenziale. Quando affrontiamo delle sofferenze o delle difficoltà, finché diamo tutti noi stessi con la determinazione di non lasciarci sconfiggere, possiamo crescere e svilupparci oltre la nostra immaginazione. La felicità e la vittoria si trovano nel compiere continui sforzi. Come gli alberi di ciliegio che fioriscono anche dopo il più rigido degli inverni, anche voi potete far sbocciare i fiori della vittoria nelle vostre vite, senza dubbio. Vi prego di continuare ad avanzare dinamicamente, con pazienza ed energia. Intraprendiamo il nostro viaggio insieme ai fiori di ciliegio, colmi di speranza! (NR, 691)



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<h5 class="wp-block-heading has-text-align-left has-primary-color has-text-color has-link-color">Continuate a impegnarvi con lo spirito di non lasciarvi mai sconfiggere</h5>



Il presidente Ikeda una volta chiese scherzosamente al suo amico Linus Pauling (1901-1994), un brillante scienziato vincitore del Premio Nobel per la chimica e del Premio Nobel per la pace, se esistesse una medicina in grado di renderci più brillanti. Anche voi sarete sicuramente curiosi di saperlo. Qui, il presidente Ikeda condivide la risposta del dottor Pauling.



Una volta domandai a Linus Pauling: «C’è una medicina che ci fa diventare più brillanti?». Egli rispose con un sorriso: «L’unico modo è impegnarsi e impegnarsi ancora». Coerente con quel che diceva, Pauling si impegnava al massimo rifiutando di farsi sconfiggere. Ai tempi in cui frequentava la quarta elementare la sua casa, che era anche la farmacia del padre, prese fuoco e subì gravi danni. A complicare le cose, l’anno dopo suo padre morì a causa di una malattia. Tuttavia, nonostante il dolore, egli cominciò a lavorare pur continuando a impegnarsi al massimo nello studio e ciò gli permise di frequentare l’università. Coloro che hanno sperimentato molte difficoltà sono in grado di comprendere meglio le lotte degli altri. Più difficoltà affrontate, più sarete in grado di incoraggiare i vostri amici. Non sono i problemi e le preoccupazioni in sé, è il senso di sconfitta che ci rende infelici. (Da Librarsi nei cieli della speranza, Esperia, pag. 115)



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<h5 class="wp-block-heading has-primary-color has-text-color has-link-color">Diventate persone che rispettano gli altri</h5>



Iniziare la scuola elementare significa incontrare nuovi compagni e insegnanti. Anche chi passa alla classe successiva avrà probabilmente più occasioni di interagire con persone diverse. Incontrare nuove persone può essere al tempo stesso emozionante e stressante. Il presidente Ikeda ha condiviso alcuni consigli utili su come costruire buoni rapporti con gli altri.



I vostri genitori e familiari, i vostri insegnanti e i vostri amici più cari sono tutte persone importanti nella vostra vita. Nella vostra classe ci sono senza dubbio compagni e compagne che con la loro presenza illuminano l’aula, mentre altri possono non farsi sempre notare ma risplendono nei momenti importanti. Ogni persona possiede in sé qualcosa di speciale. Quando iniziate a vedere e apprezzare le buone qualità degli altri, anche loro inizieranno a notare i vostri pregi. Chi sa rispettare gli altri sarà rispettato a sua volta. (Da&nbsp;Messaggi per il nostro splendido pianeta)

L’anno scorso, il 2024, è partito con una meravigliosa vittoria: una persona a cui avevo parlato di Buddismo ha ricevuto il Gohonzon. Un grande slancio per una nuova partenza!  Di pari passo anche io ho deciso di approfondire la mia fede con grandi obiettivi e così lo scorso aprile mi sono laureata senza andare fuori corso, pur lavorando full time, e riuscendo a trovare il denaro necessario per fare un meraviglioso viaggio in Giappone, un desiderio che avevo da almeno dieci anni. Il modo creativo in cui le mie preghiere si sono realizzate è davvero sorprendente. Ormai da un anno e mezzo avevo l’obiettivo di guadagnare di più ma non lo avevo mai preso troppo sul serio… ci sono obiettivi che pensiamo impossibili e quindi li lasciamo lì, come sospesi.  L’oscurità fondamentale non ha tardato a venirmi a trovare. Quando determiniamo di cambiare, di essere felici, di realizzare la nostra rivoluzione umana spesso a braccetto arriva l’oscurità fondamentale. Ecco nel mio caso si manifestava in un totale senso di impotenza, pensavo che non sarei riuscita a migliorare la mia condizione economica in un settore lavorativo come quello delle cooperative sociali. La mia convinzione vacillava e mi dicevo: “Ma alla fine, non ho bisogno di più soldi, va bene così, mi accontento, in fondo sto bene”. Però nel mio cuore sentivo che non stavo davvero vincendo sul mio senso di impotenza. Perciò ho ingaggiato una lotta contro l’oscurità. Ogni volta che recitavo Daimoku con questa sofferenza sentivo proprio come se stessi giocando una partita contro il senso di sfiducia e la rassegnazione. Ho mandato, nel 2024, circa sessanta curriculum. Mi sono impegnata nell’attività dell’hombu Modena sostenendo le giovani donne con tutto il cuore, ho accettato la vice responsabilità regionale delle giovani donne e mi sono occupata di organizzare la promozione di Senzatomica a Carpi. Mi sforzavo tanto ma sembrava non cambiare nulla. Nessuno rispondeva alle mie candidature oppure chi mi rispondeva mi proponeva posizioni peggiori rispetto alla mia.  Nel frattempo, durante l’anno, ho approfondito la conoscenza con una nuova amica a cui ho parlato della pratica buddista e l’ho accompagnata a zadankai, abbiamo costruito un bel legame profondo e lei mi ha parlato di quanto si trovasse bene nel suo posto di lavoro che, dalla descrizione, corrispondeva a quello che stavo cercando. Così a settembre quest'amica mi dice che i suoi capi stanno cercando una nuova figura e lei vorrebbe proporre il mio curriculum. Il titolare vuole conoscermi e organizza un colloquio. Ero felicissima! Mi sono preparata con tanto Daimoku, sempre lottando con la mia mancanza di fiducia ma sono uscita da quel colloquio senza nessuna risposta e con una grande tristezza. Sembrava proprio che la partita la stesse vincendo l’oscurità! Il maestro Ikeda scrive: 



<blockquote class="wp-block-quote">
«Tuttavia, il potere del Gohonzon è incommensurabile, vasto quanto tutto l’universo. E anche le nostre vite hanno un potenziale infinito. Tutto dipende da quanto noi permettiamo alla nostra determinazione di bloccarsi. Quando riusciamo ad afferrare questo concetto, la strada verso la completa vittoria si è già aperta»&nbsp;(NRU, 2, 83)
</blockquote>



Queste parole mi hanno incoraggiato profondamente e così ho determinato di impegnarmi ancora di più nel lavoro che stavo facendo e di dare il massimo. Mi sono occupata di scrivere due progetti grazie ai quali la mia cooperativa ha vinto due bandi. Nel frattempo, recitando tanto Daimoku approfondisco anche l’importanza dei tesori del cuore, cercando di valorizzare la bellezza della mia vita a prescindere da quanto guadagno. Volevo usare questo momento per dimostrare la validità del Gohonzon. A dicembre mi è arrivata la chiamata dal posto di lavoro della mia amica, mi chiamavano per un altro colloquio. Ero già vittoriosa nel cuore. Ho detto le cose come stavano, che volevo crescere e guadagnare di più e che mi sentivo pronta a farlo, che ne ho le competenze e capacità. Mi hanno assunta e la proposta che mi hanno fatto riflette tutte le caratteristiche che mi ero sfidata a scrivere per il lavoro che volevo.&nbsp; Ciò che è arrivato durante il colloquio è stato il mio stato vitale, al di là delle parole. Gli ho anche raccontato di Senzatomica e creato un’occasione di riflessione con i miei futuri capi che dopo il colloquio mi hanno mandato articoli di approfondimento in merito, piacevolmente colpiti.&nbsp; Il colloquio ha avuto esito positivo e ho iniziato a lavorare il 17 marzo, subito dopo il 16 marzo, giorno di&nbsp;kosen-rufu! Poco dopo anche mia sorella ha deciso di rideterminare nella fede e nel lavoro e ha ricominciato a praticare il Buddismo decidendo di partecipare al corso di regione che stiamo organizzando e agli esami di primo livello. Da questa esperienza ho imparato che finché recitiamo Daimoku riusciremo sicuramente a trasformare anche le circostanze più difficili.&nbsp;Il Buddismo riguarda sempre la lotta per sconfiggere le funzioni negative che ci fanno nutrire sfiducia e che sollevano in noi dubbi.&nbsp; Sono più determinata che mai a credere al cento per cento nel potere del Gohonzon, questa per me è la vera vittoria. Il Buddismo è prima di tutto una sfida per vincere su me stessa.&nbsp;